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14 ottobre 2013
Sandro Candelora
FANO – Se il buongiorno si vede dal mattino, al marinaio esperto basta scrutare il cielo sin da prima dell’alba per capire se si preannuncia bel tempo o bufera. Percorso con esiti modesti il primo tratto di campionato, l’Alma conferma pregi e difetti che erano apparsi palesi già nelle uscite iniziali, allorquando l’alibi della partenza ritardata aveva solo camuffato quelle che erano invece prerogative strutturali del gruppo. Un organico in cui il buono, che pure non manca, risulta essere più che controbilanciato da carenze vistose e lacune divenute da subito endemiche. L’ossatura, quello che si usa definire lo scheletro della formazione, ci sarebbe anche e tale da poter confrontarsi validamente con le migliori del lotto. Il blocco costituito da Ginestra, Nodari, Lunardini e Stefanelli non ammette in effetti discussioni di sorta: si tratta di elementi qualitativi, esperti, ancora disposti al sacrificio e capaci di stimolare i compagni con la parole e l’azione.
Ma dove finisce l’ottimo inizia immediatamente e senza sfumature il pessimo, sotto la specie di pecche individuali e deficienze di insieme. Prendiamo Provenzano. Regista? Ne dubitiamo. Mediano? No di certo. Trequartista? Macché. Chi ci capisce che razza di giocatore sia è bravo e chi l’ha preso dovrebbe ora spiegarci di quale utilità possa essere per la causa, perché più passa il tempo e meno il nostro incide. Come Cicino, del resto, fin qui del tutto avulso (parente in questo a Muratori, atteso alla stagione della definitiva consacrazione) dal contesto che lo circonda. Trama in cui si agita di contro gagliardamente Antonioni, costretto ahilui a sfiancarsi in un ruolo, quello di tornante, che non gli appartiene (agirebbe meglio accanto alla punta centrale) e che lo priva della necessaria lucidità in fase conclusiva. E questo perché il buon Omiccioli deve fare le nozze con i fichi secchi, adattando ogni volta la coperta per coprire porzioni di campo altrimenti lasciate in balia degli avversari, stante la clamorosa mancanza, fatta eccezione per il pur interessante Sassaroli, di un incontrista che assicuri protezione alla difesa, filtro a centrocampo, capacità di inserimento e recupero. Né gli sono di giovamento uomini reclutati chissà per quale motivo, come Angelelli (perché illuderlo se non si credeva in lui sin dall’inizio?), ovvero disponibili a partire non si sa da quando, vedasi Coppari, sul cui affaire appare solare la leggerezza di chi doveva accelerare al massimo l’iter burocratico, considerato che fino a prova contraria stiamo parlando di uno dei top-player della compagine. Detto che dai giovanissimi non è lecito attendersi più di quanto danno, se ne deduce che sono troppe in definitiva le incongruenze messe tutte insieme per non finire per pesare come un ineluttabile handicap. Stando così le cose, cominceremmo a guardarci le spalle, badando bene a stare alla larga il più possibile dalla zona della classifica che scotta. Pessimisti? Semplicemente animati da sano realismo. E consapevoli che al peggio non c’è mai fine. Come insegna la tribolatissima storia granata degli ultimi mesi.
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