Fusione, l’annuncio di Ricci: “Per le opere di Mombaroccio 4,5 milioni di euro”

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3 ottobre 2015

MombaroccioMOMBAROCCIO – Alla vigilia del nuovo passaggio nei due Consigli comunali per il parere sulla proposta di legge regionale, Matteo Ricci si presenta all’assemblea sulla fusione con una lettera del Viminale. La firma è del sottosegretario Gianpiero Bocci. Si legge nel testo: “Ribadisco che il ministero dell’Interno non ha rilasciato agli enti locali alcun parere interpretativo in merito alle fusioni per incorporazione. E’ mia opinione, tra l’altro, che il processo di aggregazione dei Comuni, finalizzato ad una più efficiente gestione dei servizi, ha sempre goduto di un’ottica di favore nella legislazione. Che ha introdotto benefici di carattere finanziario volti a rendere, anche ai cittadini coinvolti, immediatamente percepibili i vantaggi di tali iniziative. La legge Delrio ha, con chiarezza, esteso alle incorporazioni tutti i benefici riservati alle fusioni”.

Ma Matteo Ricci va oltre: “Qualcuno non si fida ancora? Bene: allora diciamo una cosa in più. Facciamo rischiare solo Pesaro. Il contributo dello Stato di un milione e mezzo per tre anni (un milione e mezzo all’anno, ndr) lo mettiamo nelle opere di Mombaroccio. Fanno quattro milioni e mezzo, ovvero il conto delle opere che Mombaroccio non farebbe neanche in 30 anni”.

La proposta

Serata animata, pubblico variegato. E opinioni di tutti i tipi, con interventi di favorevoli, indecisi e contrari. Ma nella palestra comunale, il sindaco di Pesaro, affiancato dall’assessore Antonello Delle Noci, ripete: “Mombaroccio non chiude il bilancio e ci ha chiesto un aiuto. Come tutti i Comuni, è schiacciato da tagli ed entrate minori. Ma i bisogni sono crescenti. E non ci sono alternative: o rafforziamo i Comuni o si indeboliscono i territori. Il tema riguarda tutti. Per questo siamo partiti con l’Unione, per la gestione associata dei servizi”.

Le fusioni possono avvenire, “al loro interno”, tra i Comuni più vicini: “I numeri non sono interpretabili. E la legge riconosce a chi si fonde un milione e mezzo per 10 anni. Più i risparmi organizzativi di 500-600mila euro all’anno. Si abbina per cinque anni lo sblocco del patto. Si poteva aspettare? Sì, ma oggi i vantaggi sono massimi e i Comuni che si fondono sono ancora pochi. Più si allarga la platea e più si rischia, in futuro, il ridimensionamento dei benefici”.

Per questo, aggiunge il sindaco di Pesaro, “abbiamo deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo e provarci. Solo così Mombaroccio avrà più risorse per le strade, per le scuole, per gli impianti sportivi, per i beni culturali. Con la garanzia del mantenimento dell’autonomia e dell’identità”.

Chiarisce: “Se si farà la fusione, Mombaroccio non diventerà mai frazione di Pesaro. Sarà Municipio. E verrà eletto dai mombaroccesi: esprimerà parere vincolante su tutti i provvedimenti che riguardano il territorio. L’autonomia sarà sancita dal cambiamento dello statuto”. Sulla rappresentanza: “Mombaroccio avrà sempre un assessore in giunta e sarà rappresentata, in quota Pesaro, nelle società dei servizi. E’ un pacchetto serio e pragmatico”. Va avanti: “Per noi è un onore: Mombaroccio è uno dei territori più belli della provincia. E’ un elemento che sottolineo. I servizi rimarranno, così come i dipendenti”.

Lo scenario

Domande dalla platea e risposte in ordine sparso: “Il cimitero di Mombaroccio? Resterà prioritariamente per i cittadini di Mombaroccio, così come accade a Candelara o Fiorenzuola. La Pro Loco? Mica scompare. Il Patrimonio? Non scherziamo: non è che arriva qualcuno con il camion e se lo porta via…”. Il referendum, “presumibilmente nei primi giorni di dicembre”, è consultivo: “Ma è chiaro che sarà importante il risultato di Mombaroccio”. Tuttavia: “Si entri nel merito, senza trasformare ogni cosa in scontro politico. Altrimenti non si va lontano. Non è un referendum pro o contro Vichi, né pro o contro Ricci. Chi verrà dopo Vichi, di certo, non avrà la bacchetta magica per risolvere i problemi. Non solo: non avrà nemmeno i soldi per chiudere le buche, né per fare quadrare il bilancio”.

Infine: “Capisco che l’operazione possa creare timori. Ma non ci sono alternative valide. Meglio un passo in più verso il cambiamento che rimanere fermi e sprofondare. E in questo caso sono più le opportunità che i rischi. E’ una riforma dal basso, che segue due linee guida: ‘risparmiare’ e ‘fare'”.

Spiega il sindaco Angelo Vichi: “Non sono collegato a nessun partito, rappresento una lista civica. E devo dare risposte ai cittadini. Ancora prima del nostro insediamento c’era il rischio concreto del dissesto finanziario. Il vicesindaco di allora Gianfranco Clini mi disse, due anni fa: ‘Ci aspettano cinque anni da far tremare i polsi'”. Cita la causa Italservice “che da sola prende mezzo milione di euro”. Nel mezzo bollette e fatture legali. “Non si può gestire un piccolo Comune con questa realtà. L’obiezione principale non è stata sulla fusione ma sulla comunicazione? Ci può stare: però dobbiamo preoccuparci, in primo luogo, dell’obiettivo. Cioè salvare e valorizzare il territorio. Cautele sì, ma con le paure non andiamo da nessuna parte”.

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