Marchegiani, nuovo segretario Pd di Fano: “Uniti per il cambiamento”. Urbanistica e turismo ai primi punti

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13 luglio 2013

 

Stefano Marchegiani*

 

 

FANO – All’indomani delle elezioni politiche, a meno di un anno dalle prossime elezioni amministrative per Fano, il nostro partito ha chiesto e ottenuto l’anticipazione del congresso cittadino nella giusta consapevolezza, condivisa anche dal livello provinciale, che fosse necessario affrontare da subito i grandi elementi di novità ed i problemi non più differibili emersi dalla sconfitta subita a livello nazionale, nel contesto di una devastante crisi istituzionale e sociale che non ha risparmiato la classe dirigente del nostro partito dimostratasi non all’altezza delle aspettative di quanti esigevano un governo di reale cambiamento per il Paese.

Al coraggioso confronto di idee e di uomini costituito dalle primarie per la scelta del candidato premier, ha fatto incredibilmente seguito una campagna elettorale incerta e scarsamente incisiva sia per quanto riguarda la chiarezza dei contenuti programmatici, che per la comunicazione.

La sconfitta che ne è seguita è tanto più grave se si considera la posizione di vantaggio da cui si partiva e la marginalità del nostro principale avversario il cui destino politico sembrava finalmente volgere al termine.

L’esito del voto, affidato anche ad una legge elettorale deprecabile che non si è avuto la volontà di cambiare, ha prodotto tre blocchi di pari forza, tra cui uno sviluppatosi in pochi mesi con l’obiettivo dichiarato di distruggere politicamente il sistema dei partiti.

Ne è derivata una gestione confusa, aggravata dal caos attorno all’elezione del nuovo capo dello Stato, soprattutto a causa dei problemi interni al Partito che hanno avuto la conseguenza di realizzare nel volgere di poche ore la mancata elezione di Marini, di Prodi, fondatore del Partito, e la formazione del governo di “larghe intese” con l’immediata conseguenza della fine dell’alleanza elettorale di centro sinistra.

Alle dimissioni di Bersani ha fatto seguito un certo ritardo nella formazione del nuovo gruppo dirigente che tuttavia, ha poi iniziato a lavorare restituendo una certa tranquillità e programmando a sua volta un congresso che dovrà celebrarsi entro l’anno.

RIPARTIRE DAI TERRITORI

Ho accettato la candidatura a segretario politico del PD cittadino perché continuo a credere nel ruolo indispensabile dei partiti quali organizzazioni e luoghi di produzione di idee di governo dei territori e delle comunità che in essi risiedono.

Immagino quindi un partito che non serva esclusivamente da comitato elettorale, ma torni ad essere un luogo di elaborazione politica, un partito animato dalla partecipazione e dal volontariato, capace di finanziarsi con il contributo di iscritti e simpatizzanti.

Un partito plurale, fatto di inclusione e non di esclusione, in cui ciascun iscritto si senta a “casa”, in cui sia garantita la partecipazione democratica ed il rispetto delle regole, capace di effettuare sempre una sintesi di quanto discusso e che a quel punto, parli alla città con una sola voce, nella consapevolezza che la gente desidera una politica in grado non solo di analizzare i problemi che affliggono la società ma capace di fornire soluzioni agli stessi.

Non saranno più tollerati atteggiamenti personalistici e di anarchia comunicativa che hanno fortemente danneggiato negli ultimi anni la partecipazione degli iscritti e l’azione del nostro Partito, offrendo l’immagine di una forza politica divisa e più concentrata a risolvere beghe interne che a lavorare per il bene comune.

Occorre definitivamente costruire l’identità nuova per cui è nato il PD : non è più sostenibile per il futuro continuare a ragionare in termini di provenienza “ex PCI” , “ex DC”, “ex DS”, “ex Margherita”. Questo significherebbe, come ha dimostrato la storia recente, smettere di essere PD.

Un partito che voglia innovare, valorizza i giovani agevolandone le esperienze di formazione politica e valorizzandone l’impegno, ma tiene soprattutto in considerazione coloro che portano idee e politiche di qualità, indipendentemente dalla loro carta d’identità.

Ripartire dai territori significa riaprire fattivamente i circoli, aumentare le adesioni portando la discussione dei problemi in mezzo agli iscritti e i simpatizzanti. Avere punti di riferimento radicati nella società e riconosciuti come tali dai cittadini in ogni circolo, con segretari che abbiano l’entusiasmo di impegnarsi in una situazione così straordinariamente difficile e al contempo incredibilmente stimolante per ridefinire il nostro agire politico, nella quale, nonostante la forte disaffezione, la gente chiede disperatamente alla politica risposte e l’assunzione di atteggiamenti che restituiscano alla politica stessa l’alto compito che dovrebbe sempre rivestire.

Immagino un partito organizzato con un’Assemblea Comunale di 60 iscritti, altamente rappresentativa della società fanese, delle appartenenze ai diversi mondi lavorativi, equilibrata per generi, anche se dobbiamo rilevare una fisiologica carenza di componente femminile che va affrontata e risolta.

Un’assemblea che si riunisca almeno ogni 45 giorni su ordini del giorno circostanziati e che venga messa in grado di partecipare preparata al dibattito, avvertita con un congruo anticipo di tempo.

Una segreteria politica ampia e rappresentativa, organizzata per competenze.

Uno staff “tecnico” del Segretario che si occupi eminentemente della comunicazione e dei rapporti con i media.

Un forte collegamento col gruppo consiliare, che pur nel rispetto della reciproca autonomia, produca le migliori proposte e linee d’azione per il governo della città.

Un partito che torni ad esprimere i suoi rappresentanti in tutte le assemblee legislative quali la Regione ed il Parlamento, per poter meglio garantire la concretizzazione di istanze espresse dal nostro territorio e questo dicasi anche per la giusta rappresentanza nei livelli istituzionali del Partito che la nostra Unione Comunale dovrà sapersi meritare.

Da qui si costruisce non solo l’identità, ma il senso di esistere di un partito, quale vuole essere un partito democratico e riformista del XXI secolo composto da cittadini che non girano la faccia dall’altra parte di fronte ai problemi che si presentano, ma che vogliono offrire il loro contributo alla propria città, ai cittadini che la vivono e la frequentano, ai giovani che vi crescono, alle famiglie che la abitano.

Un partito composto da cittadini che sentono sulla propria pelle il degrado fisico dei quartieri della città e le contraddizioni sociali che in essi si manifestano, tra persone che non si conoscono e non si vogliono conoscere e che provengono ormai da paesi stranieri con culture e aspettative diverse rispetto ai fanesi di lunga tradizione.

Un partito in grado di vedere anche le risorse giuste da valorizzare rendendole protagoniste nella città e chiamandole a contribuire alle decisioni strategiche più importanti a partire dal mondo del terzo settore, fino ad arrivare alle tante forme di volontariato presenti in città, a certa imprenditoria composta per gran parte da giovani capaci di inventare nuove presenze sul mercato, agli operatori scolastici, al mondo della ricerca universitaria, agli istituti bancari, alle organizzazioni di categoria.

Un partito anche consapevole però che i problemi della convivenza civile sono di così grande rilevanza che non potrà mai essere in grado di risolverli da solo, ma attraverso un continuo e intenso confronto con le forze sane della città. Un confronto che abbia le caratteristiche della stabilità e che avvenga non solo in occasione delle campagne elettorali, ma anche e soprattutto durante la fase di governo o di opposizione e nei momenti in cui si rendiconta alla città l’esito della propria attività amministrativa di governo o di opposizione. O in occasioni in cui si rilevino problematiche sociali nella città tali da richiedere una attenta analisi e una immediata discussione con tutti i diretti interessati.

Un partito i cui componenti vivano del loro lavoro e considerino l’attività politica e amministrativa solo come una fase tra le tante della loro vita e non si attacchino ad essa creandosi aspettative inutili e dannose per sé e per gli altri.

Un partito saldamente radicato nel territorio e libero da condizionamenti politici che non siano strettamente legati alla situazione locale e ai problemi della città, che non si limiti a svolgere la funzione di selezione della classe dirigente , ma che mantenga un ruolo di critica complessiva all’attività di governo, anche se gestita da propri rappresentanti, laddove la reputi non in sintonia con i suoi principi ispiratori. Un partito quindi rigorosamente separato dalle attività di governo.

Un partito che non consideri la cultura un affare di pochi eletti; che abbini il divertimento alla cura della relazione tra cittadini; che creda nella formazione dei propri giovani e non solo nelle feste; che sia disponibile a inventare nuove opportunità di lavoro possibili in una realtà locale vivace valorizzando le risorse imprenditoriali presenti; che creda che i servizi sociali non siano una spesa, ma un investimento; che voglia dare speranza alla vita degli anziani utilizzandone le risorse e mantenendoli in casa con una seria politica di cure domiciliari; che desideri la città pulita e curata nei particolari; che si apra alle buone prassi che vengono da altre città, da altre regioni e da altri paesi; che creda infine che le buche delle strade vadano coperte subito e non solo poco prima delle elezioni

Un partito che creda nella tutela dei diritti, ma anche nell’impegno di ciascuno a conquistarseli; che non dia tutta la colpa allo Stato, ma si assuma, e inviti tutti i cittadini ad assumersi le proprie responsabilità quando si tratta di risolvere i problemi di chi fa fatica a vivere in modo da allontanare lo spettro del suicidio per disperazione e solitudine.

Un partito capace di presentarsi alla città con un programma di governo alto, ma fattibile alle condizioni in cui gli enti locali si troveranno ad amministrare in una fase di continua spending review.

COMINCIAMO DAL LAVORO

È sempre più grave l’emergenza del lavoro. Nelle Marche sono ormai 81.000 i disoccupati e altri 9.000 posti di lavoro persi in un anno. Il tasso di disoccupazione schizza all’11,3%: la prima volta in vent’anni a due cifre. Disoccupazione record tra donne e giovani. Tra ottobre e dicembre 2012 il numero degli occupati si è ridotto di 9.000 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-1,4%). Coloro che cercano lavoro salgono a 81 mila persone, 24 mila in più rispetto al 2011. Ma è soprattutto il fronte dei giovani che suscita maggiore allarme con un tasso di disoccupazione tra glu under 24 che nel 2012 raggiunge la cifra record del 28,6%: nelle Marche un giovane su quattro non riesce a trovare lavoro.

Nella nostra provincia è del 209% l’incremento delle ore di cassa integrazione straordinaria avvenuto tra il 2009 e il 2012 presso le imprese e del 626% quello della cassa integrazione in deroga. Un dato impressionante che ci fa toccare con mano le conseguenze della crisi in atto su interi comparti produttivi della nostra provincia quali in particolare la cantieristica a Fano e il mobile a Pesaro. Una riduzione di occupati complessiva quantificabile, sempre a livello provinciale, in media al 2%, ma che arriva a toccare il 21% tra il 2012 e il 2009 sul solo versante industriale. Tante infine sono le persone in cerca di occupazione visto che tra il 2010 e il 2012 l’incremento medio è stato del 70% di cui il 25% maschi e ben il 128% donne.

Una situazione, quella della deprivazione del lavoro, che sta cominciando ad avere conseguenze pesanti nel tessuto sociale in termini di nuove povertà.

Se il 24% della popolazione europea è a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero quasi 120 milioni di persone in Italia sono oltre 17 milioni (il 28,4% della popolazione) le persone che si trovano in questa condizione. Al 2012 per l’Istat l’11,1% della popolazione è relativamente povero per un totale di 8 milioni 173 mila persone. I disagi aumentano tra le famiglie numerose composte da 5 o più persone. Il 5,2% delle famiglie (3 milioni e 415 mila persone risulta assolutamente povero mentre nel 2010 lo era il 4,6% delle famiglie. Secondo “Save the children” la condizione dei minori in Italia è peggiore rispetto a quella degli anziani. I minori poveri sono ben 1 milione e 876 mila ovvero il 18,3% del totale.

Un fenomeno che ci tocca da vicino. Anche Fano ne è colpita; i dati Caritas dicono che anche nella nostra città il peso della crisi sta erodendo cittadini fino a poco tempo fa fuori dal pericolo della fragilità sociale.

Un impoverimento impressionante ha caratterizzato la storia degli ultimi anni. Un impoverimento che ha toccato anche una fetta impressionante di ceto medio. Sono diventati poveri tanti imprenditori, commercianti, artigiani, operai che si sono trovati senza lavoro a cinquant’anni. Sono poveri tanti giovani che smettono di studiare e di cercare lavoro.

Di contro è in atto un forte miglioramento delle condizioni di vita dei ceti più abbienti; una situazione questa che ha portato l’Italia al 6° posto in classifica OCSE per la disuguaglianza sociale.

Da qui vogliamo partire: dallo scandalo della disegueglianza.

CRITERI POLITICI PER IL FUTURO DELLA CITTA’

Consideriamo la spesa sociale al pari di un investimento e non di uno spreco. Nella nostra città i servizi in questi anni sono stati tagliati non solo per motivi finanziari, ma perché considerati inutili. Non c’è stato alcun interesse politico ad aggiornare e qualificare un sistema a rete importante per la qualità della vita della città; un sistema costruito in tanti anni di governo illuminato (asili nido, Fano la città dei bambini, centri diurni per anziani, attività pomeridiane di carattere educativo, Oratori, centri di aggregazione giovanile etc.) falcidiato dall’insipienza di chi governa da dieci anni ormai. Occorre passare ad una programmazione che si allarghi all’intero Ambito Territoriale Sociale promuovendo un sistema di servizi capace di mettersi a disposizione delle preferenze e dei bisogni così diversi dei cittadini, che superi logiche assistenziali e coinvolga i cittadini nelle scelte, nella gestione, nella compartecipazione finanziaria (chi più ha più paga);

Crediamo nella sanità pubblica perché solo con essa sarà possibile continuare a garantire la tenuta dei livelli essenziali di assistenza privilegiando lo sviluppo del sistema dei servizi sanitari e socio-sanitari territoriali e domiciliari a fianco dell’offerta ospedaliera che deve necessariamente rivedere il proprio livello di diffusione territoriale. Abbiamo sostenuto l’idea di un nuovo ospedale e siamo convinti che sia un’idea buona anche se non ci sentiamo di condividere il modo in cui è stata, anzi NON è stata, presentata ai cittadini. Ogni riforma che tocchi il sistema sanitario e socio-sanitario deve essere infatti condivisa con gli utenti, gli operatori sanitari, i sindacati e gli amministratori locali in ogni suo aspetto e in ogni sua fase; deve essere equa nella sua articolazione territoriale; rispettosa delle caratteristiche territoriali esistenti e orientata a coprire situazioni di carenza; sostenibile nel suo livello finanziario non solo in termini aggiuntivi, cosa poco probabile in questa fase, ma in termini sostitutivi (cosa ridurre e come ridurre per privilegiare ciò che oggi più serve). Rispettosa dell’ambiente e trasparente nella fasi attuative specie se si tratta di costruire strutture nuove.

Da questo punto di vista, sarà necessario che la nuova segreteria, verifichi definitivamente con l’Assessore alla sanità regionale, la reale fattibilità dell’ospedale unico in relazione ai consistenti tagli economici recentemente imposti dai governi centrali,al fine di decidere la migliore strategia di difesa delle strutture esistenti nell’ipotesi di un allontanamento dei tempi di realizzazione del nuovo nosocomio.

E’ indispensabile tornare ad avere una visione strategica per la città di Fano che ne ridisegni il ruolo nel contesto provinciale e regionale, anche alla luce di quanto sta per compiersi a livello istituzionale con la sostanziale eliminazione delle provincie che imporrà un nuovo rapporto col territorio e nella nostra fattispecie, con Pesaro , Urbino e con l’intera vallata del Metauro di cui Fano è il naturale centro di riferimento e capofila della programmazione economica territoriale.

Occorrerà dunque ripensare radicalmente il PRG, impostato dalla Amministrazione uscente sostanzialmente come strumento per creare consenso e che, nonostante lo abbia elaborato in piena crisi economica senza tener minimamente conto di quanto accadesse a livello di mercato e delle reali esigenze della città, ha alterato i pesi insediativi con la previsione di un gran numero di nuove lottizzazioni ed implementato il numero dei centri commerciali aggiungendo motivi di forte preoccupazione per la tenuta del sistema nel suo complesso. Tutto ciò, per trovarsi in queste ore nella necessità essa stessa di dover ridisegnare i comparti edificatori e di mettere in programma il ripristino dell’originaria destinazione d’uso agricola per terreni che non diverranno mai realmente edificabili ma la cui attuale destinazione impone una pesante tassa ai proprietari.

Occorre dunque ripensare il PRG definendo il modello di sviluppo della città per i prossimi dieci anni alla luce di principi del tutto nuovi e delle reali condizioni economiche, principi che privilegino il costruire sul costruito, il recupero urbano ed edilizio, la riqualificazione ambientale, la sostituzione delle tecnologie tradizionali con quelle incentrate sulle fonti di energia rinnovabili, preservando il suolo pubblico che troppo spesso è diventato di uso privato anche in situazioni di forte conflitto con la libera circolazione dei cittadini, eliminando le barriere architettoniche e completando la rete di piste ciclabili.

Verificare la fattibilità della strada interquartieri per decongestionare la città dal traffico di attraversamento urbano anche nella prospettiva del completamento della Fano-Grosseto, di collegamento con la costa tirrenica.

Un partito progressista che sia sempre favorevole a modelli di sviluppo sostenibili dal punto di vista economico ed ambientale, promotore di una nuova visione della green- economy come possibile via per affrontare la recessione ed avviare una nuova fase di sviluppo economico della nostra città.

Si dovrà porre al centro la tutela dei beni comuni come la risorsa idrica ed il diritto alla salute. Sarà fondamentale sollecitare la partecipazione della società civile sui temi legati all’ambiente, attraverso campagne di sensibilizzazione che combattano la pigrizia culturale, che favoriscano l’uso e la produzione di beni e servizi di qualità ecologica e ridotto impatto ambientale, estendere la raccolta differenziata dei rifiuti a tutte le parti della città, ponendola tra gli obiettivi strategici della futura amministrazione.

Va ripresa e definita la discussione sulle aree strategiche della città che attendono da troppo tempo soluzione : l’area del’ex zuccherifici il cui destino è sotto gli occhi di tutti, condizionato da previsioni sbagliate che hanno di fatto pregiudicato una straordinaria operazione di recupero urbano e paesaggistico per una delle aree più preziose in ambito regionale; l’area dell’ex caserma, a diretto contatto con il cuore del centro storico che va definitivamente acquisita per programmarne il futuro con un adeguato piano di recupero; l’area dell’ex convitto Vittoria Colonna; l’intera area portuale con particolare riferimento al porto peschereccio il cui recupero va interpretato come valorizzazione di una suggestiva parte di città anche a fini turistici e di immagine ; il completamento e la valorizzazione anche funzionale dell’eccezionale patrimonio archeologico e monumentale, a partire dall’ormai inevitabile aggiornamento del Piano particolareggiato del Centro Storico stesso.

Si pensi, per fare solo un esempio, al penoso stato di abbandono e degrado di un gioiello quale la darsena borghese e delle potenzialità che un suo recupero avrebbe in rapporto anche al completamento dei lavori di restauro della vicina Rocca Malatestiana, della riqualificazione di Viale Cairoli, in un asse che collega naturalmente la città storica con quella a mare.

Varare dunque quel progetto di “Grande Centro” in cui coesistano qualità ambientali, un qualificato sistema commerciale, un tessuto efficiente e sinergico di contenitori e di istituzioni culturali,( università, teatro, museo) e in cui sia possibile ripensare il destino di alcuni edifici la cui funzione non è più consona con le esigenze contemporanee, a partire da alcuni edifici scolastici.

Realizzare quei servizi che la città reclama da 10 anni e che sono rimasti sulla carta, come una moderna piscina ed il completamento dei necessari istituti scolastici per le frazioni.

Tornare dunque a pensare la città in termini progettuali e di insieme, con progetti di ampio respiro e di qualità capaci di intercettare tutti i finanziamenti disponibili a partire da quelli europei spesso inutilizzati proprio per mancanza di idee e progetti.

Impegnare il nostro Partito a contribuire alla revisione del “patto di stabilità” in favore dei comuni virtuosi, in maniera da consentire quel piano di opere pubbliche senza il quale non è immaginabile la messa in sicurezza dello spazio pubblico e collettivo e la sua manutenzione.

UN PARTITO CHE CREDA NEL RILANCIO TURISTICO E CULTURALE

Quello del turismo è un comparto economico fondamentale e Fano ha una forte vocazione turistica, ma in questo settore così importante, la nostra città ha recentemente registrato una pesante flessione di presenze e arrivi.

I problemi non sono legati solo alla crisi congiunturale, ma investono nel profondo il sistema organizzativo e la capacità competitiva.

Il PD di Fano ha elaborato in questo ultimo periodo, proposte con il contributo del mondo associazionistico che dovranno essere un bagaglio utile per il percorso che ci porterà a costruire un programma per il governo della città.

Nell’attuale amministrazione è mancata una strategia di rilancio, di valorizzazione del grande patrimonio storico ed artistico, culturale, ambientale e paesaggistico. Necessitiamo anche in questo campo di un progetto d’insieme, di programmi unitari che valorizzino tali potenzialità. Più volte il PD di Fano ha sostenuto che dovremmo parlare di “turismi”:senza coordinamento, senza integrazione delle varie attività infatti, non sarà possibile nessun serio rilancio.

LA POLITICA DELLE ALLEANZE

Ritengo che il governo di larghe intese sia una formula d’emergenza dettata dallo stato di necessità del Paese e che non possa tradursi in una formula politica utilizzabile in altri contesti. Il posizionamento del nostro partito resta nell’alveo del centro sinistra e dovranno trovarsi le convergenze sui punti programmatici caratterizzanti con le forze che tradizionalmente lo compongono, pur rimanendo aperti ai contributi della Società civile, della sinistra diffusa e di quelle forze di centro o liste civiche che non si identificano con gli ideali e con il programma del centro destra, responsabile del degrado e dell’arretramento culturale ed economico della nostra città .

Guai a sostenere che non esistono più differenze tra destra e sinistra!

Nei confronti del Movimento 5 stelle credo si debba usare rispetto poiché esprime legittime istanze di cambiamento della politica così come si è manifestata soprattutto a livello nazionale. Da parte del PD ritengo debbano trovarsi i modi per stabilire un dialogo con tale formazione ed eventuali convergenze nell’interesse della città. Al contempo il PD di Fano deve costruttivamente sfidare sul terreno della proposta politica tale movimento e competere con esso per la risoluzione di problemi che necessitano della nostra esperienza e della nostra cultura politica.

Le recenti elezioni amministrative hanno dimostrato che quando l’alleanza di centro- sinistra individua senza giochi di potere fallimentari, figure di candidati credibili e stimate con un progetto condiviso, nonostante la montante sfiducia nei confronti di una certa politica, gli elettori sanno riconoscere i valori in campo e le idee migliori.

Chiamare la collettività ad esprimersi sulla scelta del miglior sindaco, senza più respingere chi desidera offrire un contributo alle primarie di coalizione, dovrà essere a mio avviso il compimento di un lavoro politico intenso che ci attende nei prossimi mesi e che avrà come compito quello di costruire un nuovo rapporto con la società fatto di dialogo e radicamento.

Dunque un partito che si mette da subito a disposizione della città, e che sappia formulare insieme ad essa un progetto per il futuro, nell’idea di un cambiamento vicino e possibile.

 

 

 

 

 

 

 

Un partito che…Turismo

Un partito che…Urbanistica

Un partito che … infrastrutture

un partito che … cultura

un partito che …. Lavoro e occupazione

un partito che…. I beni comuni

L’importanza delle alleanze giuste

Un partito che costruisca alleanze a partire da questa agenda politica e che si situa nel vasto mondo delle forze progressiste di centro sinistra che vedono come valori irrinunciabili quello della democrazia, del rispetto dei diritti e delle libertà, del ripudio della guerra, della tutela dell’ambiente, della tutela pubblica dei beni comuni;

*nuovo segretario PD dell’unione comunale di Fano

 

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