13 ottobre 2013
PESARO – Dopo Ferello, Masolini, Labella, Stura (anche se Jason non ha giocato in serie A) e Silvio Gigena, la colonia argentina in maglia Victoria Libertas si arricchisce ancora. Il sesto è Bernardo Musso. Tutti i predecessori si sono contraddistinti per una caratteristica unica: la voglia di dare sempre il massimo per la propria squadra.
In passato, il giocatore argentino simbolo della VL è stato senza alcun dubbio Carlos Alberto Ferello. Clamorosamente, ma non troppo, anche se c’è chi continua a ritenerla la Bibbia, Wikipedia racconta – salvo poi correggersi nella scheda – che Carlos “in serie A ha vestito la maglia della (sic) Brill Cagliari”. E no, Ferello è stato portato in Italia dalla Victoria Libertas (presidente Michele Scrima), fresca di matrimonio tra le due realtà cestistiche locali, e a Pesaro ha giocato sette stagioni. Ancora oggi, a distanza di quaranta e più anni, c’è chi ricorda le prodezze di Ferello.
In verità, oggi siamo più interessati a quelle di Bernardo Musso, che pochi giorni fa, in occasione del brindisi con le autorità e i tifosi, ha conosciuto un predecessore: Fernando Labella. In disaccordo solo per il “clasico”, il derby calcistico di Buenos Aires – Nando è del Boca, Bernardo del River – i due si sono parlati con affetto. L’argentinità – non sono certo sia corretto scriverlo, ma a me piace – è un ingrediente che caratterizza chi arriva da una terra lontana, fatta di tanti figli di italiani emigrati. Loro, gli sportivi, hanno fatto il cammino inverso.
Bernardo, arrivato a Pesaro accompagnato da troppi, ingiustificati punti interrogativi, ha dimostrato nel lungo precampionato che per lui non ci sono categorie, che gioca allo stesso modo, la stessa intensità, in B1 e in A1. Finora ha mostrato la stessa “cara”, la stessa faccia, ma anche lo stesso tiro mortifero che ha esaltato platee meno altezzose. Insomma, quando degli argentini si dice che hanno “huevos”, non è un caso…
“E’ il mio modo di essere, più che una mia caratteristica. Sono così, in serie minori e in quelle maggiori. Certo, cambia chi hai di fronte, però se capisci di pallacanestro e ti sai adattare al ruolo che hai in squadra, puoi fare bene in ogni categoria”.
Non sarà facile confermare i numeri del precampionato, perché le difese impareranno a prenderle le misure, a giocare più duro per contrastare le sue triple, ma in 24 ore totalizzare – come lei ha fatto al torneo di Porto Sant’Elpidio – 12/19 nelle triple è un bel biglietto da visita per presentarsi alla serie A.
“Non mi nascondo… la palla entrava molto bene. Speriamo entri così anche in campionato, anche se quando le partite avranno i due punti in palio gli avversari si faranno più duri… ma quando il gioco si fa duro, mi piace venire fuori. In ogni caso mi aspetto che ad Avellino la loro difesa sarà più aggressiva, non tanto su di me, su tutta la nostra squadra. Mi aspetto di sentire le loro mani addosso, ma io e i miei compagni sappiamo a cosa andiamo incontro”.
Inizia il campionato, lei è praticamente esordiente nella massima serie, perché la stagione 2008/09, con la Snaidero Udine, fu magra di soddisfazioni, nel senso di presenze, di minuti sul parquet, anche se le cifre raccontano che il tiro funzionava già. Cosa ha trovato di diverso nelle avversarie affrontate nel precampionato?
“La fisicità, senza dubbio. Sia degli avversari, sia dei miei compagni. C’è molto più talento e molto più fisico rispetto ai campionati che ho disputato di recente”.
Però lei si sta trovando molto bene…
“Sì, perché è un’ambiente che mi fa stare bene. Mi trovo bene con i compagni di squadra, con l’allenatore… Penso solo a giocare e a dare il massimo”.
Quando la Vuelle ha annunciato il suo ingaggio, qualcuno ha storto la bocca: ma come, prendiamo chi viene da Fossombrone? ha detto pensando al suo passato. Oggi, però, sembrano tutti convinti delle sue qualità. Ha messo a tacere – con i fatti – le persone prevenute.
“Non lo sapevo, anche se mi era arrivata qualche voce, a cui non ho dato importanza. Sembrerà semplice o addirittura banale, ma io ragiono così: vado da chi mi vuole per dare il massimo, poi si vedrà e io sarò giudicato dai fatti. Inutile girarci intorno…”.
Ricky Paolini, che l’ha allenata a Fossombrone, ha detto che di Bernardo Musso ce ne vorrebbero dieci… Vedrete chi è arrivato, ha commentato l’allenatore pesarese.
“Ricky è di parte: è stato mio allenatore per due anni ed è un grande amico. Non dico mio padre, ma potrebbe essere mio zio… Con lui ho un grandissimo rapporto”.
La sensazione, visto l’atteggiamento mostrato nelle amichevoli, ma anche queste risposte, è che avrà un buon rapporto anche con il pubblico di Pesaro, che ama i giocatori che danno tutto per la maglia.
Tags: argentino, basket, bernardo musso, pesaro, vuelle
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