I nuovi Musei Civici: le ragioni di una scelta

di 

25 luglio 2013

Dall’assessore alla cultura del Comune di Pesaro Gloriana Gambini e dalla direzione scientifica dei Musei civici Erika Terenzi e Francesca Banini riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato:

 

L'assessore Gloriana Gambini ai Musei Civici di Pesaro

L’assessore Gloriana Gambini ai Musei Civici di Pesaro

PESARO – Il 14 luglio i Musei Civici di Pesaro hanno riaperto al pubblico con un assetto completamente rinnovato, pensato per valorizzare e dare piena visibilità al ricco patrimonio, nel pieno rispetto degli  standard ministeriali e della museologia contemporanea.

La cura e la conservazione di un patrimonio storico-artistico inalienabile ovviamente, non possono essere né sono state esternalizzate, come erroneamente e in modo superficiale riportato nelle polemiche di questi ultimi giorni, rimanendo, al contrario, prerogative esclusive e prioritarie dell’Amministrazione comunale.

Al nuovo gestore/concessionario privato il compito di rendere sempre più  efficaci, efficienti e continuamente ampliati i servizi all’utenza; instaurare una partnership virtuosa tra pubblico e privato  è  certamente auspicabile.

La selezione delle opere, che segue un doppio criterio espositivo – cronologico ed ’emozionale’,  salvaguarda identità, natura e vocazione dei Musei Civici ed ha come obiettivo la caratterizzazione del museo, ossia un’efficace sintesi dei suoi connotati essenziali in rapporto agli oggetti posseduti, alla sua storia ed alla sua missione.

Il percorso inizia con la sala Bellini; fulcro della sala e dell’intero museo è la pala di Giovanni Bellini, vera e propria summa della pittura sacra del XV secolo e pietra miliare nel percorso artistico del pittore, in cui sono presenti dipinti del ‘300 e ‘400 provenienti dalle soppressioni ecclesiastiche insieme ad opere della collezione Hercolani-Rossini cronologicamente pertinenti.

Il percorso riserva uno spazio importante alle arti applicate, significativa novità dell’allestimento museale pesarese, spazio definito in maniera scenografica, non solo per informare ed educare ma anche per provocare sorpresa e stupore.

Seppur contenuta, si tratta di una selezione rappresentativa delle collezioni di arti decorative di provenienza Mosca e Mazza, che connotano fortemente l’identità dei musei pesaresi.

La raccolta di maioliche rinascimentali che il cavaliere Domenico Mazza iniziò a costituire dopo il 1827, una delle più prestigiose collezioni ceramiche europee, viene proposta in chiave più divulgativa e didattica: è stata raggruppata, infatti, per temi iconografici, forme, funzioni, usi e generi decorativi.

Le maioliche in oggetto, dunque, lungi dall’ essere state collocate “a casaccio”, come sostiene il  consigliere comunale Alessandro Bettini, rispondono a determinati criteri tipologici e iconografici nell’intento di creare legami significativi tra gli oggetti che siano comprensibili anche ai “non addetti ai lavori”, lasciando quindi la libertà al visitatore di approfondire le caratteristiche di un istoriato pesarese rispetto ad uno urbinate, se lo desidera.

Avere la possibilità  di confrontare direttamente ceramiche prodotte a Urbino, Pesaro o Castedurante, può essere stimolante e divertente sia per uno specialista della materia che per un visitatore comune.

Inoltre solo una limitata parte della collezione Mazza è stata studiata, le attribuzioni non sempre sono condivise dagli esperti del settore e l’ultimo catalogo risale al 1996.

Pertanto in attesa di uno studio sistematico della collezione si è optato per questo criterio allestitivo flessibile e reversibile che comunque salvaguarda le informazioni scientifiche di ogni singola opera.

Le collezioni Mosca sono rappresentate nella sezione degli arredi e oggetti di materia e tecnica diversa tra ‘600 e ‘800.

Lo spazio è organizzato in raggruppamenti coerenti: cineserie, stipi, orologi, scrigni, oggetti in madreperla, osso e avorio, manufatti d’uso quotidiano e sacri, cornici, specchiere e pergamene.

Nella sezione sculture, in marmo, pietra ed alabastro, trovano spazio opere del ‘400 (provenienti dal lascito Olivieri) e del ‘600/’700 provenienti dalle collezioni Mosca.

Il percorso prosegue con dipinti e disegni dal ‘500 al ‘700 e termina con due sale che ospitano una selezione di nature morte sei-settecentesche, una serie di cristalli coevi e le maioliche floreali della collezione Ugolini.

Novità dell’allestimento permanente è l’esposizione di disegni e pergamene attraverso un sistema di teche oscurabili e temporizzate.

I nuovi ambienti adibiti a caffetteria sono arricchiti dall’esposizione in teche di una selezione di  opere del servizio napoleonico in porcellana francese dei primi dell’800.

Piatti, alzate, rinfrescatoi, fruttiere, salsiere, vassoi, tazzine e cremiere, opere peraltro perfettamente congruenti con il luogo espositivo in cui si trovano collocate, una caffetteria appunto.

Analoga operazione è  stata fatta a Palermo, Palazzo Branciforte, in cui una collezione di antiche maioliche si trova esposta nel ristorante di questo polo culturale-museale.

Novità sostanziali riguardano gli apparati comunicativi tradotti anche in inglese, l’introduzione di strumenti multimediali come il QR code, che consente di personalizzare il percorso di visita, tablets  in cui è possibile consultare l’intera collezione Hercolani-Rossini o ascoltare interviste ad alcuni studiosi su approfondimenti relativi alla pala del Bellini.

Oggi, dunque, il museo è un’entità complessa che parte dal territorio; per le città di medie dimensioni, come può considerarsi la nostra, è proprio il rapporto con il territorio che dà il senso al Museo in una logica di riqualificazione urbana e distretto culturale.

I nuovi Musei, cercano dunque di incarnare una concezione della cultura tutt’altro che settaria con l’intento di aprire il museo a nuove prospettive culturali per soddisfare potenzialità ancora inespresse.

Il progetto scientifico espositivo a cura del gruppo di lavoro dei Musei Civici, approvato e condiviso dalla competente Soprintendenza di Urbino, può sicuramente essere opinabile, criticabile e perfettibile ma è frutto di un accurato e serio lavoro preliminare che si muove nel solco di un’ampia riflessione e di un “Pensiero” preciso sul ruolo di un museo civico, oggi.

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