di Redazione
29 giugno 2013
PESARO – Si è chiusa oggi la 49. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (ma domani mattina ci saranno ancora due proiezioni al Teatro Sperimentale). Quattro i film cileni di giornata, con un’attenzione particolare a Sebastian Lelio, protagonista del focus di questa edizione, con la proiezioni dei suoi ultimi due lavori.
El año del tigre (2011), sceneggiato dal fedele Gonzalo Maza (presente a Pesaro e autore o co-autore di tre film di Lelio), ambientato al tempo del terribile terremoto che nel 2010 ha mietuto oltre 400 vittime producendo danni incalcolabili agli edifici, il più forte nel Paese dal 1960. In questo contesto tragico e apocalittico, Manuel, il protagonista, sta scontando la sua pena in un carcere nel sud del Cile. In seguito al terremoto, parte della prigione crolla, aprendogli una via di fuga. L’inaspettato regalo divino si rivela ben presto amaro perché, tornato al paese, scopre di aver perso la propria famiglia a causa del sisma. Manuel inizia così a vagare in mezzo alle macerie, realizzando che la beffarda libertà acquisita, cela in realtà i limiti della propria esperienza umana.
Il film è stato presentato in Concorso al Festival di Locarno, dove ha vinto un premio collaterale, ed è stato ampiamente apprezzato da critica e pubblico. Lelio ha girato in mezzo alle reali macerie provocate dal sisma, mantenendo la giusta distanza e con il tatto tipico del suo stile, producendo così un film dal realismo sconvolgente, che al tempo stesso documenta ed è funzionale ad un’opera sulla devastazione fisica e spirituale, sorretta da una straordinaria prova del protagonista Luis Dubò.
E’ stato sempre Lelio a chiudere la 49. edizione della Mostra con il suo ultimo film, Gloria (2012), presentato in anteprima in Italia e nelle nostre sale in autunno. L’ultima opera di Lelio, anch’essa sceneggiata col sodale Maza e prodotta da Pablo Larrain è stata presentata in Concorso all’ultima Berlinale, dove la protagonista Paulina Garcia ha vinto l’Orso d’argento per la miglior interpretazione femminile e il film due premi collaterali. Un’opera divertente e malinconica, interamente incentrata sull’omonima protagonista, vitalissima donna sull’orlo dei sessanta che cerca l’amore nelle sale da ballo per single della sua età, fino all’incontro con Rodolfo e la complicata storia che ne segue. Lelio evita tutti i cliché insiti nei temi proposti e gestisce la materia con maturità, partecipazione emotiva e qualche tocco femminista, nel lavoro che sancisce definitivamente la sua appartenenza al gruppo dei cineasti di rilevanza internazionale.
Il primo film cileno di giornata è stato invece La vida me mata (2007), opera prima di Sebastian Silvia, anche disegnatore, pittore e musicista. Il regista è arrivato alla ribalta internazionale grazie alla sua opera successiva, La nana (distribuito anche in Italia con il titolo Affetti & dispetti), candidato al Golden Globe come miglior film straniero e vincitore di oltre venti premi in festival internazionali, tra i quali il Sundance e Torino. Una commedia arguta dal cuore malinconico, con al centro il tema della morte nell’amicizia che lega un direttore della fotografia in lutto e un personaggio eccentrico incontrato ad un funerale, un sociopatico che però riesce a far uscire Gaspar dal guscio nel quale si è rinchiuso. Il tocco surreale e fantastico fa spesso capolino, così come elementi meta-cinematografici dati dal film nel film, anche fonte delle sequenze più divertenti del film.
L’ultimo film cileno della rassegna è stato Bonsái dello sceneggiatore e regista Cristián Jiménez, presentato in concorso nella sezione Un Certaing Regard di Cannes nel 2011. Tratto dall’omonimo romanzo di Alejandro Zambra, celebre in patria, il film ha il tono di alcune dramedy romantiche di recente successo come (500) Giorni insieme, virando dalla commedia al dramma con tocco leggero, andando avanti e indietro nel tempo grazie ad una sceneggiatura che gioca con gli elementi metatestuali. Il protagonista è Julio, un timido giovane che dovrebbe trascrivere il romanzo di un affermato scrittore, ma a cui viene negato il lavoro. Per non perdere la faccia davanti a Blanca, sua vicina di casa ed amante, fa finta di aver ricevuto l’incarico e ne approfitta per scrivere un libro lui stesso, raccontando la storia d’amore avuta all’università con la vecchia fiamma Emilia. Un film nel quale la bugia è il fondamento di ogni relazione e l’origine di tutti i guai che i personaggi si auto-infliggono e dove il bonsai – che Julio cura con attenzione – diventa simbolo del lento sviluppo della relazione tra i due protagonisti.
Si conclude così la prima retrospettiva in Italia dedicata al Nuovissimo cinema cileno, del quale sono stati presentati gli autori principali e alcune delle opere più rappresentative. Un gruppo di giovani e giovanissimi registi che, pur con stili e tematiche personali, sono accomunati dalla voglia di innovare il cinema del proprio paese e cambiare le basi del sistema distributivo e produttivo di una cinematografia vitale, ma ancora fragile internamente. Il futuro, sicuramente, è dalla loro parte e Pesaro è stata orgogliosa di presentare personalità che figureranno sui cartelloni dei principali festival internazionali negli anni a venire.
I PREMI
CONCORSO PESARO NUOVO CINEMA 2013
PREMIO LINO MICCICHÈ
Il Concorso Pesaro Nuovo Cinema – Premio Lino Miccichè si è contraddistinto quest’anno per una forte componente femminile – quattro donne registe e molti ritratti di donna – e una età media degli autori molto bassa, a partire dal ventiquattrenne Ignacio Rodriguez.
I sette film in concorso: la slovacca Mira Fornay con My Dog Killer, intenso dramma filmato con notevole realismo sul razzismo, sui conflitti etnici e, soprattutto, sulle scelte sbagliate. Arriva dalla Romania Alexandra Gulea, con Matei Child Minder, incentrato sul piccolo Matei che vive col nonno e vuole scappare di casa, mentre i genitori lavorano in Italia. Halley, una storia gotica ambientata ai giorni nostri diretta dal messicano Sebastián Hoffman, nel quale il protagonista è uno zombie umano che si va spegnendo. Nel corpo in disfacimento rimane una mente lucida. Kayan della regista di origine iraniana Maryam Najafi, è un potente ritratto femminile, incentrato su una donna proprietaria di un ristorante dove si riunisce la comunità libanese di Vancouver. L’Italia era rappresentata quest’anno da ben due opere, a cominciare dalla seconda regia di Stefano Tummolini, L’estate sta finendo, che racconta un “tranquillo week-end di paura” di un gruppo di ragazzi in una casa al mare, dove un incidente imprevisto trasformerà la loro vacanza in un incubo e l’esordio di Fabiana Sargentini, Non lo so ancora: scritto a quattro mani con Morando Morandini, racconta una storia liberamente ispirata alla loro “amicizia a prima vista”. L’ultimo film in Concorso è il cileno La chupilca del diablo di Ignacio Rodriguez, nel quale un uomo, giunto alla fine dei suoi giorni, tenta di riconciliarsi con la famiglia dopo una vita passata in solitudine, cercando al tempo stesso di salvare la sua piccola distilleria di liquori.
La giuria chiamata a decretare il vincitore del Concorso è composta dalla regista Costanza Quatriglio, dall’attrice Anna Foglietta, dal regista Vincenzo Marra, dai critici e giornalisti cinematografici Massimo Lastrucci e Federico Pontiggia.
FILM VINCITORE:
MATEI COPIL MINER / MATEI CHILD MINDER di Alexandra Gulea
La giuria del Concorso Pesaro Nuovo Cinema Premio Lino Miccichè composta da Anna Foglietta, Massimo Lastrucci, Vincenzo Marra (presidente), Federico Pontiggia, Costanza Quatriglio all’unanimità ha scelto come film vincitore: Matei Copil Miner / Matei Child Miner di Alexandra Gulea (Romania/Germania/Francia, 2013) con la seguente motivazione:
“Un’opera prima che rivela uno sguardo potente e libero, capace di indagare il rapporto tra habitat e vicende personali con leggerezza e profondità. Una drammaturgia matura e sensibile”.
La giuria ha deciso di attribuire una Menzione speciale al film La chupilca del diablo di Ignacio Rodriguez (Cile, 2012) con la seguente motivazione:
“Nel raccontare il passaggio di consegne tra un vecchio e un giovane, il regista ventiquattrenne, alla sua opera prima, riesce a distillare un microcosmo privato in un racconto sottile ma critico sul Cile contemporaneo”.
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PREMIO “PESARO CINEMA GIOVANE”
La giuria giovani della 49a Edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ha raggiunto la decisione con non poche difficoltà vista la presenza in concorso di film davvero notevoli sotto molteplici punti di vista.
FILM VINCITORE
Il premio è andato a maggioranza, per il contenuto e la tematica trattata, al viaggio interiore di un bambino di soli undici anni nel film Matei Copil Miner / Matei Child Miner della regista rumena Alexandra Gulea. Matei riesce a superare gli ostacoli e le sfide che la vita gli pone davanti, trasformandole in opportunità, nonostante il peso delle responsabilità di cui si trova a farsi carico. È un film che riesce a dipingere un’intera nazione da una prospettiva diversa, fatta di coraggio e voglia di riscatto.
MENZIONE SPECIALE
La Menzione Speciale viene assegnata al film della regista iraniana Maryam Najafi, Kayan, per il suggestivo e particolare modo di affrontare un viaggio interculturale, rimanendo in un unico spazio chiuso. La forza e l’emancipazione della donna si concretizzano nella figura di Hanin, ideale punto di connessione tra la cultura orientale e quella occidentale.
Un apprezzamento particolare va infine a un film che è stato a lungo al centro del nostro dibattito, Non lo so ancora di Fabiana Sargentini, per la tematica centrale affrontata in modo originale e per la fotografia che incornicia alla perfezione le emozionanti scene del film e i suoi magnifici interpreti. La giuria giovane si augura inoltre che il consenso dimostrato dal pubblico durante la proiezione, sia replicato anche all’uscita dell’opera nelle sale italiane.
Questi i membri della giuria giovane: LAURA ANORI, GIOVANNA BOTTINO, FABIO CHIESA, GIOIA D’ANGELO, AGNESE DI GIOVANNI, ROBERTA MACCAGNANO, SERENA MERICO, DORIS PESCE, FEDERICO SALVATORE, SERENA VERRIGNI
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PREMIO “CINEMA E DIRITTI UMANI” DI AMNESTY INTERNATIONAL
Il premio “Cinema e diritti umani” di Amnesty International della 49ma Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro è stato conferito a Nostalgia de la Luz, del regista cileno Patricio Guzmán.
La giuria del premio “Cinema e diritti umani” di Amnesty International Italia, presieduta da Giovanni Anzaldo, ha così motivato la decisione:
“Più che un documentario, ‘Nostalgia de la luz’ può essere definito un viaggio, dove i piedi del visitatore percorrono il terreno scricchiolante del deserto e lo sguardo è diretto alle stelle, con estatico incanto. All’interno di questo percorso scopriamo persone coraggiose, a cui dovrebbe essere eretto un monumento. Il coraggio di chi studia, attraverso gli astri, l’origine del mondo e di chi cerca nel fondo del deserto i propri cari, la propria memoria. La polvere dei corpi celesti diventa tutt’uno con i resti umani che riposano nella vastità del deserto di Atacama; il meccanismo che muove il telescopio ha lo stesso suono, la stessa musica, del vento e dei passi delle donne cilene, della loro ricerca di verità spesso negata da una storia che cancella la memoria, quando essa dà fastidio. Non si può parlare in termini tecnici di ciò che è un’opera poetica; una testimonianza struggente degli atroci massacri di una dittatura militare che ha seppellito le prove dei propri orrori ma che non è riuscita a nascondere la speranza, la forza, di chi cerca la verità nonostante un passato nefasto, ma che, anzi, fa di quest’ultimo una struttura indispensabile per ripartire, per rilanciare e studiare il proprio presente. Passato-presente, Cielo-Terra: tutto fa parte della stessa materia”.
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PREMIO CINEMARCHE GIOVANI 2013
La giuria del concorso video PREMIO CINEMARCHE GIOVANI, riservato ai giovani, entro i 30 anni d’età, che vivono, studiano o lavorano nella Regione Marche (per cortometraggi a tema libero della durata massima di 3 minuti), composta dal critico Pierpaolo Loffreda (coordinatore del Premio) e dai giornalisti Paolo Angeletti (“Il Resto del Carlino”), Alberto Pancrazi e Claudio Salvi (“Il Messaggero”), ha assegnato il PREMIO CINEMARCHE GIOVANI 2013 al cortometraggio:
CIAO, JANINE di Francesca Antolini, Armencea Corina e Paolo Verzolini (studenti del Liceo Artistico Mengaroni di Pesaro)
La giuria ha anche attribuito due menzioni speciali ai film:
ALTO TRADIMENTO di Giacomo Alessandrini
e
INTERFERENZE di Marco Romano
Il video CIAO, JANINE verrà proiettato in Piazza del Popolo sabato 29 giugno, nella serata di conclusione del festival (che inizierà alle 21.45)
PREMIO DEL PUBBLICO
Come è noto alla Mostra di Pesaro, la sezione “Cinema in Piazza” propone una selezione dei titoli presenti nelle sezioni principali del festival adatti per un pubblico meno specializzato ma altrettanto curioso. Gli spettatori della “piazza” dell’edizione 2013, sono stati chiamati a votare alla fine di ogni proiezione.
Il Premio del pubblico verrà annunciato domani, dopo la proiezione di questa sera di Gloria di Sebastian Lelio
PESARO, 29 Giugno 2013 – Ultimi lavori anche per il 27° evento speciale sul cinema italiano dedicato al cinema sperimentale nostrano del nuovo millennio. Oltre ai due lavori presentati oggi (Terramatta;e Formato ridotto. Libere riscritture del cinema amatoriale) c’è stata anche l’occasione per un confronto collettivo tra tutti gli autori presenti a Pesaro, riuniti in una tavola rotonda, moderata da Bruno Torri e Adriano Aprà, per confrontarsi sullo stato delle cose ( e le cose dello Stato) del cinema italiano.
Alla tavola rotonda hanno partecipato Antonio Bigini, Claudio Giapponesi e Paolo Simoni dell’archivio Home Movies e i registi Andrea Caccia, Giancarlo Grande, Davide Manuli, Sara Pozzoli, Costanza Quatriglio, Nadia Ranocchi e David Zamagni (il duo Zapruder) e Mauro Santini.
“Una selezione” dice Bruno Torri “che si è rivelata in linea con quelli che da sempre sono i punti fermi della Mostra: la ricerca, lo studio e il monitoraggio di quanto accade nel mondo dell’audiovisivo. Qui a Pesaro ci siamo sempre occupati dello sperimentalismo e del cosiddetto underground, penso ad Alberto Grifi, Paolo Gioli e quest’anno Gianni Toti. In questi giorni ho visto un arcipelago composito e variegato di nuove forme estetiche, produttive e di fruizione, comprese le piattaforme web: si va dal film biografico al documentario diaristico, dai film commissionati dagli enti locali (paradossalmente più attivi delle istituzioni nazionali in questo settore) all’astrazione pura, dai documentari narrativi o metanarrativi, come Terramatta; di Costanza Quatriglio al surrealismo di Davide Manuli. Spicca l’assenza delle televisioni, sia nella produzione che nella distribuzione, soprattutto quella della Rai, che invece dovrebbe sentire istituzionalmente questo dovere”.
Invitati da Adriano Aprà a riflettere sull’etichetta di “fuori norma”, gli autori presenti concordano sulla necessità di eliminare gli steccati: “il cinema dovrebbe essere tutto ‘fuori norma’ – interviene Costanza Quatriglio “se consideriamo la norma come un codice che impone regole di comportamento e misure dentro le quali rimanere. Ogni cineasta prova il bisogno di trovare se stesso e di sperimentare per costruirsi un’identità cangiante che permetta di crescere e orientarsi nel futuro. Questa spinta naturale è stata però relegata ai margini e spesso ci sentiamo costretti a seguire una norma che tuttavia non possiede la dignità di essere ‘vera’ norma”.
“Anche Pasolini e Antonioni” – continua Davide Manuli – “facevano sperimentazione, purtroppo però negli ultimi quarant’anni c’è stato uno sfasamento. Io mi sento uno sperimentatore formale, ma amo lavorare anche sulle forme narrative classiche del lungometraggio”.
“Bisogna ambire ad un fuori norma che abbia la capacità di essere ‘normale’, per rappresentare noi stessi senza le costrizioni e i compromessi della grande distribuzione, ma con la libertà di raccontare, facendo sì che l’occhio del regista diventi la penna dello sceneggiatore”, dice Mauro Santini.
Nadia Ranocchi e David Zamagni raccontano invece le difficoltà incontrate quando nel 2005 hanno iniziato a lavorare in stereoscopia: “fino al 2009 non abbiamo potuto partecipare ad alcun festival perché nessuno era attrezzato per la proiezione dei nostri lavori. Così abbiamo inventato, col gruppo teatrale Fanny & Alexander, il ‘cinema da camera’, organizzando proiezioni in digitale in luoghi diversi dalle sale cinematografiche canoniche, ma scelti e preparati per accogliere un’opera specifica”.
Ostacoli tecnologici anche per Davide Manuli che ha girato in pellicola bianco e nero i primi tre lungometraggi, compreso La leggenda di Kaspar Hauser in sala in questi giorni: “stampare una copia su pellicola costa quattromila euro e non vale la pena, anche perché spesso le sale hanno lampade disastrose e le proiezioni sono pessime. Tanto vale allora affidarsi al digitale, ma in Italia il processo di digitalizzazione dei cinema è lentissimo”.
Della necessità di uscire dai luoghi tradizionali della visione parlano anche Antonio Bigini, Claudio Giapponesi e Paolo Simoni: “il cinema non è un qualcosa da confinare in una sala cinematografica; ciò che davvero conta è riuscire a smuovere il gusto prevalente. Noi cerchiamo di non normalizzare i materiali d’archivio che raccogliamo con Home Movies, ma di conservare il loro essere naturalmente fuori norma”.
Tra gli autori del volume pubblicato dalla Mostra in occasione della retrospettiva, Gianmarco Torri conclude: ”è necessario rovesciare la prospettiva e pensare che sia questo il vero cinema italiano di oggi dal quale potrà nascere il cinema del futuro. E credo che il festival di Pesaro sia l’unico a poter colmare questo vuoto facendo lavoro di ricerca, attraverso scambi e confronti tra produttore e fruitore dell’opera cinematografica”.
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