5 ottobre 2013
PORTO SAN GIORGIO – Il bastone e la carota. E’ la linea della società pesarese con Andrea Traini, che lunedì – a Cotignola – sarà sottoposto ad artroscopia diagnostica al ginocchio destro, infortunato lo scorso 31 agosto durante un allenamento a Baia Flaminia.
Il presidente Ario Costa racconta i fatti.
“E’ successo che nel riprendere la rieducazione, a Bologna, si è riacutizzato un dolore al ginocchio e si è presa la decisione di andare a vedere cosa c’è. Senza un’artroscopia diagnostica probabilmente non si capirebbe perché, dopo un mese (31 agosto), non ci sono segnali di miglioramento, soprattutto quando il ginocchio è sotto sforzo… Quel che viene dopo non è dato saperlo. Intanto aspettiamo l’esito dell’esame che ci dirà se è un problema meniscale o se c’è altro, anche se al momento si presume possa trattarsi di menisco. Ovvio che i tempi di recupero si allunghino, ma non si ipotizza – al momento – un periodo lunghissimo. Ora, però, ci preme recuperare un ragazzo che non è molto fortunato, da questo punto di vista”.
Cosa ha intenzione di fare la società?
“Oggi non lo sappiamo, valuteremo dopo avere conosciuto gli esiti dell’artroscopia e i tempi di recupero di Traini. Chiaro che, a fronte di una situazione non brillante di Pecile, veniamo a mancare di un ruolo fondamentale a una settimana dall’inizio del campionato. La situazione di Pecile, però, può essere gestita e non è drammatica. Si tratta solo di precauzione. Valuteremo attentamente da lunedì. Ma, anche se a voi piace parlare di questo – sottolinea Ario Costa – oggi non ci sono rinforzi e, secondo me, non ce ne saranno, perché manca la materia prima: i giocatori nel ruolo. Italiani”.
Lei ha parlato di possibile problema meniscale. Traini è stato sottoposto già a una visita medica?
“Stamattina lo ha visto il dottor Zini, che ha deciso di procedere ad artroscopia lunedì”.
Eventualmente, come accade in questi casi, se durante l’artroscopia diagnostica emergeranno i problemi, il dottor Zini interverrà subito…
“Senz’altro, senza prendere tempo. I tempi di recupero saranno noti solo dopo. L’aspetto confortante è che il tono muscolare del ragazzo è buono, perché stava riprendendo bene, e tutto dovrebbe diventare più facile. Ma si tratta pur sempre di un intervento chirurgico”.
E’ incredibile: nella storia della Vuelle, se si esclude il caso di George McCloud, che tornò negli Stati Uniti dopo il drammatico incidente stradale che lo coinvolse al ritorno dalla trasferta a Berlino, solo Ario Costa andò fuori Pesaro, a Brescia, per recuperare dopo il grave infortunio a una caviglia occorsogli durante una partita di Coppa a Badalona, l’8 dicembre 1987. Perché Traini è andato a Bologna, all’Isokinetic? A Pesaro non ci sono centri in grado di fare altrettanto?
“Voglio precisare anche questo: la Victoria Libertas ha il massimo dal punto di vista medico e fisioterapico. I nostri collaboratori sono professionisti validissimi. In questi casi, però, si deve tenere conto anche della situazione psicologica del ragazzo. Si è fatto di tutto per metterlo a proprio agio, per farlo sentire non dico importante, perché lo è già; abbiamo voluto che recuperasse tranquillo, sereno. Ha scelto un centro che Zini conosce benissimo, tanto che in questi giorni, nel convegno su ortopedia e sport organizzato a Pesaro dallo stesso dottore, ha partecipato uno dei più importanti esponenti di Isokinetic, il dottor Nanni. A chiederci di fare la riabilitazione a Bologna è stato Traini, sostenuto dal suo procuratore. Poi purtroppo è accaduto quel che è accaduto, ma non certo per colpa del centro felsineo. Semmai è della sfiga che sta perseguitando il ragazzo”.
Sarà anche sfiga, ma lui non ha fatto tutto quel che dovrebbe fare un giocatore reduce da un bruttissimo infortunio ed è pagato per fare il più bel mestiere del mondo: giocare. Poteva e doveva presentarsi in migliori condizioni fisiche all’inizio della preparazione, ma anche al raduno della Nazionale Sperimentale.
“Questa è una valutazione che spetta a noi, ma soprattutto alla sua professionalità – spiega Costa, che dalla carota è passato al bastone -. E’ un ragazzo di ventun’anni che probabilmente non ha capito ancora tantissime cose. Lo scorso anno sportivo è stato molto difficile per lui, anche per le attese legittime che tanti, ma prima di tutto lui, avevano. Forse in estate ha pensato che avrebbe recuperato in seguito e si è lasciato andare un po’. Non è si è presentato pesando 100 chilogrammi, ma non era in perfetta condizione…”.
Le dico così perché ho pensato ai sacrifici fatti da lei per tornare in campo. E fu premiato con il primo scudetto della Scavolini.
“Lasci perdere, non ha senso pensare al passato”.
Al momento, però, è Ario Costa che deve preoccuparsi del futuro di una Vuelle senza playmaker, anche se si confida che Andrea Pecile, dall’alto della grande esperienza, sappia gestirsi e possa dare il suo determinante contributo già ad Avellino, o almeno la settimana dopo, in casa con Caserta. Certo che la scelta di 5 italiani più 5 stranieri comporta che si possa eventualmente puntare solo su un italiano.
“Non fatemi il nome di Poeta, perché vi schiaffeggio…” anticipa Costa. Poeta, raccontano i colleghi bene infornati, guadagnerebbe 220.000 euro. E la Granarolo non lo pagherà mai per farlo giocare in altre squadre. Resta Maestranzi, che è a casa, negli Usa, ma non sarebbe da trascurare l’ipotesi del pesarese Giacomo Gurini, che si allena da settimane con la Vuelle, con Turner playmaker… Ma interviene subito il direttore sportivo Stefano Cioppi: “Gurini è sotto contratto con Ferentino”.
Lascia una risposta