di Redazione
7 marzo 2014
PESARO – Cala il sipario sull’ottavo Congresso della Cgil. Il nuovo Comitato direttivo ha rieletto Simona Ricci segretaria generale della Cgil provinciale. Su 74 componenti hanno votato in 54: 41 i voti favorevoli, 9 i contrari e 4 gli astenuti.
Durante la due giorni all’hotel Flaminio sono stati dibattuti numerosi temi: la crisi, il ruolo del sindacato, la situazione politica, l’immigrazione, le politiche di genere, la sanità che non è più per tutti, la rappresentanza.
Si è paralato di legalità, con l’intervento di Maurizio Amadori, segretario della Filt Cgil (Trasporti).
L’illegalità in questo settore è diffusa. Proprio a Pesaro, la Filt Cgil si è costituta parte civile in un processo (e il giudice le ha dato ragione) nei confronti di un’azienda del territorio che costringeva i suoi lavoratori a turni massacranti senza alcun rispetto delle regole minime di sicurezza, a partire dal rispetto delle di riposo. Il risarcimento è stato devoluto all’associazione Libera.
La frizione tra Fiom e Cgil è emersa anche al congresso di Pesaro, attraverso un duro intervento del segretario generale della Fiom Marco Monaldi.
E’ stato chiesto di mettere ai voti un ordine del giorno firmato da tutti i delegati del sindacato metalmeccanici (respinto dalla Commissione politica e per questo, come prevede il regolamento, sottoposto al voto del congresso), molto critico nei confronti dell’accordo sulla rappresentanza sottoscritto da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil il 10 gennaio. Nel documento, tra le altre cose, si chiede che il testo venga sottoposto al voto di tutti i lavoratori e le lavoratrici interessati.
Dura la replica della segretaria Simona Ricci: “Quel testo si poteva modificare, migliorare, ma con questo ordine del giorno e con il rifiuto di una mediazione (nella commissione politica del congresso n.dr), la Fiom ha perso un’occasione”.
Il segretario nazionale Nicola Nicolosi ha parlato di memoria e di presente: “Nel passato volevano una società più giusta, eravamo contro lo sfruttamento, per il lavoro come opportunità e non subalternità. La Cgil in 110 anno di storia ha chiesto e rivendicato questo. E’ la nostra memoria, non perdiamola. Un tempo chiamavamo lotta di classe ciò che ancora oggi esiste. Il sindacato o nasce per riscattare le classi più povere e per dare opportunità a quelle persone socialmente più deboli. Quella storia continua ancora.
Tra i temi principali sui quali si è impegnata Simona Ricci nel prossimo futuro ci sono l’uguaglianza e la crisi dell’occupazione. Temi contenuti anche nella relazione: “Dobbiamo guardare al lavoro che cambia, tra nuove e vecchie forme di schiavismo e un lavoro diffuso e mal tutelato che guarda a noi alla ricerca di punti di riferimento e di nuove forme di tutela e di contrattazione. C’è un mondo del lavoro che nasce e vive dentro le fabbriche e negli uffici e c’è un mondo, fatto di milioni di lavoratrici e lavoratori, che è in cerca di identità e di riconoscimenti sociali. Tutto, per noi, deve avere valore e deve stare al centro del nostro agire”. Dopo aver citato tutte le criticità del nostro territorio, il cui tessuto produttivo è costituito da piccole e piccolissime imprese, una provincia che nel giro di pochi anni ha toccato il record negativo della mortalità, pesanti ristrutturazioni e, di conseguenza, della disoccupazione e delle nuove povertà”.
“Questa crisi, per le sue dinamiche inedite, per la sua ferocia, ci ha reso tutte e tutti più fragili – ha detto ancora nella relazione – Dentro una lotta di classe, del tutto attuale, dove i vincitori veri se ne stanno ben nascosti altrove, più ricchi di prima, e dove la vera sconfitta, almeno secondo me, è la buona politica. Per questo ognuno di noi, o almeno chi ci crede, si sente sconfitto. Qualcuno disse che i ricchi e i potenti non hanno bisogno della politica, sono in grado di provvedere benissimo a se stessi. I poveri e i più deboli sicuramente no”.
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