3 dicembre 2014
ROSSINI AMENO
Sonetti in dialetto pesarese, di Alessandro Procacci
Libera traduzione in italiano di Stefano Giampaoli
Prosegue la traduzione dei sonetti in dialetto pesarese che Alessandro Procacci ha raccolto nel libretto intitolato “Rossini Ameno”. Eccoci al sesto sonetto:
Sonetto VI
Al temp d’Rossini, dcim la verità,
i brav compositor cert in mancheva
ma purtropp c’era anca chi scriveva
dla musiga da fè propri pietà.
(Al tempo di Rossini, diciamo la verità, / i bravi compositori certo non mancavano / ma purtroppo c’era anche chi scriveva / della musica da fare proprio pietà.)
Un parer de Rossini, e chi n’el sa,
l’era el più ambid e anca se s’trateva,
d’un amich che tel su’ parer spereva,
en feva d’manch da dì la verità.
(Un parere di Rossini, e chi non lo sa, / era il più ambito e anche se si trattava, / di un amico che nel suo parere sperava, / non faceva a meno di dire la verità).
Maestro, i dic un tel, la pregherei
giudicare se l’opera mia vale
e che “Orfella” ho chiamato … dica lei.
(Maestro, gli dice un tale, la pregherei / giudicare se l’opera mia vale / e che “Orfella ho chiamata… dica lei).
Un’ochieda al spartid pò: – Cambierei
soltanto il nome, anzi una vocale
“Orfella” no, ma “Arfalla” io direi
(Un’occhiata allo spartito poi: – Cambierei / soltanto il nome, anzi una vocale / “Orfella” no, ma “Arfalla “ io direi).
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