Dell’Agnello placa gli entusiasmi per la vittoria ad Avellino e chiede massima concentrazione. In stallo la scelta del sostituto di Traini

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17 ottobre 2013

Dell'Agnello

Dell’Agnello

PESARO – Una cosa è certa: Sandro Dell’Agnello non è superstizioso. Conosciamo coach che, dopo una vittoria così importante come quella di domenica scorsa in Irpinia, avrebbero riproposto tutto quanto fatto la settimana precedente, a iniziare dalla conferenza stampa, che prima del successo sulla Sidigas si era tenuta di venerdì, begli uffici della palestra di Baia Flaminia.

Dell’Agnello, invece, ha dato appuntamento alla stampa di giovedì, all’Adriatic Arena.

Domenica, c’è Caserta, la Pasta Reggia. E’  il passato che ritorna,  un passato remoto, troppo lontano, eppure otto anni non si dimenticano se dentro hai i valori che hanno contraddistinto la lunga carriera di giocatore di Sandro Dell’Agnello, che a Caserta arrivò ragazzo e partì uomo, con uno scudetto in bacheca.

Uno scudetto che sembrava impossibile, prima di quel fantastico 21 maggio 1991, quando la sfida tra elettrodomestici (Philips con Milano, Phonola con Caserta) arrise agli scugnizzi Gentile, Esposito (dolorante sulla lettiga a bordo campo dopo un gravissimo infortunio in gara 5), Donadoni, Rizzo, Tufano, Fazzi e Longobardi, tutti figli del Sud e, appunto, Sandro Dell’Agnello, livornese e due super americani, il professor Tellis Frank e Charles  Shackleford.

Ventidue anni e mezzo dopo, Dell’Agnello affronta – prima volta in serie A – il suo passato, remoto, lontano. Eppure ancora vivo nei sentimenti.
“Per i ricordi che ho, per la parte importante della mia vita trascorsa a Caserta, è indubbiamente una partita speciale. E’ stata la squadra dove ho giocato di più… un’eternità, pensando che oggi ci sono giocatori che si fermano un paio di mesi e poi se ne vanno.  Ho ricordi indelebili: affetto, risultati, gioie, dolori… Però domenica di quella Caserta dove giocavo io non c’è nemmeno una faccia…”. Salvo Carlo Giannoni, segretario, responsabile stampa…

“Ogni volta che vedo Caserta non rimango indifferente… L’ultima volta che l’ho affrontata? Qualche anno fa, in serie A2… La cosa curiosa è che negli anni d’oro, di Pesaro e Caserta, ci si trovava sempre nei playoff”.

Parte il nastro dei ricordi, Oscar, i tiri liberi falliti dal brasiliano che lanciarono la Scavolini verso lo scudetto, la terribile scazzottata tra Mike Sylvester e i casertani…
“Ne ho prese anch’io, ma qualcuna l’ho data… credo a Del Monte”.

Lasciamo i ricordi di lunga durata e passiamo a quelli più freschi, alla vittoria di domenica scorsa ad Avellino.
“Siamo contenti, soddisfatti, abbiamo conquistato due punti non pronosticabili. Due le chiavi di lettura: la prima è che dobbiamo prendere grande fiducia, anche se resto convinto che fra un paio di mesi Avellino sarà migliore di quella che abbiamo superato. Resta che si è vinto senza rubare e la fiducia in noi deve aumentare. Ed è vero che sta salendo la convinzione in noi stessi, nei nostri compagni e nel lavoro che stiamo facendo. Allo stesso tempo non si deve perdere di vista chi siamo, da dove veniamo e cosa dobbiamo fare per vincere le partite. Anche domenica non saremo certo i favoriti. Soprattutto non dimentichiamo che ci manca un giocatore e che ne abbiamo un altro da inserire…”.

Sembrerebbe un messaggio indirizzato all’esterno. E magari lo è, per smorzare i troppo facili entusiasmi di chi prima vede tutto nero, poi troppo rosa. Magari sarà meglio non vedere il… bianconero della Juve Caserta.
“E’ un’informazione che giro quotidianamente alla squadra: ragazzi, non perdiamo di vista chi siamo e purtroppo dobbiamo soffrire per vincere le partite”.

Fino a quando sarete con un giocatore in meno?
“Intanto vi racconto che Pecile ha ripreso ad allenarsi da un paio di giorni, ma al suo ritmo. Spero che oggi possa fare di più e soprattutto che possa darci un buon contributo domenica. Non dimenticate, però, che ha saltato sedici giorni di lavoro. Detto questo, provo a spiegare la situazione: come sapete, ammesso che si possa spendere, non sappiamo di quale entità. Sappiamo bene, invece, che non possiamo sbagliare. Così ci siamo dati qualche giorno di tempo, intanto perché il presidente accerti se abbiamo risorse per intervenire, e di quale entità. Poi per capire – in base alle risorse disponibili – dove si vorrebbe utilizzarle… Provo a spiegarmi meglio: se ho tre euro e devo prendere un giocatore per tappare un buco, non so se è la cosa che ci conviene, si tratti di un play o di un pivot. Allora cosa si fa: rischiamo, stiamo corti sperando che i tre euro diventino sei? Siamo in stallo, al momento tutto è possibile”.

Certo che con il Turner visto ad Avellino, forse forse…
“Stiamo valutando chi aggiungere e dove aggiungere… E ci poniamo la domanda: decidessimo di prendere un playmaker americano, lo troviamo più bravo di Turner?”.

Forse è più facile trovare un 4 migliore di Hamilton…
“E’ la verità”.

Coach, teme l’entusiasmo che, leggendo paragoni con Ginobili o Nash, magari solo per il passaporto, potrebbe inebriare i Musso e i Trasolini? Sabato eravate retrocessi, lunedì mattina sulle prime pagine di tutti i quotidiani… Insomma, la stampa non riesce mai a essere equilibrata; lo scriviamo noi, perché il commento di Dell’Agnello è molto delicato.
“E’ un classico del nostro sport… Intanto spero che i miei non abbiamo letto i troppi complimenti. Battuta a parte, è ovvio che faccia piacere, ma come dicevo prima – e già ieri li ho richiamati all’ordine – è chiaro che dobbiamo lavorare in un certo modo. Riuscissimo a fare tutto con grande concentrazione, potrebbe non bastare per vincere. Figuratevi se non ce la mettessimo perché  ci crediamo forti solo per avere vinto ad Avellino…”.

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