di Redazione
28 gennaio 2014
PESARO – “Ho consegnato qualche giorno fa alla stampa pesarese una nota sulla mia idea di organizzazione della sanità sul nostro territorio. La nota è stata divulgata ed ha anche determinato delle reazioni, comparse sempre sulla stampa locale. Quella più diretta era firmata dalla dottoressa Catalano, attuale assessore ai servizi sociali del Comune, in precedenza vicesindaco e, ancora prima, primario oncologo del nostro ospedale; non è stato l’unico commento ma penso che lei fosse stata incaricata dalla nomenklatura di rispondere”.
Inizia così il commento di Massimo Fresina, candidato sindaco di Pesaro che venerdì 31 alle 18 incontrerà i cittadini in piazza Lazzarini, che continua: “Infatti, come è costume della vecchia classe dirigente, ben salda al potere (si spera ancora per poco) la risposta non è stata nel merito ma assolutamente fuori tema. Secondo lei io, come tutti quelli che non vogliono arrivare a modificare nulla, avrei contestato l’ospedale unico con il solo scopo di non realizzarlo. Completamente altro era il mio discorso”.
La proposta di Fresina:
1. Pesaro come Ospedale per acuti nelle due sue articolazioni del San Salvatore e di Muraglia e con il supporto dell’Ospedale di Urbino;
2. le emergenze gestite dal sistema del 118 e dei Pronto Soccorso di Pesaro Fano e Urbino con il supporto di un servizio di eliambulanza a partenza dall’Ospedale di Pesaro e a servizio di tutta la provincia;
3. Fano come Ospedale per lungodegenza riabilitazione e malattie croniche e degenerative con il supporto di Fossombrone e di Galantara. (In alternativa: chi offre queste prestazioni che sono quelle più richieste e carenti, peraltro previste in ulteriore incremento?).
“Faccio poi solo un richiamo, per inciso, a quanto da me detto sull’importanza delle prestazioni territoriali in capo all’ASUR Area Vasta 1, soprattutto per quanto attiene alle dimissioni protette, al sostegno ai malati psichiatrici, ai pazienti anziani ed ai pazienti affetti da demenza. Utenza questa che non trova esaustive risposte nel sistema che comprende le RSA e/o Case di riposo ora gestite in maniera “approssimativa”. La Regione su questo punto non da e non ha dato risposte adeguate, distinguendo anche tra figli e figliastri: figli, quelli delle aree del cosiddetto quadrilatero; figliastri, noi che viviamo nella provincia di Pesaro e Urbino. Ho poi scritto che la suddivisione organizzativa da me proposta deve essere la guida per la sistemazione da subito dei diversi ospedali della provincia superando lo schema, assurdo e folle, che si sta seguendo attualmente e cioè: acuti con problemi chirurgici a Pesaro, acuti con problemi non chirurgici a Fano, oncologici a Muraglia. Poi, siccome devono mediare sulle richieste provenienti dai diversi attori politici in campo, cosa fanno questi signori? Tolgono l’Urologia da Pesaro e la danno a Fano così come la Psichiatria, dividono a metà l’Ortopedia, dividono a metà l’alta tecnologia della Radiologia, tagliano a metà i letti della Medicina di Pesaro e così andare. In tal modo contraddicono la loro stessa impostazione e, per meri interessi di bottega, creano una gran confusione e riducono di molto le prestazioni a tutto discapito della qualità delle stesse e della salute dei cittadini. I cittadini infatti, ben consapevoli sulla propria pelle di questo, se possono, vanno a curarsi altrove”.
Conclusione: “Si innesca così un circuito vizioso di progressivo impoverimento della nostra sanità a tutto vantaggio delle regioni con maggiore qualità. Più ci impoveriamo più le nostre strutture decadono così come la nostra qualità. Inoltre, nel 2013, se non bastasse, oltre ai tagli realizzati per la sbandierata unificazione Pesaro-Fano, tra gli accorpamenti per le ferie, le manutenzioni del vecchio e i lavori ordinari, l’Ospedale di Pesaro è come fosse stato di fatto chiuso per almeno 4 mesi. Si quantifichi poi il disagio e il costo dello spostamento dei pazienti e del personale che vanno avanti e indietro tra Pesaro e Fano e, già che ci siamo, di quelli che si spostano nelle varie sedi dell’Area Vasta. Allora altro che Ospedale Unico. Per come è stato impostato e avviato il progetto invece di due ospedali non ne abbiamo neanche uno e quello nuovo è di là da venire. Parleremo di un nuovo ospedale unico quando saranno messi sul tavolo i soldi: “Mostrare moneta, vedere cammello”. Oggi con il miraggio dell’Ospedale Unico, peraltro a Fosso Sejore, si fa passare una riorganizzazione folle e sciagurata da cui sarà faticosissimo ma inevitabile tornare indietro. Poi, cara Catalano, quando ci farete vedere i soldi e non le chiacchiere, ben venga un Ospedale nuovo a Pesaro e un nuovo Ospedale a Fano, o magari un nuovo Ospedale Unico Pesaro-Fano moderno ed efficiente. Nel frattempo, Lei e tutta la nomenklatura, rispondete nel merito e non prendeteci per i fondelli”. Massimo Fresina.
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