4 novembre 2013
PESARO – Uno sguardo al mondo della pallavolo femminile italiana, dalla serie A1 alla B, con lo sguardo attento di un grandissimo esperto: Luciano Pedullà, il professore. Doveva allenare in B1, ma poi questioni di sponsor hanno impedito un accordo tra due diverse società. Così Pedullà, che vive a Novara, allena l’US Cistellum Cislago che partecipa al Girone A di serie B2.
“Finora abbiamo perso e la stagione s’annuncia difficile, ma ho in squadra tante giovanissime che spero di fare crescere, come mi è riuscito in passato con atlete che sono diventate campionesse…”.
Una fra tutte: Leo Lo Bianco. La risposta ci consente di entrare nel merito dell’intervista: per fortuna, la pallavolo italiana, che pure vive una grave crisi, può contare su allenatori che lavorano con passione per regalare talenti al movimento.
“E’ vero, ma è altrettanto vero che a livello di serie A e di programmazione generale questo lavoro viene ignorato. Giocatrici che potrebbero fare parte dei campionati di vertice, che io ho segnalato – Bonifacio e Danesi – sono parcheggiate in serie B mentre potrebbero dare un contributo migliore di tante straniere. Arrivano giocatrici dal campionato francese o greco e non sono di primissimo livello, tanto meno delle due italiane citate che invece potrebbero fare ottime esperienza. Bisognerebbe che i dirigenti guardassero ogni tanto al lavoro della base e non solo a quello dei procuratori…”.
Gira e rigira siamo sempre lì: la lingua batte dove il dente duole, se è vero che molte squadre vengono allestite direttamente dai procuratori delle giocatrici.
“Lo ripetiamo per l’ennesima volta… E in che modo preferisco non commentarlo”.
Domenica abbiamo visto, grazie alla diretta su Sportube 2, Urbino contro Novara. Sarà sicuramente colpa della crisi economica che ha messo in difficoltà la pallavolo italiana, ma il livello è imbarazzante.
“Ha ragione a sottolineare la situazione economica, però chiedo: se il livello è imbarazzante, perché siamo andati a prendere straniere che hanno inflazionato il nostro torneo e non ci danno niente di positivo? Mi riferisco a palleggiatrici che fanno fatica a trovare un posto nelle loro Nazionali, che sono meno forti di quella italiana; parlo di giocatrici che vengono da campionati che hanno difficoltà a qualificare squadre alla Challenge Cup, torneo che noi abbiamo sempre ignorato. Ora, anziché ingaggiare queste atlete, meglio fare emergere le nostre di A2 e B1 o quelle che in passato hanno partecipato all’Under 18 con buon talento e buoni risultati…”.
Nella stagione più difficile della pallavolo pesarese, persa la serie A1, abbiamo avuto la fortuna di contare su una squadra di B1 che allinea giocatrici che hanno preferito restare o venire qui anziché andare a scaldare la panchina in serie superiori. Mi riferisco ad Alessia Fiesoli e Giulia Carraro che hanno scelto Pesaro per crescere ancora con Matteo Bertini.
“Spesso e volentieri ci si trova a fare una serie A2 senza la sicurezza di crescere tecnicamente con un allenatore che abbia voglia di puntare su lavoro, senza la certezza di competere per un posto in squadra. E’ positivo che ci siamo ancora tecnici che lavorano bene, sui giovani; negativo che non si riesca a lavorare con queste ragazze in un campionato qualificato che propone soprattutto straniere”.
Luciano Pedullà è un grandissimo conoscitore del volley femminile: cosa pensa della squadra allestita da Barbara Rossi e Matteo Bertini?
“Lei è sempre molto generoso nei miei confronti. Io non conosco tutte le ragazze italiane. Ne conosco molte, anche se cerco di mantenermi informato. Di sicuro Volley Pesaro è una formazione intelligente e interessante. Quando leggo i nomi che compongono il roster di una squadra, mi chiedo subito se mi piacerebbe allenarle. Dico la verità: in serie A ce ne sono davvero poche. In serie B, per fortuna, non mancano. Fra queste sicuramente Pesaro, che seguo con simpatia e attenzione; ogni tanto mi sento con Sorbini. Voi sapete che a Pesaro sono stato benissimo e ho un ricordo molto piacevole e di grande stima della società”.
Nel calcio, una volta, c’era un premio importante: il Seminatore d’Oro. Era assegnato agli allenatori che lanciavano i giovani. Ci fosse nel volley, Pedullà ne avrebbe vinti tanti. Anche la scorsa estate, a Loreto, la squadra da lei allenata, la Lombardia, ha conquistato il Trofeo delle Regioni.
“In verità, io sarei più un “raccoglitore d’oro” che un Seminatore, perché i seminatori sono tutti gli allenatori lombardi che fanno un grandissimo lavoro e sono veramente bravi e qualificati. Vi racconto cosa ha detto un allenatore qualche giorno fa: “Si fanno tanti stage delle nazionali per trovare i talenti. Basterebbe venire a vedere quelli della rappresentativa lombarda per averne già diversi di alto livello”. Quest’anno, ho tre ragazze che vanno sopra i 3 metri e 5 centimetri. Un dato che conferma come il lavoro di base sia veramente notevole”.
Ovviamente, Luciano Pedullà non fa solo l’allenatore e il selezionatore, anzi il “raccoglitore”. Segue tutte le partite possibili, anche se la chiusura di Sportitalia è stata un duro colpo per la pallavolo. Per fortuna c’è laola1.tv, dove si vedono le coppe europee. E anche Rai Sport fa del suo meglio. Sabato sera ha mostrato in diretta la sfida tra Ornavasso e Busto Arsizio…
“E mi ha fatto piacere rivedere in campo Serena Ortolani. A pochi mesi dalla nascita di Gaia, l’ho vista in splendida forma…”.
Noi abbiamo ammirato anche Chirichella, Muresan e Signorile…
“Il grande merito di Ornavasso – conclude il Professore – è avere preso tre talenti lanciati da Pesaro!”.
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