di Redazione
28 agosto 2013
GABICCE – Alla XXII settimana di formazione e studi di Gabicce, Ai.Bi. scende in campo con un nuovo Manifesto e una nuova proposta di legge che verrà presentata a settembre.
Sostegno a distanza (SaD): che il settore avesse bisogno di regole lo si sente ripetere da anni. Peccato che l’unico tentativo di disciplinarlo si sia limitato a linee guida approvate quattro anni fa dalla ‘defunta’ Agenzia per le Onlus.
Nel documento finale pubblicato il 15 ottobre 2009 si parlava di ‘regolamentazione soft’, un modo elegante per auto-denunciare che esso era un annacquato compromesso tra le posizioni delle associazioni coinvolte. Tutte potevano riconoscersi in esso senza modificare di una virgola il proprio ‘modus operandi’. Le linee guida nacquero da un approccio metodologico sbagliato, perché viziato a monte. L’Agenzia non aveva il potere di imporre nulla a nessuno, e quindi è stata costretta a mediare fino a rendere quel documento un contenitore quasi vuoto. Se si vuole dare regole a chi opera nel settore, si devono creare organi terzi con un reale potere di valutazione e sanzioni per chi non rispetta le regole.
Non fosse altro perché il SaD coinvolge ogni anno un milione e mezzo di italiani per un totale di 500 milioni di euro donati. Sulla destinazione delle risorse economiche occorre chiarezza e trasparenza. Nel 2009 nulla fu scritto per evitare che un singolo bambino potesse essere ‘spacciato’ a più famiglie. Secondo le linee guida, le informazioni del beneficiario non devono essere rilasciate solo all’effettivo sostenitore, ma anche a quelli potenziali.
Non solo. Correttamente bisogna esplicitare chi sono i destinatari del SaD: un singolo bambino; una scuola; un progetto. Ma il guaio è che le linee guida consentono l’opzione di una forma mista tra quelle elencate. Il che vuol dire che il sostenitore potrebbe essere indotto a credere di essere in relazione con un singolo beneficiario, mentre invece quel bambino fa solo da ‘testimonial’ a un progetto, prestando il proprio volto nei confronti di più sostenitori.
Il donatore crede di sottoscrivere un sostegno personalizzato, ma in realtà è comunitario. Non è certo un criterio trasparente: si rischia di alimentare una crescente sfiducia verso tutto il SaD.
Nonostante dunque il tentativo dell’agenzia di mettere ordine, il risultato delle Linee guida è stato dare una parvenza di garanzia a quello che ancora oggi è un ‘far west’ dove ogni organizzazione può ricorrere a qualsiasi espediente pur di accaparrarsi un sostegno in più.
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