12 ottobre 2013
PESARO – Seconda parte dell’intervista a coach Sandro Dell’Agnello in vista dell’esordio in campionato, in programma domenica, ore 18,15, diretta sulle frequenze di Radio Città e ai canali 11 e 675 di Tvrs (rileggi la prima parte qui).
Senza i due playmaker Traini e Pecile, qualcuno considera la partita persa. E si prepara già alla seconda di campionato, quando all’Adriatic Arena si presenterà Caserta. Guai a dirlo al coach livornese, magari pensando che vuole preservare Pecile per la sfida alla sua ex squadra…
“No! Io non tengo Pecile per la partita con Caserta. Parlo della situazione di Andrea solo dopo averlo fatto con il medico e con il preparatore. Per noi, Pecile non è pronto per domenica. Non credo che in due giorni ci saranno miracoli. Si trattasse della finale scudetto, uno lo rischierebbe; non per la prima di campionato, con il rischio di perderlo per le gare successive. Ribadisco: quando dico prima giochiamola e poi vediamo, è perché ci credo. Chiaro che se si chiede un pronostico, nessuno risponde che Pesaro può vincerla”.
Ha parlato con Traini?
“Sì, ma solo per dirgli che ero molto dispiaciuto. Prima per lui, poi per me. Confidavo molto in Andrea. Sarebbe stato un giocatore importante per noi. E con Pecile avrebbe formato una coppia perfetta”.
Finora, grazie alle strabilianti percentuali di Musso, l’attacco ha funzionato discretamente. Lei in diverse occasioni ha espresso disappunto per la difesa. Il lavoro recente ha portato a miglioramenti nella fase difensiva?
“Ci sono due chiavi di lettura: la prima è che in difesa dobbiamo avere più pazienza. Ma a parte Pecile e Young, gli altri sono tutti esordienti. Fra loro ci metto anche Amici, che non ha certo una lunga carriera in A1. Il problema è questo: in attacco, se riesci a metterli a posto in campo, vanno con il loro talento,che indubbiamente non manca. In difesa, devi metterli a posto collaborando. Tutti devono fare la stessa costa nello stesso momento. Essendo . esordienti, e quindi inesperti, il lavoro difensivo richiede un periodo di apprendimento e sistemazione più lungo di quello per l’attacco. Prendiamo canestri per “piccionaggine”… per inesperienza. Fra cinque anni, questi giocatori se l’aggiusterebbero da soli. Lo farebbero automaticamente anche se dormissi in panchina. Oggi non è ancora possibile, non si può pretendere”.
Lei come vive questa attesa, il momento, il ruolo?
“Mi sento bene, sapete che sono come il topo nel formaggio. Carico come una molla. Più sento dire che siamo già retrocessi e più mi carico. Poi il campo dirà come sarà andata a finire. Io sono amareggiato solo per la sfiga – tanta – che abbiamo avuta tanta. Parlavo con Paolo Moretti, prima della finale a Porto San Giorgio, e mi ha detto di essere soddisfatto per aver potuto lavorare al completo fin dal primo giorno. Hai detto niente per una squadra “povera” come la nostra. Sei si fermano due giocatori a Milano, non ci sono problemi, ne hanno quindici… Magari fanno anche un favore al coach. Non sanno dove metterli. Chiotti è il sesto lungo, da noi sarebbe in quintetto”.
Amici sembra teso, deluso. Si nota che vorrebbe dare di più. Il suo recupero è molto importante, parlando di squadra già corta.
“Credo che il problema di Amici sia sentirsi sotto pressione e pensare che da lui ci aspettiamo 30 punti e 15 rimbalzi a partita. Non è così. Lui deve pensare a stare tranquillo e offrire il suo contributo. Nessuno pretende che vinca le partite da solo”.
Anche perché senza Traini, con i problemi di Pecile e le difficoltà di Hamilton, non potete permettervi di perdere altri giocatori per strada.
“Il rammarico è questo. Fossimo stati sani e al completo, ce la saremmo giocata in un certo modo, anche ad Avellino. Così è diverso”.
Sarà decisivo l’impatto?
“Potrebbe esserlo. Probabilmente, però, conteranno soprattutto i falli, perché noi siamo in pochi. E se uno si carica subito di falli, ti trovi subito impiccato. Dovremo escogitare qualcosa, usare qualche artifizio, utilizzando le armi dei deboli, perché i forti non hanno bisogno di alchimie tattiche. Per domenica abbiamo preparato un paio di cosette, vedremo come verranno. Ne venisse già una su due, sarei contento”.
Le vanno bene gli arbitri?
“Guardate, non mi informo neppure su chi arbitra… Chiunque sia mi va sempre bene. I nomi dei tre fischietti di domenica me li ha detti Cioppi, li ho scordati già”.
Un suo giudizio su Diego Terenzi?
“Secondo me, ci può dare una mano, anche nell’arco della stagione. Adesso ne abbiamo subito bisogno ad Avellino. Però prima è stato in Indonesia per il mondiale 3 contro 3, poi tornato a casa ha avuto la dissenteria. Quando è rientrato in gruppo, quasi non ricordava gli schemi”.
2-fine
Tags: avellino, basket, intervista, pesaro, sandro dell'agnello, sidigas, vuelle
Lascia una risposta