Le paté de la maison. Come dire, t’aspetti un pasticcio e nasce un…pasticciaccio

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12 marzo 2016

PESARO – Quella sulla scena non è Virginia Raffaele ma è proprio lei la spontanea e ruspante attrice di Fiano Romano, la bella, brava e in grande spolvero Sabrina Ferilli. Un lavoro i linea con le più brillanti commedie francesi. Non a caso il titolo originale è Le Prenom, un lavoro di Matthieu Delaporte e Alexandre De La Patelliere adattato dalla stessa attrice e da Carlo Bucirosso.

La versione cinematografica, tanto quella di “Cena fra amici” quanto dell’italiana “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi, remake del lavoro appunto degli stessi autori(datato 2010), ha più ritmo soltanto per la mimica facciale. Ma, va detto, che l’espressività delle inquadrature facilita il compito agli attori e il risultato è tutta un’altra storia. In ogni caso la piéce era nata per il teatro e il teatro se n’è giustamente appropriato con un cast di tutto rispetto

LA SINOSSI: Una cena tra parenti e amici per la quale la padrona di casa Gabriella (la Ferilli) dalle prime ore del mattino si affaccenda, aiutata dalla madre, non certo dall’indolente marito Vittorio (Micheli) a preparare manicaretti e il piatto principe: il pasticcio, diventa una sorta di tavola rotonda che nasce dal nome del figlio che il fratello della padrona di casa  vorrebbe dargli. Di qui, da uno scherz,o nasce una serie infinita di polemiche, complicazioni verbali e non che sviscerano opinioni politiche, caratteri, incomprensioni, scheletri nascosti nell’armadio e quant’altro. Non mancano veri e propri colpi di scena e riferimenti ai temi caldi della politica come quello delle unioni civili.

Parlavamo di ritmo. Bene, i nostri hanno fatto appello a tutta la loro professionalità dosando alla perfezione battute e pause perché il pubblico abbia avuto tutto il tempo di reazione e di risata “studiato”da una regia sapiente, quella di Maurizio Micheli.

Una commedia spumeggiante che ha rivisto il copione originale aggiungendovi quella italianità che ci voleva per riflettere e far riflettere su un insieme di eventi. Una sitcom che non cade mai di tono grazie all’affiatamento del gruppo sul quale, manco a dubitarne, primeggia una verace Ferilli e un Maurizio Micheli che sprigiona a tratti humor britannico alternandolo a battute volutamente grasse, e arrotondando il tutto con una recitazione d’eccellenza. Buona la prova di Massimiliano Giovannetti e di Claudiafederica Putrella. Non certo una rivelazione ma una conferma la performance di Pino Quartullo. Decisamente apprezzabile la naturalezza di Oriana Orecchio Vallasciani. La scenografia di Gilda Cerullo ti accoglie in un salotto che potrebbe essere comodamente quello di casa nostra, dove i ricordi si fondono con i rancori sopiti e dove, soprattutto, non manca una carica di ironia che sottolinea il rapporto familiare e le rivalità tra parenti che alla fine si riveleranno tutt’altro che…serpenti. Insomma una lavoro estremamente godibile e garbato in cui non stonano neppure alcune parolacce che suonano come guizzi di popolana sincerità E il pubblico del Teatro Rossini si é espresso con applausi a scena aperta in tutti e due gli atti. Infine, tradizionale finché si vuole, ma abbiamo assistito a un teatro scevro da ricercatezze, senza flash back da interpretare e soprattutto ricco di contagiosa allegria. Non è mancato perfino un  ammiccamento al pubblico pesarese nell’espressione di Micheli (livornese, ndr.) rivolta al cattivo odore del baccalà preparato dalla suocera “fa ‘na puzza che arnega” ha detto uscendo di scena. Un attimo di apoteosi e di campanilismo assieme. Come dire…’n’arrufianeda. Ma a un attore così la si perdona con piacere. Ci sta.

Le paté de la maison sarà al teatro Rossini fino a domani, domenica 13 marzo.

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