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16 dicembre 2013
Sandro Candelora
FANO – Qualunque sia il suo credo religioso, che non sta certo a noi sindacare, Mirco Omiccioli dimostra di sapere coniugare come pochi le tre virtù teologali. La fede, forte, quasi incrollabile, gli deriva da una storia personale che lo lega a doppio filo con la causa granata, lui che quando era appena adolescente sbocciò e si impose come uno dei talenti più puri (e, per atroce contrappasso, sfortunato come pochi altri) mai prodotti dall’Alma Juventus nella sua secolare vicenda. Ci crede dunque in quei colori, in quella maglia che sente addosso quasi come una seconda pelle. Non gli fa poi di certo difetto la speranza, visto che in estate c’è voluto del sano coraggio (o totale incoscienza?) ad accettare l’incarico di tornare a Fano, quando aveva di fronte solo una manciata di certezze che sparivano al cospetto della mole delle inquietanti incognite. Tecniche, organizzative, societarie e di chissà quale altra natura. Lui l’ha fatto senza indugio e questo torna a pieno merito, costituendo ulteriore riprova del suo attaccamento. La carità, da ultimo, la palesa ogni giorno, sopportando i chiari di luna di una dirigenza estemporanea e birichina, che oggi dice una cosa e domani ne fa un’altra, nonché le ristrettezze di una stagione che lo vede tentare (riuscendovi peraltro alla meno peggio) di fare il massimo con il poco (e male assortito) che gli hanno messo a disposizione. In ossequio a tale ‘pietas’ certosina, eccolo allora spendersi sul campo di allenamento in appassionanti lezioni di tecnica e tattica, richiamando alle giuste giocate ed ai congrui movimenti chi, vecchio bucaniere o tenero mozzo della ciurma, non si attiene alle sue direttive. Lo fa tuttavia con stile, mai trascendendo, in omaggio ad un carattere pacato che lo porta sempre a preferire il confronto allo scontro, la spiegazione civile alla prevaricazione violenta. A costo di essere tacciati di ruffianeria, ammettiamo che il suo modo di fare ci piace, ricordandoci in tutto e per tutto le maniere di Guidolin, un maestro di educazione, un altro allenatore capace di interpretare il calcio con vivissima, viscerale passione senza però che essa degeneri in biasimevole, degradante esagerazione. In tal senso, per quello che ha fatto, per quanto sta facendo e per ciò che potrà fare, oltre che per come lo fa, auguriamo al buon Omiccioli una futuro prossimo in grado di ripagarlo dell’amore che mette nel suo mestiere e della dedizione che gli fa mandare giù più di un boccone amaro. Dopotutto, se è vero che i meriti prima o poi vengono ricompensati, a lui il minimo con cui ha convissuto (e non per colpa sua) troppo a lungo dovrà sacrosantamente essere tramutato nell’abbondanza. Di onori e soddisfazioni. Anche a maggior gloria dei destini granata. Amen.
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