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3 febbraio 2014
Marco Signoretti*
PESARO – Se dovessi scegliere un pensiero che meglio di altri può esprimere in sintesi lo scopo e il significato del viaggio che mi appresto a intraprendere con un gruppo di studenti del liceo scientifico e musicale “G. Marconi” in Etiopia nella missione di Abbà Marcello, sceglierei un pensiero di Michel de Montaigne: “Ogni altra scienza è dannosa a colui che non ha la scienza della bontà”.
Bontà e umanità sono i valori che ispirano questo progetto che dura da anni.
Oltre a portare il contributo di tutto il liceo per il centro di accoglienza dei bambini di strada con lo scopo di sostenere il loro diritto al cibo e all’istruzione, andremo per incontrare un popolo povero ma gioioso e accogliente, che nei viaggi precedenti ha saputo infondere nei nostri studenti fiducia e amore per la vita impartendoci una grande lezione di umanità.
Spesso in classe mi trovo a ripetere ai miei giovani studenti: “In questi anni di liceo dovete crescere in scienza e conoscenza, ma non dimenticate di accrescere anche la vostra umanità perché, come giustamente afferma Hermann Hesse, “il compito primario che dobbiamo svolgere nella nostra vita è quello di elevarci dalla bestia all’uomo”.
Non è scontato che ciò avvenga.
E’ sufficiente guardarsi attorno per scoprire quanto spesso siano gli istinti a dominarci e a guidare i comportamenti umani: l’istinto di possesso, dominio, ricchezza e di piacere senza regole.
Ripeto loro che la società ha bisogno di medici, di ingegneri, di professionisti, ma soprattutto di uomini che non siano disposti a rinunciare alla loro umanità per interesse, che sappiano amare e rispettare se stessi e gli altri, essere sinceri e coerenti con i principi che la loro coscienza o religione ispira.
Senza umanità, che costituisce l’essenza del nostro essere, si precipita nella corruzione, nell’inganno, nella furbizia e nella sopraffazione.
Un uomo che si allontana dai valori umani, assomiglia a una casa senza fondamenta… è destinato alla rovina.
Umanità, ecco che cosa hanno trovato i quaranta giovani studenti che in questi anni hanno avuto l’opportunità di fare il viaggio in Africa.
Un’umanità semplice e generosa, accogliente e festosa.
Un’umanità così coinvolgente che ha spinto uno dei nostri studenti ad affermare in una intervista: ”Pensavo che il dramma fosse arrivare in Africa, il dramma è stato invece tornare in Italia” (Filippo) .
E’ un pensiero che mi ha fatto molto riflettere. Forse ai nostri giovani, senza accorgercene, diamo una quantità smisurata di cose superflue e sottraiamo loro quel “poco” che è necessario per vivere sereni ed essere contenti di stare al mondo.
L’esperienza africana li aiuta a riscoprire l’essenziale e a toccare con mano ciò di cui hanno realmente bisogno.
Essere accolti gioiosamente da chi va loro incontro, avere relazioni sincere e spontanee, liberi da maschere da indossare per essere accettati dagli altri. Scoprire che l’altro ha tempo per ascoltarti e condividere un tratto di strada con te, sentire che non stai rubando del tempo se ti intrattieni a conversare.
Accorgerti che sono felici che tu sia lì con loro e che in quel momento sei più importante di ogni altro impegno o progetto, perché è il presente che conta e che loro sanno vivere intensamente.
Quest’esperienza ha lasciato nella vita dei nostri studenti una traccia indelebile.
L’umanità originaria e autentica che hanno incontrato e in cui si sono rispecchiati li guiderà e sosterrà nelle scelte importanti e decisive della loro vita.
Per questo motivo anche quest’anno intendiamo consentire ad altri studenti di fare questa arricchente esperienza.
*Assessore comunale alla Cooperazione Internazionale
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