La dura analisi della Cgil della condizione economica

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9 dicembre 2013

Simona Ricci

Simona Ricci

Simona Ricci*

PESARO – La scorsa domenica, a Fano, Aldo Bonomi, uno che conosce bene il nostro territorio da un punto di vista economico e sociale, ha presentato il suo ultimo libro “Il capitalismo in-finito” nel quale, con grande maestria, racconta della fine di quel “capitalismo molecolare” o capitalismo dei territori che è stato la fonte del nostro relativo benessere negli ultimi vent’anni, quel capitalismo che oggi mostra tutti i suoi limiti, in mezzo ad una crisi o, meglio, ad una “metamorfosi”, come la definisce lui, che preme sulla carne viva delle persone, un passaggio dolorosissimo tra ciò che non saremo più e ciò che non siamo ancora.

Non abbiamo quella “piattaforma produttiva” che costituirebbe una base possibile per ripartire: poche medie imprese, le uniche ad essersi salvate dalla crisi e le uniche che potrebbero fare da traino alle piccole e all’impresa artigiana diffusa, infrastrutture risibili, neanche l’ombra di una logistica e di un sistema di trasporti all’altezza, nessun centro di ricerca, nessun polo tecnologico, un sistema fieristico da cui siamo definitivamente fuori, un nuovo ospedale di cui avremmo bisogno, pensato nel luogo e nel modo sbagliati e chissà se mai sorgerà,una migrazione sanitaria passiva che ci colloca in fondo alla classifica italiana , produzioni a basso valore aggiunto da sempre, un sistema creditizio inadeguato e in parte sconfitto dalle carte giudiziarie, un sistema istituzionale frammentato e con una Regione lontana, lontanissima, come tante delle ultime vicende dimostrano. Da ultimo, la dura condanna di CGIL CISL UIL Marche alla Regione, praticamente su ogni politica e su ogni scelta, in particolare quelle che riguardano il lavoro e lo sviluppo, giudicate insufficienti ed inadeguate. Come CGIL provinciale l’avevamo denunciato tempo fa, ricevendo in cambio silenzi istituzionali o dichiarazioni che tendevano a sminuire fatti acclarati ed inequivocabili. Ma la nostra crisi è una crisi di sistema territoriale e come tale andrebbe sviscerata, discussa e affrontata. La caduta verticale del PIL della nostra Regione, il peggior dato delle regioni del centro (dati Istat), nel triennio pari ad un meno 3%, con un contributo dell’industria alla caduta dell’occupazione (- 4%) tra i più alti del paese, la dicono lunga sulla drammaticità della crisi e sull’inefficacia di quanto fatto sin qui per affrontarla.

E mentre il crollo dei redditi e dei consumi del nostro territorio, anche in rapporto al resto della Regione, raggiunge livelli inaccettabili, assistiamo, pur avendolo denunciato e richiesto interventi tempestivi, ad una sostanziale inerzia, salvo qualche rara eccezione, anche nell’affrontare uniti e non divisi una vera e propria emergenza sociale. Lo smantellamento delle province, improvvido e raffazzonato, preoccupa in particolare perché rischia di creare, nell’immediato, un vuoto istituzionale e di politiche proprio quando occorrerebbe invece un’azione più efficace ed incisiva, sulle politiche per il lavoro e la formazione. Tutto ciò aggrava la condizione delle persone, arrabbiate, deluse, sempre più povere. Nel paese culla dei trasformismi il rischio è che la grande voglia di cambiamento e di rinascita venga stretta nell’abbraccio soffocante dei conservatorismi diffusi, magari travestiti di nuovo, e dei populismi più beceri. E che, ancora una volta, a rimetterci, siano i più deboli.

*Segretaria genrale provincia Cgil Pesaro Urbino

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