La Cgil denuncia: “Gestione sanitaria pubblica disastrosa. Così si aprono praterie per i privati”

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7 gennaio 2014

Simona Ricci*

PESARO – E’ appeso oramai da mesi all’ingresso della città di Fossombrone un inquietante striscione (ovviamente abusivo)  raffigurante un avvoltoio nero che, a quanto pare, dovrebbe volteggiare su ciò che resta dei servizi sanitari della nostra provincia. Nessuno si preoccupa di rimuoverlo. Di questi tempi è alto il rischio di abituarsi al peggio.

Simona Ricci

Simona Ricci

Allora è necessario, io credo, riportare l’attenzione non sul particolare, ma sull’oggetto nella sua interezza, nel merito delle questioni che riguardano il sistema sanitario del nostro territorio provinciale e della regione nel suo complesso. Come stanno facendo le organizzazioni sindacali della dirigenza medica in queste settimane, come Cgil Cisl e Uil regionali stanno cercando di fare da mesi, come tutti noi stiamo facendo, assieme ai lavoratori dei servizi sanitari, senza contratto da 4 anni e in condizioni di lavoro sempre più precarie e difficili. E con loro, tutti i cittadini del nostro territorio che, nel giro di pochi anni, hanno visto peggiorare e degradare sensibilmente la quantità e la qualità dei servizi sanitari, ospedalieri e territoriali, nonostante gli sforzi di gran parte dei professionisti e degli operatori. Le prove  sono sotto gli occhi di tutti, evidentissime: un’Azienda unica regionale, piena di difetti sin dalla nascita, che finge di riorganizzare se stessa, cambiando nome  e abito, direttori e modelli organizzativi, 3 o 4 volte nel corso di questo decennio, con un atto aziendale, necessario per legge, che risale al 2005 e che raffigura un’azienda nei fatti non esiste più

Praticamente impossibile districarsi nelle delibere di giunta che modificano e ri-modificano ad ogni piè sospinto. E il risultato è un’ estrema confusione organizzativa, dove nessuno sa più chi fa cosa, dove è impossibile progettare e programmare,  dove si tira avanti alla giornata. Peccato che si tratti di giornate che dovrebbero servire a far guadagnare salute, pubblica, ai cittadini. Pur in un contesto nazionale fatto di tagli pesantissimi, si poteva fare decisamente meglio.

E poi ci siamo noi, un territorio provinciale inspiegabilmente penalizzato dai tagli e dal riordino della rete ospedaliera, che aveva bisogno certamente di essere riorganizzata, qualificata e accentrata verso gli ospedali di rete di Pesaro, Fano e Urbino. Invece che accade? Che pur avendo una mobilità passiva verso altre regioni che grida vendetta, sopratutto verso l’Emilia Romagna che con noi banchetta, la Regione ha deciso di ridurre i posti letto da 1.073 a 1.000, 2,73 ogni 1000 abitanti, ben oltre qualsiasi parametro possibile e immaginabile, con Macerata ed Ascoli che stanno rispettivamente al 3,60 e al 3,74, assegnandoci il bluff dei cosiddetti “posti letto per cure intermedie”, 50, che nessuno a tutt’oggi sa cosa siano e soprattutto dove siano. Sarebbe utile sapere quanti siano a tutt’oggi i posti letto della rete ospedaliera effettivamente operativi perché a noi risulta che molti reparti, soprattutto quelli di medicina e lungodegenza, siano strapieni, che molti pazienti sono costretti al pellegrinaggio da un ospedale all’altro e da un reparto all’altro, che le liste operatorie siano lunghissime, alimentando così la mobilità passiva, che il percorso delle dimissioni protette, nonostante lo sforzo degli operatori, faccia acqua da tutte le parti, che il sistema della residenzialità post acuzie sia largamente insufficiente e mal distribuito nel territorio, che di Case della Salute neanche l’ombra, che ci candidiamo come Area Vasta, secondo quanto previsto dalla Delibera di Giunta regionale 919 del 17/6/13 a fare un’altra sperimentazione gestionale di chirurgia ambulatoriale (a Fossombrone?) quando sarebbe utile fugare ogni dubbio sulla Montefeltro Salute srl (l’unica sperimentazione gestionale pubblico-privata della Regione) fornendo a tutti i soggetti sociali e istituzionali un bilancio d’attività e di risultati, che l’Azienda Marche Nord opera con budget ridottissimi rispetto alle sue capacità e potenzialità, che la sanità territoriale, tutta, sia in enorme sofferenza, che i carichi di lavoro degli operatori siano, un po’ ovunque, insopportabili, con grave disagio per i cittadini. Non c’è alcuna ragione plausibile, di tipo tecnico, organizzativo e sanitario, per cui questo territorio debba sopportare questi tagli così pesanti, se non per lasciare “praterie” aperte alla sanità privata, dalla quale, finora, eravamo riusciti a sopravvivere, anzi, a vivere benissimo.

Sarebbe necessario, se non urgente anziché perderci nei particolari, discutere dell’insieme. Prima che tutto vada definitivamente perduto.

* Segretaria generale Cgil Pesaro e Urbino

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