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20 maggio 2019
Lista Civica Fuoricentro Sinistra Verde Solidale
PESARO – Tutti conoscono le criticità, frutto delle politiche regionali per la sanità degli ultimi anni. Lorena Mombello, dirigente medico, una vita di lavoro nella sanità pubblica ha le idee chiare circa quello che necessita per trasformare “Pesaro più in salute”. Mombello afferma che l’assetto organizzativo delle fragilità e delle cronicità deve superare gli schemi organizzativi che vedono ancora come caposaldi gli assetti ospedalieri con pronto soccorso, reparti specialistici,ambulatori specialistici e il Medico di medicina generale solitario all’interno del proprio ambulatorio. Nel primo caso si assiste ad un utilizzo inappropriato delle strutture ospedaliere ,come accessi in pronto soccorso per codici bianchi o eccesso di richieste di indagini specialistiche e nell’altro si è di fronte ad una medicina generale che riesce con grande difficoltà ad orientare il paziente che oggi, oltre ad essere più complesso per polipatoligie , è sempre più esigente. Ripartendo quindi da una ricognizione dei bisogni , valutando gli andamenti epidemiologici e demografici del nostro territorio che mostrano un alto indice di vecchiaia si devono riprogrammare i servizi territoriali con un approccio di presa in carico e di prossimità. Come fare?
Rafforzando la medicina generale che è il primo contatto del cittadino per la valutazione del bisogno. Per farlo occorre incentivare una medicina di iniziativa cioè una reale presa in carico del paziente attraverso nuove organizzazioni associative di medici generici che si integrino in un’ottica multi professionale con altri professionisti sanitari e sociali. Lo scopo è di costituire micro equipes formate da medico, infermiere e se necessario assistente sociale che agiscono per definiti bacini di utenza e per specifici obiettivi. Questo approccio trova nelle patologie croniche un campo di applicazione fondamentale garantendo alla persona dei chiari punti di riferimento per le varie problematiche. Altra azione da intraprendere è l’implementazione dell’assistenza domiciliare integrata sanitaria e sociale a maggior intensità con lo specifico scopo di mantenere il paziente fragile il più a lungo possibile al proprio domicilio, evitando ricoveri ripetuti. Sviluppare i servizi semiresidenziali (centri diurni) rivolti in particolare agli anziani per target ben definiti, creando non solo moduli dedicati alle patologia conclamate come le demenze in genere ma anche spazi di mantenimento cognitivo per “allenare” la mente (prevenzione terziaria).
Infine potenziando la residenzialità transitoria (Residenze sanitarie assistenziali) e permanente (Residenze protette) con scopi nel primo caso di stabilizzazione nel post ricovero e riduzione delle fasi di ospedalizzazione e nel secondo dare una ospitalità continuativa e qualificata per anziani multi problematici.
Per ultimo ma non per importanza il percorso organizzativo finora descritto deve trovare una forte sinergia con l’area ospedaliera al fine della creazione di una rete assistenziale condivisa efficiente ed efficace senza duplicazioni, inappropriatezze e consumo improprio di risorse che oggi sappiamo essere sempre meno.
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