di Redazione
28 giugno 2019
PESARO – Dopo la presa di posizione sul caso Sea Watch 3, esplicitata a livello nazionale – “42 disperati usati dal governo fermo come arma di distrazione di massa dai problemi del Paese” – Matteo Ricci torna sul tema migranti a palazzo Gradari. Al centro il convegno sulla “finanza inclusiva” con il presidente della Ong “L’Africa Chiama” Italo Nannini, il presidente della Provincia Giuseppe Paolini e il presidente dell’Ordine regionale degli assistenti sociali Marzia Lorenzetti.
“Siamo costantemente in balia di eventi che mirano a spostare l’attenzione”, osserva il sindaco. “Anche in queste ore assistiamo al sequestro di un’imbarcazione per costruirci sopra un po’ di propaganda. Non solo è ingiusto, ma si devia dall’integrazione”. L’analisi del sindaco: “Si vuole raffigurare che alzare barriere e chiudersi renda un Paese più sicuro. Noi pensiamo l’esatto contrario: in questo modo si perdono i valori di umanità e solidarietà che ci hanno sempre contraddistinto. Ma tagliare sull’integrazione alimenta anche l’insicurezza: ce ne stiamo già rendendo conto nelle città”.
Chiarisce Ricci: “I Comuni sono stati i protagonisti della rete Sprar. Un modello di gestione su cui si è lavorato per favorire l’integrazione. Siamo stati tra i primi a sperimentare il volontariato di pubblica utilità. Un’impostazione che ha dato risultati, attutendo le tensioni. Ma ci eravamo dati anche limiti precisi: come sindaci avevamo posto al governo il tema dei diniegati. Ovvero di chi non ottiene il permesso umanitario e rischia di ritrovarsi dalla mattina alla sera senza accoglienza. Da due anni gli arrivi sono calati: era quella la criticità maggiore da gestire, a maggior ragione dopo la semichiusura delle frontiere in Europa. L’idea dei sindaci era fornire un permesso straordinario di tre mesi a chi, uscendo dal sistema di protezione, si comportava bene dimostrando di volersi integrare. Per cercare una strada legale”.
Ma ora Ricci si dice preoccupato: “Nell’ultimo anno è stato tagliato tutto ciò che riguardava l’integrazione. Dall’insegnamento della lingua al volontariato: siamo tornati indietro, perché adesso chi esce da un sistema minimo e residuale di accoglienza è più attratto dalla fascia grigia di microcriminalità. Serve un atteggiamento nazionale ben diverso. Solo se funziona l’integrazione le città sono più sicure”.
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