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29 luglio 2015
Dott.ssa Sabrina Dini*
L’innamoramento da un punto di vista evolutivo è più strettamente biochimico, la cui funzione è quella di avvicinare due individui per portarli all’accoppiamento, un meccanismo più ancestrale che si è mantenuto nel corso della storia dell’uomo, proprio per garantire la continuità della specie umana. L’amore, invece, sottende meccanismi biochimici differenti dall’innamoramento, è determinato più dalla cultura e dall’apprendimento che non dalla natura. L’amore tra due individui ha la funzione di garantire stabilità al nucleo familiare necessaria all’accudimento dei piccoli e alla loro crescita.
Quando ci innamoriamo si attiva tutta una serie di meccanismi psicologici e biochimici che rendono l’innamoramento molto simile alla dipendenza da sostanze. L’eccitazione fisiologica e sessuale, il bisogno costante e impellente dell’altro, l’accelerazione psicomotoria sono tutti meccanismi tipici che si attivano quando nel nostro corpo sono presenti dosi massicce di Dopamina, Noradrenalina e Feniletilamina (PEA).
La presenza di questi neurotrasmettitori, non è duratura e lascia ben presto spazio a sostanze meno “eccitanti”: ossitocina per la donna e vasopressina per l’uomo, che garantiranno stabilità al rapporto. Tali neurotrasmettitori rappresentano i correlati biochimici di stati d’animo quali l’affetto, la dedizione, la cura per l’altro e vengono attivati dall’abbraccio e dalle carezze. E’ interessante notare che nelle coppie di innamorati che vivono separati o hanno incontri intermittenti, i neurotrasmettitori tipici dell’innamoramento e dell’infatuazione (PEA) sembrano perdurare molto più a lungo e lasciare spazio solo molto più tardi ai neurotrasmettitori tipici del “legame stabile”.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa ha pubblicato sulla rivista “Psychoneuroendocrinology” i risultati di una ricerca che dimostra come, durante la fase dell’innamoramento, i livelli di testosterone aumentino nelle donne e diminuiscano negli uomini. Si spiegherebbe così “l’addolcimento” che si verifica con l’innamoramento anche negli uomini più agguerriti mentre le donne innamorate avrebbero più temperamento.
Ma cos’è che, dalla notte dei tempi, scatena questa tempesta emotiva ?
Un ruolo chiave nel processo di scelta del partner è giocato dai “feromoni”, messaggeri chimici mediati dall’olfatto che vengono secreti da particolari ghiandole localizzate dietro l’orecchio, nel cavo ascellare e nell’area genitale. Quindi scegliamo il nostro partner “a naso” ?
Gli odori, come i sapori, sono mediati dalla parte meno razionale del cervello. Pare che preferire un “odore” piuttosto che un altro sia determinato dalla maggiore o minore compatibilità genetica tra due individui. Questo meccanismo si sarebbe mantenuto nel corso del tempo in quanto, in teoria, garantirebbe di selezionare il partner più compatibile e dunque favorirebbe l’evoluzione della specie.
Pubblicato su Psychological Science, uno studio coordinato dal laboratorio di neuroimaging elettrico dell’Università di Chicago, in collaborazione con l’Università di Ginevra, ha dimostrato che : quando si incontra una persona per la prima volta, lo sguardo svela ciò che stiamo provando in meno di mezzo secondo, dato che, la reazione dell’occhio è automatica e non controllabile. Scegliamo il partner al “primo colpo d’occhio” ?
Ma la scienza va avanti …e chissà quali sensi, scoprirà “colpevoli” della “… croce e delizia …” di “… codesto stato, ch’anco tardo a venir, non ti sia grave…”.
*DeSidera
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