INDICE COMIT, pu24 Economia a cura di R.Zoli: La crisi è finita, ma il disagio continua (parte prima)

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18 dicembre 2013

Romano Zoli

Romano Zoli

PESARO – Analizzando la situazione italiana prima e poi in particolare quella del distretto provinciale pesarese (che tratteremo nel prossimo articolo su “Il Territorio di Pesaro, Fano e Urbino”) notiamo, in rapporto ai recenti processi di globalizzazione, come il nostro sistema sia basato essenzialmente sulla capacità produttiva dei territori denominati distretti produttivi. Negli ultimi dieci anni il capitalismo del territorio ha avuto pesanti ristrutturazioni che hanno interessato le grandi imprese, ma ciò nonostante è riuscito a riorganizzarsi attraverso il suo modello di produzione. La Fiat ristrutturata e dimagrita dei giorni nostri non è più la Fiat degli anni ‘70 e’ 80.  Marchionne ha intuito, prima di altri, che lo slogan che era stato vincente allora, quello dell’americana Ford “Ciò che fa bene alla Fiat fa bene all’Italia”, andava rovesciato in “Se va bene il sistema Paese, il sistema produttivo, allora andrà bene anche la Fiat”.

Accanto alle poche grandi imprese, abbiamo circa 6.000 medie imprese che hanno attuato processi di internazionalizzazione e che rappresentano la vera ossatura del capitalismo italiano, una struttura di importanza essenziale. A queste si aggiungono 400.000 imprese cresciute, diciamo cosi, all’italiana. Infine ci sono circa 5.500.000 di professionisti di varie tipologie.                                                                                                                                                        Sommando tutte queste classificazioni si può concludere che in Italia vi sono circa 30 milioni di persone che vivono di impresa.

Malgrado ciò continuiamo a ragionare come se esistesse  solo il pubblico impiego  senza renderci conto di quanto sia cambiata la composizione sociale.

Sotto ai nostri occhi è avvenuto un grande processo di ristrutturazione competitiva, in cui si è trasformata completamente la visione, passando da un approccio economico nazionale a una economia globale. Questo salto è stato compiuto da imprenditori che, magari non parlando nemmeno inglese, hanno saputo ugualmente operare con successo anche in questo nuovo contesto globalizzato. E hanno cambiato le loro aziende, che ora hanno uomini che si occupano di marketing, d’innovazione, di prodotto, e che l’inglese lo parlano benissimo.

Questo processo ha avuto luogo mentre eravamo circondati da una insistente retorica del declino, fatta da chi sosteneva altri modelli e decretava l’impossibilità per l’Italia di farcela, perché non avevamo una Borsa Valori sufficientemente forte, perché eravamo senza grandi imprese, perché non producevamo più  e non saremmo mai riusciti a reggere la sfida competitiva.

Eppure siamo usciti dalla crisi, anche se il disagio continua con quotidiani problemi urgenti da affrontare.

Il punto centrale è dato dal rapporto con le Banche, che sta lentamente cambiando e a cui dobbiamo ricominciare ad avvicinarci; abbiamo TUTTI, banche e clienti, una nuova opportunità di confronto e di chiarezza. La necessità di operare in un ambito globalizzato impone l’utilizzo di Reti finanziarie che sappiano accompagnare le imprese sui mercati mondiali.                                                                                          

Non possiamo non menzionare il problema rappresentato dal sistema Università, spesso estraneo alle reali esigenze di chi opera sul campo, con un dannoso divario tra i piani di studio offerti e il fabbisogno delle imprese.

Non da ultimo la necessità di rapportarsi  in modo diverso  con la politica. Abbiamo il dovere di ricreare circostanze che avvicinano il cittadino alla politica, un rapporto non più confinato nell’ambito locale o provinciale, ma anch’esso proiettato verso  dimensioni più ampie, Regioni, Stato, Europa.

Ci si deve muovere dai Territori alleandosi  con le Reti finanziarie, e assumendosi la responsabilità di rappresentare un Paese che è molto meglio di quanto ci raccontano tutti i giorni.

3 Commenti to “INDICE COMIT, pu24 Economia a cura di R.Zoli: La crisi è finita, ma il disagio continua (parte prima)”

  1. Adolfo scrive:

    Articolo incisivo,pragmatico,ma allo stesso tempo sognatore di un mondo diverso, di una finanza diversa fatta di persone ma con la consapevolezza di vivere in un mondo globalizzato con tutte le conseguenze del caso.Non dimentichiamoci la Forza delle Banche locali vera ossatura del sistema economico che sta contribuendo a sostenere un economia ancora molto, TROPPO debole.

  2. L'uomo dei sogni scrive:

    La prima parte dell’articolo del dottor Zoli è come un pugno nello stomaco di noi italiani. Migliaia e migliaia di imprese, piccole, medie e grandi, costrette a lavorare in situazioni difficili perchè politiche miopi e inconcludenti ci hanno ridotto quasi sul lastrico.
    ma alla fine Zoli si riprende (meno male…) e ci regala un sogno, quello di tornare a vedere che le banche si riprendono il loro lavoro, cioè quello di “fare le banche” e di aiutare le imprese, i risparmiatori onesti e non più enti preposti a comprare e smistare nel mondo titoli tossici per ingrassare le tasche di pochi a spese dei molti che cascano nel tranello. E questo movimento riparte dalle piccole banche, che agiscono e si impegnano sul territorio, in una specie di “Porta a Porta” (non quella di Vespa…) quotidiano.
    Ecco perchè, da uomo dei sogni, sono felice di leggere articoli come questi: se ci sono persone che amano il loro lavoro, che ricominciano a sorridere, per l’Italia ci sarà ancora un futuro!

  3. Massimo scrive:

    Vero,mi associo “all’uomo dei sogni” Nelle piccole banche del e per il territorio stà la salvezza, banche che conoscono le persone un contatto diretto, umano, non affidato ai dei logaritmi, dove ogniuno è un codice cifrato e la moneta stessa è un logaritmo al pari dei Bitcoin.

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