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7 dicembre 2013
Massimo Fresina*
A Pesaro in tanti continuano a chiedermi il perche’ della candidatura. Si tratta di persone che vogliono sapere non solo il perche’ ma la logica dello sfidare il potere acquisito e storico. Sembra che questo scontro affascini piu’ della stessa scadenza elettorale e della importanza della posta in palio, la direzione della citta’. Per mia abitudine diffido dei luoghi comuni, delle generalizzazioni e delle semplificazioni. Non parlero’ mai di una citta’ brutta in se, ecc. No, devo riconoscere che, nella storia di Pesaro, ci sono stati momenti importanti ed anche straordinari. L’Amministrazione del sindaco Marcello Stefanini, per esempio, e’ stata fondamentale ed esemplare anche per la realta’ italiana ma devo altresi’ riconoscere che la decadenza del dopo Stefanini e’ stata terrbile. La curva in discesa della gestione del centro sinistra e delle nuove alleanze con margherite ecc. si vede chiaramente. Anzi, piu’ che solo vedersi, la si vive quotidianamente. Non saranno le prossime elezioni amministrative che cambieranno l’Italia ma saranno elezioni che potranno cambiare Pesaro. Ora mi domando e domando come sia possibile amministrare la nostra citta’, quando e’ un gruppetto di 3-4 persone a decidere? Come pensare che si possa cambiare quando un gruppo ristretto di “politici” si riunisce, da anni, per decidere futuro, piani, varianti ed altre questioni fondamentali per la citta’, senza che consiglio e, soprattutto, i cittadini abbiano voce in capitolo. Frutto di una deriva della partecipazione popolare e di una delega in bianco, costoro pensano che il loro operare sia quello degli interessi collettivi e non dei loro. Tra alcuni mesi Pesaro sara’ chiamata per decidere se continuare cosi’ o ribaltare drasticamente questo modo di fare. Sara’ chiamata per decidere se accettare la decadenza materiale e morale, oppure se cambiare e parlare differentemente da costoro. Parlare di e per una citta’ che vuole vivere non in alcune stanze e in alcuni spazi e per piccoli gruppi, quanto piuttosto per la collettivita’ tutta. Passiamo da un parlare vacuo sulla Felicità, alla ricerca e costruzione della Bellezza, così calpestata e poco considerata. Passiamo dalla Felicità privata alla Bellezza Pubblica. Il Bello è il primo passo verso il buono e verso ciò che è utile e giusto per la comunità. Come citava ieri il prof. Salvatore Settis, in una grande sala colma di persone, l’architettura può essere una “seconda natura” e l’arte una “seconda lingua”. E allora ripartiamo da un piano regolatore che abbia al suo centro il Bello. Dalla bellezza di una citta’, oggi smunta, il passaggio ad una politica di partecipazione e di solidarieta’ nuova il passo è breve. Gia’, una citta’ bella, solidale e finalmente giusta.
*Candidato sindaco di Pesaro
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