Cartolina da Bologna: se il campionato finisse oggi per la Vuelle sarebbe retrocessione

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10 febbraio 2016

PESARO – Chissà se il 30 aprile, quando si faranno i conti di questa travagliata stagione in casa Consultinvest, essere riusciti a salvare la differenza canestri nel confronto diretto contro Bologna – con la complicità della Virtus che è rimasta col pallone in mano nell’ultima azione, dimenticandosi di tirare – potrà risultare decisivo. Lo sapremo tra 11 giornate, quando la classifica finale dirà se Pesaro sarà riuscita a raggiungere almeno la fatidica quota 20 punti, punteggio che forse non sarà sufficiente per evitare l’ultimo posto e che, in qualunque caso, non sarà per niente facile da ottenere, perché vincerne quattro delle prossime undici, potrebbe essere molto complicato per i ragazzi di coach Paolini, o per chi ne prenderà il posto nell’immediato futuro.

Gaddy a duello con Christon (Foto fal sito Virtus Bologna)

Gaddy a duello con Christon (Foto fal sito Virtus Bologna)

Anche a Bologna è andata in scena l’ennesima versione confusionaria della Vuelle, quella che gioca bene a sprazzi, ma che non è in grado di conservare un vantaggio anche consistente. Leit motif che ha caratterizzato praticamente tutte queste 19 partite, ad eccezione delle pesanti sconfitte rimediate a Sassari e Reggio Emilia. Problema che non si è riuscito a risolvere, nonostante i tre nuovi arrivi invernali, che hanno sicuramente dato nuova linfa alla squadra, ma che hanno messo solo un cerotto ad una ferita che si rimarginerebbe solamente rinforzando il pacchetto italiani. Ma ci vorrebbero soldi che attualmente non si è disposti a spendere, magari richiamando a casa quel Bernardo Musso che in Argentina non si è trovato a suo agio e che tornerebbe di corsa in riva al Foglia se il presidente Costa lo richiamasse all’ovile, sorvolando sulla querelle economica della scorsa estate. Non essere in grado di mantenere dei vantaggi consistenti è un problema che porta inevitabilmente a giocarsi il tutto per tutto negli ultimi minuti, ma se in casa, ogni tanto, la magia ti riesce, in trasferta diventa tutto più complicato, con arbitraggi che non ti tutelano e non consentono alle tue stelle di ottenere lo stesso trattamento ricevuto all’Adriatic Arena. Ma se a Bologna l’arbitraggio è stato sicuramente confusionario e permissivo, non si può dare la colpa della sconfitta solamente alla terna in grigio, perché i dieci errori dalla lunetta sono stati decisivi per non portare a casa i due punti, specialmente i sei commessi nel secondo quarto, quando la Virtus era alle corde e la Consultinvest avrebbe potuto andare via, raggiungendo la doppia cifra di vantaggio, con tutte le conseguenze psicologiche del caso. Così come è stata decisiva la pessima percentuale da tre – 3 su 19 – con Ceron sul banco degli accusati per aver fallito tre triple piedi per terra nei momenti topici del match. E vincere con queste percentuali non è facile per nessuno, men che meno per una Vuelle con enormi problemi dentro l’area. Dove il solo Lydeka è in grado di produrre punti, mentre Gazzotti e Candussi non riescono mai ad essere una fattore, né in attacco, dove i due lunghi italiani non hanno le doti tecniche e fisiche per liberarsi al tiro, né in difesa, dove gli manca la giusta carica agonistica.

Si poteva e doveva vincere, perché questa Virtus, con Ray al 30% e con una strisciante contestazione interna, non è parsa imbattibile, tutt’altro, e quando si perdono le partite contro avversari alla tua portata, il cammino verso il penultimo posto rischia di diventare pieno di ostacoli, molti dei quali difficili da superare, almeno finché non si farà chiarezza su chi comanda veramente in casa biancorossa. Con coach Paolini inevitabilmente sul banco degli imputati, sia perché, se la squadra gioca ancora in maniera anarchica e, dopo 19 partite, gli uno contro uno in palleggio rappresentano la metà dei tuoi schemi offensivi, qualche responsabilità di chi allena è palese, sia perché il rapporto tra il coach e Daye non sembra cristallino e dalla voglia che ci metterà sul parquet Austin nelle prossime 11 partite, passeranno molte delle residue speranze della Consultinvest di non finire in serie A2.

I PIU’ …………

Tau Lydeka: Fa a sportellate con Pittman per tutta la partita e il temutissimo centro americano contro di lui fa praticamente scena muta, ma Lydeka trova anche il modo di produrre punti, finalizzando i pick and roll, convertendoli in due punti comodi, gli arbitri cercano di toglierlo dalla partita, fischiandogli un tecnico dopo aver ricevuto un colpo in testa mentre era steso per terra. Colpo che fatichiamo a definire fortuito, ma anche con quattro falli a carico, non fa mai mancare il suo contributo.

Semaj Christon: Primo tempo da leader, con tante responsabilità sia al tiro, sia in cabina di regia, dimostrando che la convivenza con Daye non è impossibile. Poi nell’ultimo quarto non trova più il bandolo della matassa, fallendo come di consueto quelle triple che non gli entrano fin dalla prima giornata.

…. E I MENO DELLA SFIDA BOLOGNA – PESARO

Tiri liberi: Ancora una marea di errori dalla lunetta per la Vuelle, che ne getta al vento dieci sui ventotto tentati, per una percentuale sotto al 65% che si ripete ormai settimanalmente.

Shepherd contrastato da Odom

Shepherd contrastato da Odom (FOTO Lapresse)

 

Tiro da tre: 3 su 19 per una Vuelle che senza le solite triple ad alta percentuale di Daye, si accorge improvvisamente di non aver un tiratore affidabile tra le proprie fila, con i problemi ormai cronici di Christon e Gazzotti a segnare triple anche ben costruite.

Reattività: I giocatori biancorossi arrivano sempre un secondo dopo sulle palle vaganti e sui rimbalzi lunghi, sintomo di una scarsa concentrazione e in una partita punto a punto, anche questi particolari possono fare la differenza.

Circolazione di palla: 9 assist su 27 canestri segnati, ovvero solo un terzo delle conclusioni sono arrivate dopo aver fatto girare a dovere il pallone, mentre le restanti sono arrivate più per merito individuale, che per merito di un gioco di squadra e non è la prima volta che accade.

 

IL MOMENTO DELLA SQUADRA

Se il campionato fosse finito ieri sera, Pesaro sarebbe retrocessa. La classifica non mente mai e se la Vuelle attualmente è all’ultimo posto, non si può solo parlare di sfortuna o di arbitraggi non all’altezza, perché è vero che sfiga e terne arbitrali dilettantistiche hanno il loro peso, ma se dopo 19 partite, ne hai vinte solamente sei e ne hai perse almeno sette o otto nella stessa identica maniera, non ci si può solo attaccare alla malasorte, ma è arrivato il momento che ognuno faccia un esame di coscienza e si chieda quali siano i margini di manovra per togliersi dai guai.

L’attuale Vuelle non è la squadra più scarsa della compagnia e lo diciamo dopo aver visto Varese e Bologna, due formazioni che non ci hanno per niente entusiasmato, mentre Torino e Capo d’Orlando si sono rinforzate, con il ritorno di Dyson per i piemontesi e l’innesto di Boatright per i siciliani, ma comunque aspettiamo di valutare il loro operato tra un paio di settimane, perché non sempre aggiungere un giocatore è sinonimo di un miglioramento, con gerarchie che rischiano di essere stravolte.

Consultinvest Vuelle Pesaro

Coach Paolini

Ma proprio per questo, proprio perché Pesaro non viene sotterrata ogni volta con trenta punti, che riteniamo sia giunto il momento di prendere delle decisioni, anche drastiche, per uscire da questa brutta situazione, se la Consutinvest fosse stata travolta ad ogni partita, ci metteremmo l’anima in pace e cominceremmo a pensare già al prossimo anno. Ma la Vuelle è una squadra dalle buone individualità, con almeno 4/5 del quintetto che non ha nulla da invidiare alle altre formazioni, comprese quelle che faranno i playoff e un gruppo di italiani che non sarà baciato in fronte dagli dei del basket, ma che fino ad un mesetto fa, teneva il campo in maniera almeno dignitosa, mentre adesso sembra completamente sfiduciato.

Così, se non si vuole ritornare sul mercato, dove eventualmente il sacrificabile sarebbe il buon Shepherd. Non perché Jevhon stia giocando sotto le aspettative, ma proprio perché le aspettative su di lui non erano tantissime, la mossa immediata da compiere rimane quella del cambio di conduzione tecnica, scelta che in Largo Ascoli Piceno non sono mai felici di compiere, ma che dal basso dell’ultimo posto, rimane quella più semplice da attuare. Il nostro non è un attacco personale contro Paolini, persona seria che merita rispetto, ma negli sport di squadra è ormai diventata una prassi quella di cambiare allenatore, anche se magari i problemi da risolvere sono molteplici e di problemi questa Vuelle purtroppo ne ha tanti, non tutti riconducibili al proprio coach. Ma se nell’ultimo quarto la squadra arriva a giocare con un unico schema – quello dell’uno contro cinque – qualche responsabilità ce l’ha anche chi ha l’incarico di preparare le partite.

Domenica arriva la capolista Reggio Emilia e in questi giorni non accadrà niente, in attesa delle famigerate tre settimane di pausa che attendono la Consultinvest fino al 6 marzo. Ma al di là dell’esito del match con la Grissin Bon, non si può sorvolare sul difficile rapporto che si è creato tra Paolini e Daye e dare un segnale forte alla squadra ci sembra una delle poche mosse percorribili per provare a mettersi dietro qualcuno – ma chi? – il prossimo 30 aprile.

DAGLI ALTRI PARQUET

In attesa del recupero del match tra Milano e Caserta, previsto per il 10 marzo, Reggio Emilia resta sola al comando della classifica, dopo la sofferta vittoria conquistata contro Capo d’Orlando, ad inseguire i reggiani a due lunghezze – oltre Milano – è rimasta Cremona, che batte Venezia al supplementare grazie al solito “buzzer beater” di Elston Turner, mentre Pistoia non riesce a fermare la corsa di Avellino – giunta alla sesta vittoria consecutiva – con gli irpini che raggiungono il quinto posto approfittando della sconfitta casalinga di Trento che viene superata nel finale da Brindisi. Sassari consolida il suo ottavo posto rifilando un ventello a Varese, mentre Torino lascia l’ultima posizione solitaria, dopo la vittoria casalinga ottenuta contro un’Acqua Vitasnella Cantù ancora alla ricerca di una propria identità.

 

 

 

 

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