di Redazione
25 luglio 2013
PESARO – Siamo tutti sconvolti per la tragedia ferroviaria accaduta a Santiago de Compostela. Lo siamo perché è una tragedia di immani proporzioni, ma anche perché Santiago de Compostela è entrata nel nostro immaginario raccontando le imprese di Raffaele Pierotti e della sua cavalla Oana, partito da Cagli per arrivare a Fatima passando per Lourdes e Santiago stessa.
Abbiamo contattato Raffaele nella serata di mercoledì, ma non era raggiungibile. In seguito ha risposto al nostro messaggio raccontando di essere già in Portogallo:
Oana comunica con me in modo commovente. Controlla dove vado quando la lascio sola. Nitrisce quando torno. Il suo nitrito è un sussurro di tenerezza, possiede una tonalità che non ho mai sentito. Abbassa le orecchie con stizza quando è avvicinata da altri. Tende ad accettare solo me. Non oso pensare a quando dovrò lasciarla in Portogallo o in Spagna. Mi rendo conto che il mio cattivo umore dipende in gran parte da questo. Non c’è un minuto in cui riesca a liberarmi di questo pensiero. Ma i miei amici si stanno muovendo…
21 luglio: Il percorso seguito in senso inverso – perché il Camino porta a Santiago, non il contrario – risulta molto più difficoltoso del previsto; soprattutto agli incroci. In quei punti le frecce gialle sono posizionate per chi viene da sud e io son costretto a fare su e giù con notevole costo di potenziale fisico e nervoso. Il paesaggio della Galizia é ancora bello ma son costretto a non distrarmi. Chiamo Thomas per salutarlo e dopo 23 chilometri arrivo nei pressi di Padron, dove ci accampiamo abbastanza soddisfatti.
Il mattino dopo, uscire dal paese è tutt’altro che facile. I segni sono pochi; al contrario, è come giocare a nascondino in un continuo andare avanti e indietro. Nella campagna è più facile, ma con lo stesso principio di ricerca. Caldes del Rei è ancora peggio. Devo chiedere alla gente. Un pellegrino mi regala una dritta: se vedo le frecce blu, quelle indicano la mia direzione. Ma sono rare, almeno fino a Tui.
Mi fermo all’ultimo bar del paese per un bocadillo, ma la polizia locale non desidera che la cavalla stazioni troppo. Saluto l’anziano scrittore col quale stavo parlando e la gentile proprietaria del bar e mi infilo nel calvario del Camino per uscire dal paese.
Su e giù nonostante sia alla fine dell’abitato e alla sera non riesco ad arrivare a Pontevedra, ma a Las Amara, dove faccio campo in un area di sosta per i pellegrini, con erba e acqua e un ristorante vicino. E’ stata una giornata pesante, malgrado abbia coperto meno di 30 chilometri. Non so Oana, ma io dormo sodo fino al mattino. Se lei avesse avuto bisogno di me non me ne sarei accorto. Sento dentro di me la febbre, ho mal di gola e l’umore è quasi nero. Fortuna che Pontevedra, per quanto grande, ha il Camino che passa al suo interno, segnalato bene. Una ricchezza. Nel frattempo ho chiesto a chi mi assiste di cercare ogni possibile mezzo per riportare a casa Oana alla fine del viaggio a Fatima. Arrivano molte informazioni, tra cui quella di un possibile sponsor.
Continuo il viaggio attraverso il bel paesaggio e l’incontro con i pellegrini si intensifica. Nella prima metà della giornata è un aiuto vederli arrivare dalla direzione che cerco. Ogni tanto compare anche la freccia blu… Cerco di recuperare un po’ del tempo perduto e tiro dritto fino a superare Redondela che attraversiamo con la solita fatica. Proseguo per meno di 6 chilometri, impiegando quasi tre ore. Oana si fa tirare, ma chi mi tira? Quale volontà mi spinge a non crollare? Il monte che salgo é isolato, ma davanti ci deve essere qualcosa. Per forza! Dopo un quarto d’ora trovo un minuscolo gruppo di case con un ristorante e un campo bello e grande per la mia fedele compagna. Dopo una cena con i fiocchi dormo e sogno e non m’accorgo di febbre, né di mal di gola, né di Oana.
Il 24 luglio il cielo nero mi preoccupa un po’. Indosso gli scarponi e li vedo sfiniti. Sello Oana con gesti automatici e veloci e prendo il via. La gamba sinistra mi fa male all’inguine, effetto della febbre, ma il mignolo del piede destro é ancora infiammato e gonfio da prima di San Jean Pied de Port. Sopporto, ma penso che prima o poi lo perderò. Dovrò aprire lo scarpone tagliandolo. I dolori se ne vanno col movimento, la giornata si apre e i numerosi pellegrini mi portano compagnia e un po’ di nostalgia per il Camino Francese.
Oana è paurosamente lenta, pare sfinita. La testa ciondola alle soste. Sono segni eloquenti. Non è magra, ma è sotto stress. Pochi chilometri al giorno e senza sole, con il vento che mi obbliga a tenere camicia e gilet. Non ci son mosche.
A O Porriño mi fanno i complimenti per come vedono la mia “egua”. Manuel mi ferma per ben tre volte. Ha settant’anni, scrive per un periodico locale e sembra affascinato da Oana e da me per il “suo” Camino Portoghese. Mi promette che manderà le fotografie a www.pu24.it.
Supero anche O Porriño portandomi dietro uno stress non da poco. Abbiamo attraversato 6 chilometri di poligono industriale con decine di camion. Immaginate il frastuono. Santa Comba è un paesello dentro una bella collina con bei percorsi. La festeggiano sparando. Immaginate cannoni, mortai, bombe a mano, una guerra in piena regola. Ho chiesto se erano esercitazioni militari. Festeggiamenti per il patrono! Oana ha avuto un fremito di un solo momento poi si è sorbita un’ ora di chiasso infernale. Bisogna esserci per capire. Mancano solo 6 chilometri per Tui. Ma con il solito giochetto che esaurisce. La Federazione Equestre Portoghese mi fa sapere tramite Yannicke che son pronti a qualsiasi assistenza…
Raffaele Pierotti
Tags: Cagli, Compostela, oana, Raffaele Pierotti
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