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17 agosto 2013
Pierpaolo Frega*
PESARO – Se alle mille falle che il sistema sicurezza sta manifestando ultimamente dovuto ai tagli indiscriminati, aggiungiamo anche la pericolosa deriva che la spendig rewiev applica al sistema giustizia, si rischia di innescare un clima di sfiducia e di frustrazione pericolosissima.
Non ci si può non indignare dando lettura delle sentenze emesse ieri dal tribunale di Pesaro. Fermo restando l’autonomia della Magistratura, cui non ci permettiamo di entrare in rotta di collisione, invadendo sfere che non ci competono, ma analizzando quelli che sono i sentimenti di chi nel campo della sicurezza lavora e quelli che sono i pensieri della gente comune che con giustizia e sicurezza si deve trovare a fare i conti, pensiamo che ci sia qualcosa che non torni.
Siamo consci come lavoratori della sicurezza che un detenuto ”costi” alla società: straordinari per chi lo arresta, impegni per la polizia penitenziaria, pasti, alloggi, difensori d’ufficio, detenzione, spese processuali, ma in uno stato di diritto, chi sbaglia sa benissimo che ad un’azione corrisponde una sanzione più o meno afflittiva. Ipotizziamo adesso di aver subito un furto in abitazione, che siano stati portati via i risparmi o semplicemente i ricordi di una vita, chi di noi, consapevole che queste persone sono state assicurate alla giustizia, è felice di sapere che neanche 24 ore dopo il loro arresto queste siano già libere in circolazione un’altra volta? Nessuno credo. Ebbene, con i dispositivi di ieri, tre persone responsabili di uno dei delitti che maggiormente colpiscono l’opinione pubblica, non passeranno nemmeno per le patrie galere! Così come gli stessi responsabili di una serie di aggressioni in zona Fano Marotta, sono stati condannati e rimessi in libertà.
Va bene il garantismo, ne siamo fieri sostenitori, va bene la possibilità di un ravvedimento operoso dei responsabili, ma che messaggio veicolano queste decisioni? Che lo Stato oramai è capace solo di essere un genitore mediamente severo che al figlio, dopo un errore, sia sufficiente una tirata d’orecchie e chiedere di non ripetere l’errore, oppure che considerando i costi che un detenuto in carcere crea, si risparmi anche sull’applicazione del codice penale?
In un particolare momento storico in cui le certezze sono messe a dura prova dalla perdurante crisi economica, in cui la tenuta del tessuto sociale è a rischio, chi lavora nella sicurezza e la popolazione, crediamo abbiano bisogno se non altro di garanzie, di tutele. L’indulto già operato anni or sono, nel tempo riportò in carcere parecchie persone che ne usufruirono, ora il nuovo decreto svuota carceri, sta creando ulteriori difficoltà e maggiori incertezze sia per chi lavora nella prevenzione e repressione dei reati, sia nei cittadini. Sarà forse ora che lo Stato, la politica, cominci a ridare quelle risposte che le persone oneste meritano? Dopo ieri siamo molto dubbiosi
*Il Segretario Provinciale SILP
Proprio questa mattina, informandomi per altri motivi sulla situazione delle carceri italiane, trovo articoli del 2008 (ma sicuramente anche precedenti) che ricalcano il pessimismo che trasale da queste righe. Cinque anni passati invano, e non ho fiducia che i prossimi cinque possano portare qualche miglioramento.