12 marzo 2014
MILANO. Due giorni orsono Monaco. Questa mattina gli studi televisivi di Sky a Milano Rogoredo. La Ducati non ha badato a spese per presentare la nuova stagione che la vedrà, si spera, tra le protagoniste del mondiale MotoGp. Se a Monaco era stata la Casa madre Audi a inserire le fantastiche Desmosedici versione 2014 nella più ampia presentazione dei gioielli di famiglia come la Lamborghini Huracam, l’Audi RS5 DTM e il prototipo che correrà la 24 Ore di Le Mans, a Milano le moto sono state le incontrastate “reginette” della giornata. E si badi bene che non abbiamo usato a caso l’aggettivo “fantastiche”: le nuove Gp14 sono davvero molto, molto bene. Innanzitutto la novità è il bianco nelle carene. Tanto bianco e molto meno rosso. Poi addio al colore lucido per fare spazio a un innovativo e davvero accattivante colore opaco che rende uniche questi gioielli. E vederle da vicino, credeteci, è davvero una grande emozione.
Attorno ai bolidi, tutto lo stato maggiore della Ducati. Da Paolo Ciabatti, direttore del progetto Ducati per la MotoGP all’ingegner Gigi Dall’Igna, fresco arrivato dalla Aprilia e nuovo Direttore Generale di Ducati Corse, l’uomo che in pochi mesi non solo ha dato una nuova identità alla squadra, rivoluzionando il metodo di lavoro e imprimendo uno “scatto in avanti” di grande efficacia, ma ha anche messo mano ai regolamenti. Ci spieghiamo: non è che il grande Gigi li abbia cambiati, non spetta certo a lui. Però, a differenza magari dei tecnici Honda e Yamaha su tutti, li ha letti bene li ha interpretati e ha trovato il modo di imporre una svolta alla stagione prossima ventura.
“Quando sono arrivato, mi sono subito accorto che il divario tra noi e le big era enorme, si parlava di circa 40” alla fine di una gara. Troppo. Ho visto che il regolamento permetteva di scegliere due vie: una come moto Factory, ma con limitazioni importi come 20 litri di benzina, che ci imponeva un numero limitato di motori (5 con sviluppo congelato), pneumatici con 2 opzioni e al massimo 5 giorni di test su un circuito designato. Dall’altra invece, che la Dorna ha chiamato versione Open, i litri di benzina salgono a 24, i motori a 12 (con sviluppo libero), l’aggiunta di un pneumatico extra soft, quindi adatto alle qualifiche, e una centralina Magneti Marelli con software fornito da Dorna (libero nelle Factory) ma con la possibilità di svilupparlo a proprie spese per poi darlo gratuitamente a tutti quelli che ne faranno richiesta”. Chiara la scelta finale di Ducati. “Entro il 28 febbraio dovevamo scegliere e abbiamo scelto le Open. Ripeto: eravamo indietro e ci è parsa l’unica via da percorrere”.
Apriti cielo: Honda e Yamaha sono scesi in pista, dicendo che Ducati aveva tradito lo spirito delle Open, che avevano rotto quella specie di patto che univa le grandi Case. “Il bello è che noi non abbiamo rotto un bel nulla – continua Paolo Ciabatti – ci è stata data la possibilità di scegliere e noi l’abbiamo fatto. Di più: abbiamo chiesto un intervento sul software alla Magneti Marelli, lo abbiamo pagato di tasca nostra e poi come previsto lo abbiamo dato anche agli altri team. Abbiamo chiesto a Honda e Yamaha che facessero lo stesso e la risposta è stata no. Peccato, una occasione persa per loro…”.
Le big giapponesi però, sono andate subito a piangere nelle braccia di Carmelo Ezpeleta, grande capo Dorna il quale, di punto in bianco, ha deciso, udite udite, di creare dal nulla una terza classe MotoGp: dopo Factory e Open, ecco la Factory 2 dove confluiranno i team che avranno vinto una gara, o arrivati 2 volti secondi o 3 volte terzi. A quel punto, le scuderie avranno solo 22,5 litri (invece di 24) e solo 9 motori sino alla fine della stagione.
Morale: alla Ducati, che sono dei gran signori, hanno risposto: ok, non ci piace per niente questa decisione (“anche perché tra una settimana si comincia – dice Ciabatti – ed è a dir poco imbarazzante che non ci sia un regolamento scritto e sicuro”) ma non si sono opposti. Quindi lunedì, quando si discuterà della cosa ai massimi vertici, la Ducati non si opporrà alla nuova Factory2 anche se, ripetiamo, a Borgo Panigale non fanno certo i salti di gioia.
Detto dei regolamenti, che giocoforza hanno tenuto banco, ecco finalmente i piloti. Cal Crutchlow è stato spassoso come sempre: battuta pronta, botta risposta con Andrea Dovizioso e anche lui come il suo compagno, estremamente soddisfatto di queste prime uscite nei test. “Ad onor del vero non mi aspettavo – dice il Dovi – di aver migliorato così tanto dalla prima uscita a Sepang. Invece ancora in Malesia e poi in Australia la moto è cambiata come dal giorno alla notte. Adesso è bella da guidare, risponde ai comandi e mi ci sto divertendo. Attenzione: sono soltanto prove, capisco bene la differenza tra test e gara. Non dimentichiamoci che partivamo da un secondo e mezzo di gap sul giro. Ma sento, mi sono accorto, vedo che le cose stanno cambiando in fretta. Dall’Igna? Certo, il merito è suo come di tutti gli uomini del reparto corse, ma lui ha dato un metodo di lavoro completamente diverso, diciamo che ha rimesso ordine in Ducati e i risultati si stanno vedendo. La moto? Adesso mi permette di frenare più forte, è migliorata nell’ingresso in curva e possiamo usare più potenza nella prima fase di accelerazione”.
Il Dovi usa molto la frase: “Siamo più veloci” ed è questa la bella novità della Gp14: “Gigi questa moto l’ha cambiata davvero”. E noi aggiungiamo che con il poco tempo avuto a disposizione, ci sembra un vero e proprio miracolo. Di vincere gran premi forse è un po’ troppo azzardato dirlo (e Andrea non ci pensa neppure, così come Crutchlow), ma le sensazioni contano eccome e se i due piloti sentono che le cose stanno cambiando, magari qualche soddisfazione arriverà.

L’incredibile numero di bottoni (5) che i piloti della MotoGp dovrebbero schiacciare con la mano sinistra mentre guidano su un rettilineo a 300 orari…
Per concludere, simpaticissimo il siparietto su quella diavoleria che potete vedere sul manubrio di sinistra delle moto (di tutte, non solo della Ducati), che da quest’anno complicheranno al vita dei piloti. Si tratta di una serie di bottoni di vario colore, nero, rosso, giallo, verde e blu che permetterà di cambiare mappature e software in gara. Dovizioso l’ha subito soprannominato “il Joystick”. Mi ci vedete cominciare a schiacciare bottoni mentre in rettilineo la moto tocca i 300? Meglio che Dorna ci ripensi, va là”. E Crutchlow è ancora più…spassoso: “Io ho fatto un casino pazzesco, addirittura sono rientrato ai box durante i test, perché avevo incasinato tutto. Non ci ho capito niente e soprattutto se guardo la pista mica posso anche smanettare su tutti quei pulsanti colorati!”. Cara Dorna, meglio correre ai ripari in fretta.
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