7 luglio 2015
PESARO – Mancano 90 giorni all’inizio del prossimo campionato di serie A e in questo mese di luglio – complice il gran caldo – il tifoso biancorosso vivacchia tranquillo, in attesa di conoscere chi saranno i nuovi giocatori che faranno parte dello starting five della Consultinvest 2015-16 e questi atleti andranno ad ingrossare le fila degli oltre 300 stranieri che hanno vestito la gloriosa maglia della Victoria Libertas nei suoi quasi 70 anni di storia: ce ne sono stati di tutti i tipi e di tutte le nazionalità, da fenomeni assoluti a brocchi inguardabili, da giocatori sopravvalutati che si sono rivelati degli scansafatiche, a dei perfetti sconosciuti che hanno dato parecchie soddisfazioni, da chi in estate sembrava capace di spaccare il mondo, per poi sciogliersi ai primi freddi e alle prime difficoltà del campionato, a chi ha dato l’anima, anche senza essere baciato in fronte dagli dei del basket.
Con questo articolo, vi proponiamo un piccolo sforzo di memoria, perché se tutti ci ricordiamo di Daye, Cook, Alphonso Ford, Kicianovic e compagnia bella, è molto più difficile ricordarsi di quei giocatori che hanno fatto un’apparizione in maglia biancorossa per appena qualche mese o addirittura qualche giornata, insomma i candidati ideali per questo piccolo “amarcord” in chiave pesarese, con la classica domanda da porre sotto l’ombrellone alla Baia Flaminia o Sottomonte, davanti alla Palla o in fondo al Moletto: “T’arcord chi l’era quel ma l’è che an faceva mai canestr, ma el giva sempre a ballà in Romagna? “
“Chi, quel ricciolin?
“Sì”
“Ho capito, ma an m’arcord il nom!”
Ecco, noi vi chiediamo un piccolo sforzo di memoria, per indovinare dieci giocatori che hanno indossato la canotta della Victoria Libertas, uniti da una caratteristica comune: nessuno di questi ha giocato un’intera stagione in maglia Vuelle, c’è chi ha iniziato la stagione per poi venire tagliato per i più svariati motivi, chi è subentrato a stagione in corso per poi rimanere fino alla fine o chi più semplicemente è arrivato per qualche partita – il famoso “gettonaro” – per sostituire momentaneamente il titolare infortunato, dieci nomi di varie nazionalità – esclusa quella italiana – dieci atleti che magari neanche si ricordano di essere stati a Pesaro, ma che in qualche modo hanno lasciato il segno, anche solo per una singola partita o per un singolo atteggiamento fuori e dentro il parquet.
Per aiutarvi in questo sforzo di memoria, vi forniremo un piccolo identikit di ognuno, con qualche caratteristica tecnica e qualche aneddoto extracestistico, in un elenco cronologico che parte dai primi anni’80 – prima di quella data era più complicato effettuare un taglio – ai giorni nostri, al primo che indovinerà tutti i nomi e cognomi dei dieci giocatori – non vale solo il cognome per rendere la cosa un po’ più complicata – saranno assegnati ben due premi: il primo è la consueta intervista che verrà pubblicata su nostro sito, il secondo verrà fornito direttamente dalla ditta che ha vinto l’appalto per il rifacimento del tetto dell’Adriatic Arena che – solamente a lui o lei – fornirà la data esatta dell’inizio dei lavori!
Ecco i dieci personaggi in cerca di nome, in ordine di apparizione, che dovrete indovinare lasciando una messaggio in fondo a questo articolo:
1 – Erano i mitici anni’80 e l’America era ancora lontana, ma di americani in Italia ne cominciavano a sbarcare parecchi, il nostro eroe era arrivato a Pesaro con la sua capigliatura afro e una mano quadra da antologia, ma la voglia di sbattersi non gli mancava e i suoi tuffi per recuperare il pallone hanno messo a dura prova le vetuste ringhiere del Palas di Viale dei Partigiani, dopo qualche giornata, nelle quali era balzato in testa alla classifica dei recuperi, venne sacrificato in nome della strana abitudine, che nella pallacanestro conti fare un punto in più degli avversari.
2 – Fa ancora capolino con il suo sorriso sornione sul poster ingiallito del primo scudetto, anche se i playoff li ha dovuti vivere in borghese, complice un infortunio che lo ha messo fuori causa a fine primavera, e per gli strani casi della vita, se non si fosse fatto male, non sarebbe mai arrivato a Pesaro il “cerbiatto di Des Moines”, ma in quella grande “Scavo” anche lui aveva portato un grande contributo, sia in campo che fuori dal parquet, dall’alto del suo indiscutibile talento e della sua leadership.
3 – Con il suo arrivo l’America e Pesaro hanno raggiunto il loro perigeo, perché lui la Nba l’aveva vissuta per davvero, e non da comprimario, arrivato a fine carriera, non sono mancati lampi di classe pura provenire dalle sue mani da pianista e non avrebbe avuto bisogno di una moglie attrice e ballerina per entrare nella “Fame” della pallacanestro mondiale, adesso con il suo ingaggio si investirebbe il budget di un paio di stagioni, ma in quegli anni Pesaro e l’America parlavano quasi la stessa lingua.
4 – Avete presente Beautiful? Una delle più famose soap opera americane, proprio in quegli anni cominciava ad invadere la televisione italiana e il nostro eroe sembrava uscito da un set cinematografico, con la sua faccia da bravo ragazzo e quel ciuffo pieno di gel sul capello biondo che andava tanto di moda e che piaceva parecchio alle signore delle prime file, comunque ogni tanto faceva anche canestro, con il suo tiro da fuori e le entrate che gli causavano uno “spettinamento” prontamente recuperato al primo timeout.
5 – Una delle più grandi gioie per il tifoso pesarese è sempre stata quella di recarsi a Bologna ed uscirne vincitore – sponda Virtus o Fortitudo poco importa – e il nostro eroe verrà ricordato sempre per le sette triple messe a segno, in una magica serata in Piazza Azzarita, nella quale segnò 32 punti, prima di riprendere la via degli Stati Uniti la settimana seguente.
6 – Ci si trasferisce all’Adriatic Arena, ancora immersa nei campi di grano e la sentenza Bosman aveva aperto le porte ad una moltitudine di europei che altrimenti ben difficilmente avrebbero trovato posto in Italia, dal profondo nord, la Vuelle pesca questo ragazzone scandinavo, armato delle migliori intenzioni, ma dalla tecnica ampiamente rivedibile che, dopo una decina di partite, viene rimandato al suo paese senza troppi rimpianti.
7 – Arrivato al posto di chi aveva indossato per qualche partita la maglia numero quattro dei Toronto Raptors, è stato probabilmente uno dei comunitari meno amati della storia, vuoi per il suo atteggiamento strafottente, assolutamente ingiustificato da quello che produceva sul parquet, vuoi per la sensazione che il basket non fosse in cima ai suoi pensieri, memorabile una sua non prestazione a Rimini, con l’Inferno che lo fece diventare capro espiatorio di una delle peggiori trasferte in terra di Romagna nella storia della Vuelle, insomma uno che di epico aveva soltanto il nome.
8 – Galeotto fu un asciugamano nel ritiro precampionato, sul quale disse di essere scivolato causandosi una serie di guai muscolari che gli consentirono di scendere sul parquet per sole cinque partite, anche se rimase a Pesaro per tanti mesi, passando le serate al ritmo della musica delle isole caraibiche dalle quali proveniva, tutto a spese di patron Scavolini, la sensazione che fosse arrivato già rotto si tramutò quasi in certezza col passar del tempo, in una stagione disgraziata che finì con la retrocessione in serie A2.
9 – Classico giocatore di scuola slava, ampiamente sottovalutato, ma capace di produrre sostanza senza essere appariscente, con il suo arrivo la Vuelle fece un grosso salto di qualità, rischiando di vincere il suo secondo trofeo europeo, dopo la Coppa delle Coppe del 1983, ce ne vorrebbero anche adesso di atleti con le sue caratteristiche.
10 – Una delle apparizioni più fugaci nella storia biancorossa, per questo grandissimo tiratore belga, che nella sua carriera ha messo a segno migliaia di triple e tirato i liberi con percentuali oltre il 90%, ma che nelle sole tre partite disputate in maglia Vuelle aveva smarrito la via del canestro, con percentuali non degne della sua fama, confermando l’antica tradizione che nell’aria di Pesaro ci sia qualcosa che non consente ai giocatori di esprimersi al 100%.
Troppo facile? Troppo difficile? Abbiamo cercato di mischiare le carte, inserendo giocatori completamente diversi tra loro e di varie ere cestistiche, scartando tantissimi nomi che serviranno per eventuali altri articoli e che ci hanno fatto fare un tuffo nella memoria, sempre gradito, soprattutto in tempi di vacche magri come quelli attuali, se non li indovinate tutti, lasciate ugualmente un messaggio in fondo a questo articolo con i nomi che avete individuato.
Domanda Bonus: Questa è veramente difficile, perché si parla di un giocatore addirittura tagliato in precampionato tre-quattro anni fa e che non è ha mai partecipato a partite ufficiali, causa una brutta abitudine non apprezzata dai compagni di squadra, che magari ci tenevano a ritrovare le loro cose al loro posto una volta finiti gli allenamenti.
A chi risponderà anche alla domanda bonus, la ditta che si occuperà della copertura Adriatic Arena, oltre alla data d’inizio, comunicherà anche la data di consegna del lavori, cosa volete di più, non la sa (forse) neanche la nostra amministrazione comunale!
lee,ballard,nixon,farmer, ?,?,?,?, jerkov,?, piet?
1LEE
2BALLARD
3NIXON
4FARMER
5PADDIO
6KUISMA
7
8GUIBERT
9JERKOV
10
11
mi è venuto in mente anche la risposta alla numero sette – Beric
10 e 11 restano un mistero
N. 7 Un franco americano di nome simile: Trouvier ?????
1- Joe Pace, 2- Greg Ballard, 3- Nixon, 4- Jim Farmer, 5- Paddio, 6- Martti Kuisma, 7- Yann Bonato? 8- Andrés Guibert, 9- Branko cvetkovic, 10- Ryan Hoover, 11- Paul Lester Marigney!!!!!!!!!!!!!!
1- Ron Lee
2- Greg Ballard
3- Norm Nixon
4- Jim Farmer
5- Gerrald Paddio
6- Martti Kuisma
7- Try Trouvillon
8- Andrés Guibert
9- Branko cvetkovic
10- Ryan Hoover
11- Paul Lester Marigney