Fresina, candidato sindaco di Pesaro: “Serve un cambio nell’amministrazione cittadina e un movimento che metta fine alle spese e incompetenze della Regione”

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30 novembre 2013

Massimo Fresina*

 

Ben sapevo, quando ho reso pubblica la mia intenzione di candidarmi a Sindaco di Pesaro, che non sarebbe stato facile o normale. La mia candidatura, senza imprimatur politici di partiti, gruppi esistenti nel territorio, comunque legati al fare consolidato ed al consociativismo di lunga tradizione, ha determinato stupore. Uno Stupore determinato dal chiedersi il perché della scelta. Perché una persona decide di sfidare un sistema che controlla non solo il potere economico cittadino ma lo determina, “obbligando” la scelta elettorale? Perché si rinuncia al tranquillo vivere nella città, per scontrarsi, perché così sarà, con il moloch del potere stratificato? C’è una prima risposta che, sono convinto, costoro non capiranno: sono innamorato della nostra città. Un Amore datato ma attuale, che non riesco ad abbandonare. Non ho avuto innamoramenti per altre città. Certamente mi piacciono altre città, le stimo, apprezzo ma di Pesaro sono innamorato. Ora, se amore significa lottare fino all’ultimo perché non lo si perda, si può comprendere questo mio schierarsi.

Massimo Fresina

Massimo Fresina

Al di là delle metafore, Pesaro ha veramente bisogno d’amore. Guardarla, osservarla, come con gli occhi disincantati di colui che ci arriva la prima volta determina sgomento. Una Città che si sta piegando su se stessa, perdendo, giorno dopo giorno, le qualità e virtù che aveva. Dicono sia colpa della crisi mondiale ma, così non è nello specifico. Certamente la crisi conta ma anche l’abbandono, il disinteresse e il conseguente saccheggio materiale e morale. Chi ha amministrato ha dimostrato e dimostra l’arroganza verso la collettività tutta. Quando si amministra, lo si fa per tutti, perché tutti partecipano alla vita collettiva. Non ci possono essere sacche privilegiate di luoghi, gruppi e persone. L’ultimo pesarese deve essere uguale al primo, in quanto cittadino. Così non è da lungo tempo, così non è nella testa degli attuali amministratori. Ho già detto che le mie radici sono socialiste, nella tradizione nobile e non dimenticata della giustizia sociale e morale. Aperto e disponibile con e verso tutti coloro che vogliono partecipare perché si possa invertire, drasticamente, il modo di operare sulle spalle dei cittadini pesaresi. Per dirlo in maniera vecchia ma attuale, non importa di che colore sia il gatto. Importante che prenda il topo e il topo oggi è il cambio morale e materiale della amministrazione. Un cambio che mi impone di curare non solo l’amministrazione della città ma di proporre anche la costruzione e la guida di un movimento che spinga alla “chiusura” della Regione Marche, centro di spesa fuori controllo, senza più regole, e dove sembra alberghi l’incompetenza, la superficialità e la faciloneria.

*Candidato sindaco di Pesaro

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