Palpita il cuore del Rossini di Pesaro per la passione in Shakespeare in Love

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21 dicembre 2018

PESARO – Se vi aspettate una trasposizione cinematografica di Shakespeare in Love (quello del film che ha rastrellato ben 7 oscar, per capirci, nel ‘98) non andate a teatro. Ma è un consiglio del tutto peregrino ed è un’ovvietà che ci permettiamo per la confidenza acquisita con i nostri lettori da anni. Lo spettatore, anche il più ingenuo, ha ben chiaro che quello che può la pellicola non può il palcoscenico, soprattutto nei primi piani. Ma non dobbiamo sottovalutare mai, soprattutto per esterofilia, i nostri talenti. Per cui la regia di Giampiero Solari associata a quella di Bruno Fornasari, riesce a reggere il raffronto con quella di John Madden. Una pietra miliare, poi, l’adattamento londinese di Lee Hall che ha motivato la produzione di Alessandro Longobardi (per Officine del Teatro Italiano in collaborazione con Viola Produzioni). E la prova dei due primattori: bella e brava la figlia d’arte (di Gabriele Lavia e Monica Guerritore) Lucia Lavia. Marco De Gaudio non è sicuramente da meno. Certo, gli sguardi intensi di Gwyneth Paltrow e Joseph Fiennes arricchiti da un ricco gioco di luci sono un’altra cosa ma i nostri sanno il fatto loro e l’hanno dimostrato inserendosi in questo “olio su tela” un vero e proprio dipinto del teatro elisabettiano dove l’amore è sempre al centro della vicenda epica di Giulietta e Romeo.

La sinossi

Una singolare storia s’amore tra un giovane William Shakespeare, poeta povero come tutti gli artisti alle prime armi, e Viola De Lesseps, una giovane nobildonna, che ama teatro e poesia aspirante attrice nell’ultima commedia del poeta da lei più ammirato “Romeo e Ethel, la figlia del pirata”. In un epoca in cui il mestiere dell’attrice è proibito alle donne, la giovane Viola si finge uomo (Mastro Kent) e si presenta ai provini pur di partecipare come protagonista nella commedia del giovane Will. Il sotterfugio verrà presto alla luce e L’autore e si innamorerà della ragazza anzi, essendo in difficoltà ispirativa, ne farà la sua musa nella stesura di quello che sarà il dramma di Romeo e Giulietta (nato nella mente dell’autore come Romeo e Concetta). Ma Viola è promessa sposa al facoltoso Lord Wessex (Michele De Paola), membro della corte della Regina Elisabetta, e per i due coronare quell’amore, proprio come per Romeo e Giulietta, diverrà impossibile pur consentendo loro di vivere il sentimento sia solo per poco tempo, così come Viola potrà realizzare il suo sogno d’attrice pur sposandosi con il Lord ed emigrando in Virginia. E’ da queste premesse che nascerà la tragedia Shakspeariana, il mito di Giulietta e Romeo che, tra alti e bassi, William riuscirà a mettere in scena con la sua armata Brancaleone, la scalcinata compagnia teatrale, addirittura davanti allla Regina., Ma tutto, nella vita come sulla scena, ha un prezzo che gli amanti pagheranno in un tragico epilogo anche se il peggio verrà evitato da una romantica quanto diplomatica regina Elisabetta (Lisa Angelillo).

Diciannove attori che costituiscono un cast che ci permettiamo di definire stellare per una platea attenta come quella del Rossini abituata ad accogliere in provincia nomi illustri di professionisti e non teatranti. Va da sé che l’apprezzamento della performance corale da parte del pubblico assurge un plusvalore. Lucia Lavia, una signora professionista a soli 26 anni, ha offerto una prova maiuscola nel doppio ruolo, il che arricchisce il suo curriculum già importante. Spumeggiante, divertente e quindi più che convincente la prova di Marco De Gaudio che, con alle spalle un’esperienza maturata al Teatro Stabile di Genova, ha messo in campo il meglio di sé nei panni del giovane William. Qualche incertezza forse, quasi impercettibile, nelle naturalezza dei due affiatati protagonisti non ha comunque appannato la recitazione. Il cast, nel suo insieme è sempre comunque dinamico, frizzante soprattutto nei colpi di scena estremamente curati dalla regia. Una menzione con 10 e laude per la scenografia fantastica a Patrizia Bocconi, alla direzione musicale di Matteo Castelli e alla realizzazione video grafica di Cristina Redini. Tiriamo le somme di 120 minuti piacevoli. Sarebbero due ore ma, in questo caso, ogni minuto ha avuto il suo effervescente perché. Nel modenese si dice che la pièce “vuole vista” per essere sintetici ma chiari. Perché l’amore, per rubare un’espressione ricorrente napoletana, “t’accide”. E in Shakespeare in Love ne hai prova provata.

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