di Redazione
1 luglio 2013
ANCONA – La realtà è quella fotografata dal rapporto sull’economia delle Marche presentato lo scorso 10 giugno dalla sezione regionale della Banca d’Italia. Da quando è iniziata la crisi, le Marche soffrono più di altre realtà la recessione in corso. E questo nonostante gli importanti e positivi sforzi del governo regionale per contrastarne gli effetti e per reagire.
Segno che la profondità della crisi chiama in causa nel territorio marchigiano la tenuta del modello di sviluppo e coesione sociale che ha consentito e ha contraddistinto il livello di benessere finora raggiunto. Le vicende di questi giorni dell’Indesit e di Banca Marche sono da questo punto di vista emblematiche: il valore del lavoro e la forte spinta all’industrializzazione, insieme al valore del risparmio, proprio delle famiglie marchigiane, vengono scossi alle fondamenta dal dipanarsi delle vicende.
“La situazione reale – spiega il segretario regionale del Pd Palmiro Ucchielli – deve indurci ad un serio ripensamento e a progettare le linee guida che possano orientare le scelte verso un nuovo modello di sviluppo delle Marche. ”
Un passo del suddetto rapporto è emblematico nella sua sinteticità: “L’economia marchigiana è risultata particolarmente esposta alla crisi iniziata nel 2008. Vi hanno concorso la spiccata vocazione industriale, la notevole diffusione di imprese subfornitrici di piccola dimensione e la specializzazione produttiva”. Altri dati rafforzano il concetto: il Pil marchigiano è diminuito di più che in Italia nell’arco dell’ultimo quinquennio, il ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga ha visto un primato della nostra regione, il tasso di disoccupazione regionale ha raggiunto percentuali in linea con quello nazionale, cosa inedita per la storia recente delle Marche, la disoccupazione giovanile, seppure inferiore alla media nazionale, è in sensibile crescita, mentre “a differenza di quanto osservato nel resto del paese, dove le condizioni lavorative si sono deteriorate soprattutto per i lavoratori con bassi livelli di istruzione, in regione il peggioramento è risultato diffuso, indipendentemente dal titolo di studio posseduto”. E non basta l’export a sopperire al forte calo della produzione.
Tutto ciò non può lasciare insensibile una forza politica come il Partito Democratico, forza di governo del territorio e attenta per sua stessa costituzione alle ragioni del lavoro, dello sviluppo sostenibile e della coesione sociale.
” Siamo consapevoli che la svolta potrà venire soltanto da una presa di coscienza e da misure coerenti in sede europea – prosegue Ucchielli – ed è anche per realizzare questa svolta che assumono un’importanza decisiva le prossime elezioni europee del 2014. Analogamente ci sentiamo di sostenere lo sforzo che il Governo Letta sta cercando di realizzare per rilanciare la crescita, contrastare la disoccupazione a partire da quella giovanile e alleviare gli effetti della crisi sulle fasce medio-basse della popolazione, pur dovendosi muovere dentro gli stretti margini consentiti dal bilancio statale.
Abbiamo dato il nostro contributo al rilancio e alla ridefinizione delle priorità dell’azione amministrativa di fine legislatura del governo regionale. Sappiamo anche che, data la situazione della finanza pubblica locale e regionale è impossibile chiedere meno tasse e più servizi, che la strada del rispetto delle politiche di bilancio è stretta, ma crediamo che se la politica torna ad esercitare un’azione indispensabile di orientamento e di accompagnamento è possibile mobilitare tante energie e risorse umane, intellettuali, imprenditoriali, giovanili.
Le questioni dell’investimento nel sapere e nella cultura, di un modello imprenditoriale che incorpori maggiore conoscenza, della riorganizzazione del sistema del welfare (sanità, scuola, mobilità), del
riassetto e riordino dei livelli istituzionali, amministrativi e dei servizi a rete, della semplificazione ed efficientamento della macchina burocratico-amministrativa, richiedono una visione d’insieme delle Marche, che va costruita in modo collegiale e con un forte dialogo con i territori.”
Aree di crisi, riequilibrio territoriale, dinamismo delle aree a maggiore intensità di sviluppo vanno tenuti insieme ridando un ruolo alla programmazione territoriale e su questa base è possibile individuare azioni di sistema e progetti di sviluppo locale su cui impegnare le risorse della nuova programmazione dei fondi strutturali 2014-2020.
Per questo conclude il segretario ” riteniamo che sia giunto il momento per il Partito Democratico di porre al centro della sua riflessione politica il tema di un nuovo modello di sviluppo per il futuro delle Marche, di chiamare a raccolta su questo saperi, competenze, esperienze, figure istituzionali e amministrative, espressione dei mondi vitali della nostra regione; di contribuire a rendere pubblico questo dibattito, sollecitando tutta la società marchigiana a cimentarsi su un tema decisivo per il nostro domani. Questo intende fare il Pd a partire dal prossimo congresso, previsto per l’autunno. I temi dell’identità e del rilancio del progetto politico del Pd dovranno trovare una loro declinazione e traduzione concreta nel confronto con le questioni che la crisi pone ad ogni livello, cercando di muovere da dati oggettivi per condividere un’analisi comune della situazione e definire un progetto per il futuro delle Marche, su cui sperimentare il nuovo gruppo dirigente, il perimetro delle alleanze politiche e sociali e la costruzione di un partito presente, competente e radicato sul territorio.
Se è vero che dalla crisi si esce trasformati, il Pd, forza di governo che ha contributo in questi anni al buon governo della regione, ha il dovere di elaborare ed interpretare il cambiamento necessario per contribuire a costruire una nuova stagione di crescita, sviluppo, benessere e opportunità.”
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