L’Alma a un passo dal baratro

di 

27 giugno 2013

Sandro Candelora

 

Ci siamo. Con la consegna del club in mano al sindaco, Gabellini introduce di fatto l’epilogo alla triste vicenda dell’Alma, che attende ora solo di vedere calato il sipario. Definitivamente. Tradito prima, abbandonato poi, il patron granata, che è persona perbene ancorché inesperta del mondo del pallone, getta infine la spugna, stanco di combattere contro i mulini a vento. E ne ha ben donde. Non si può del resto pretendere che sia uno solo a lottare con gli eventi, mentre tutti gli altri stanno a guardare, quando non remano decisamente in senso opposto. La mossa eclatante, di portata storica mette ora l’intera collettività, per tramite del suo primo cittadino, di fronte alle sue precise responsabilità, non più ineludibili come troppo di frequente è stato fatto in passato. E’ tempo che Fano, in ogni suo ambito e senza alcuna eccezione di ruoli o settori, si chieda semplicemente quanto si vuole bene. Poco o punto diciamo noi e veniteci a dimostrare il contrario se ci riuscite.

Quanto si ama infatti una città (già, la civitas: non un mero agglomerato di persone, ma un organismo vivo, coeso, reattivo; ovunque, non qui) che in rapida successione sta perdendo ogni suo tesoro? L’elenco di ciò che avevamo e che ci è stato sottratto è lungo e la conta potete farla da soli. La prossima perdita sarà la vecchia, gloriosa Alma Juventus, eliminata proprio da quanti ha rappresentato per oltre un secolo. Con le subdole armi dell’indifferenza, del menefreghismo, della mancanza del pur minimo orgoglio di appartenenza. In una parola, dell’essenziale dignità che deve contraddistinguere i membri di un consesso civico. Quando avverrà la dipartita nessuno potrà chiamarsi fuori. Ciascuno di noi dovrà recitare il mea culpa, per quanto poteva fare e non ha fatto. ‘Toglieteci tutto, anche quello che ci è più caro’: questo è diventato il motto vigente. A conferma di ciò, state tranquilli che se domani venissero a prelevare, metti caso, anche l’Arco di Augusto molti (o tutti?) faranno spallucce e fingeranno di guardare da un’altra parte. Che vergogna!

 

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