5 ottobre 2018
PESARO – Dire che quello della coppia Lopez/Solenghi sia uno show è riduttivo. E’ tanto di più. E’ un incontro tra due vecchi amici che gli eventi hanno separato e che si ritrovano nuovamente insieme dopo 15 anni per dare vita a uno spettacolo divertente, spumeggiante, interattivo e chi più ne ha più ne metta. Una carrellata di personaggi spassosi e irriverenti come Papa Francesco e Papa Ratzinger oppure plurirodati duetti del tipo “the voice” Sinatra e Dean Martin, Vanoni e Paoli soltanto per fare qualche esempio presentati da un classico Pippo Baudo-Solenghi che non riesce a disfarsi dello scomodo ospite Modugno-Lopez che, a sua volta, si propone nei panni di un incomprensibile Costanzo. E, modello matrioska, ogni scena ne preannuncia un’altra, una sorta di filo che non si spezza mai, anzi, che lega sketch a sketch, offrendo al pubblico un ventaglio di imitazioni supportate da un testo intelligente, mai scontato, e sottolineato dalla Jazz Company diretta dal maestro Comeglio.
Cinque musicisti cinque, come si diceva un tempo, che affiancano gli istrionici personaggi rendendo magica ogni scena e toccanti i momenti in cui i due grandi sembrano riportare in ribalta l’amica scomparsa, Anna Marchesini, il cui ricordo miete applausi interminabili da parte di un pubblico che non ha dimenticato, meglio, che non può dimenticare. Del resto il trio ha vissuto il successo per oltre due lustri e sia il tempo sia la creatività sono stati un collante unico. Il resto lo ha fatto la casualità. Basti pensare che i due showmen abitano nello stesso palazzo e quindi la frequentazione, così come l’amicizia, non si è mai interrotta. Ma torniamo allo spettacolo che vede delle performances davvero singolari come quella dialettale (congegnata attraverso l’annuncio, in tutti i dialetti, da parte del comandante di volo) che attraversa lo Stivale, dal Piemonte alla Sicilia (va detto, nulla togliendo a Solenghi, che anche Brignano si è cimentato in questo, ndr.) con spunti più che esilaranti. Eppoi c’è la satira politica, immancabile, per due animali da palcoscenico come i nostri. A questo pensa Lopez spostandosi da destra a sinistra e clonando le voci più caratteristiche della vita parlamentare da Berlusconi a Prodi, a Giuseppe Conte (nuovo nel repertorio). Ma non è finita qui. C’è anche la musica a farla da padrona sia perché la Jazz Company si ritaglia un assolo sia grazie alla vocalità eccezionale di entrambi, strepitosa quella di Lopez. E allora Giorgio Gaber (un tributo personale da parte di Solenghi) e Paolo Conte appaiono quasi dal nulla così come il My Way del mitico Frank riecheggia in teatro.
Ma si può, nel 150° anniversario dalla scomparsa del Cigno, ignorare Gioachino proprio nella sua città? Non si può e, infatti, voilà…il Barbiere di Siviglia è servito con la Cavatina, in salsa burlesca è ovvio. Quasi tutto questo non basti c’è la vicendevole ironia del due mattatori che giocano di fioretto (forse più di durlindana) nel ricordare, in apertura di spettacolo, di essere caduti nel dimenticatoio dove Solenghi sarebbe stato ripescato dal collega in casa di riposo per artisti intento a servire semolino. Autentici siparietti a getto continuo per due ore di risate senza ombre di volgarità al di là di qualche battuta ammiccante. Perché sì, Lopez e Solenghi c’insegnano che oggi si può ancora comodamente sorridere dentro i canoni di una sana decenza. E non è poca cosa.
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