di Redazione
5 luglio 2019
PESARO – “Ogni anno si sta accorciando, non sembra mai di trovare il tempo”, cantavano i Pink Floyd in Time, capolavoro di “The Dark Side of the Moon”. Ma in realtà gli antichi ci presentano una visione del tempo molto più complessa di quello che ci sembra. Come ci ha spiegato il filosofo Umberto Curi, che giovedì 4 luglio ha aperto “E’ già ieri”, edizione pesarese 2019 di Popsophia.
“In italiano – ha spiegato Curi – esiste un unico termine per tradurre il tempo, sia cronologico che meteo. Invece i greci antichi utilizzavano quattro nozioni”. C’è un tempo qualitativo fatto di un movimento incessante, uno di permanenza dell’eternità, uno che è quasi simbolo dell’attimo fuggente. Inoltre c’è l’immagine della riproposizione del tutto, che poi Nietzsche ha fortemente ripreso. “Portando l’eterno ritorno alle conseguenze estreme”. Con Heidegger ci si allontana da tali concezioni, perché il filosofo tedesco indica “due modi di rifarci al passato: accettarlo come dato di fatto o interpretarlo come incarico che abbiamo ricevuto, e che in vita dobbiamo onorare”, ha continuato il professore, ritornando ad elementi cari a Sant’Agostino.
“In queste giornate – ha anticipato del resto la direttrice artistica Lucrezia Ercoli, sul palco insieme al vice sindaco di Pesaro Daniele Vimini – proveremo a declinare tante domande che il tempo futuro ci consegna. Siamo in grado di riflettere sul passato o dobbiamo far uso di un enorme archivio digitale?”
A questo hanno provato a dar risposta in serata Andrea Colamedici e Maura Gancitano (Tlon), che hanno tenuto una conferenza davvero originale incentrata sul cult Netflix “Black Mirror”. E’ stato il pubblico, rispondendo a domande su Instagram, a indirizzare l’incontro stesso, in un esperimento unico nel suo genere. “La psiche sta cambiando – hanno ammesso – e dobbiamo raccontare con un nuovo linguaggio. In passato c’erano i romanzi e prima ancora i miti tramandati oralmente. Ora le serie televisive sono i miti contemporanei, e Black Mirror è grande strumento dell’oggi perché riesce a parlare di educazione sentimentale”.
Prima di Tlon, il caporedattore della redazione marchigiana della Rai, Maurizio Blasi, ha rapito l’attenzione del pubblico, trasportandolo in un viaggio nella nostra splendida regione vista dagli occhi di chi la racconta da anni. Parlandoci anche di un modo in cui “i telegiornali usavano un tempo democratico, dando la possibilità di verificare le notizie senza la corsa nel voler raccontare rapidamente, per battere in volata il vicino”. Prendersi quindi del tempo anche per ammirare un paesaggio unico e immutato nella bellezza, “dove quel ragazzo di Recanati, Leopardi, poteva scrivere di una siepe, di un colle e dell’Infinito”.
Sabato 6 luglio incominciamo alle 18.30 dal cortile di Palazzo Mazzolari Mosca, con Cesare Catà che parte da “A Star is Born”, uno degli ultimi successi del grande schermo. E dal fatto che questa pellicola è in realtà il remake del musical “E’ nata una stella”: un modo, quindi, di riproporre un vecchio claim, ma rinfrescato. Più profondamente, però, Catà riflette sul tema della malinconia legata ad una perdita amorosa, un argomento di rimando continuo e che ci porta a chiamare in causa pure Virgina Woolf.
Alle 19 Andrea Minuz celebra Sergio Leone a novant’anni dalla nascita. Il grande regista che ha reinventato un genere, il western, rendendolo diverso dall’originale. E, soprattutto, facendo a pezzi la dicotomia tra origine e copia, innalzandosi a mito moderno grazie alla forza creativa che supera l’imitazione. Poi gusteremo un calice della Cantina Colonnara e Pisarum (ripeteremo il brindisi alle 23.30).
Alle 21.10, andiamo in Piazza del Popolo, dove Salvatore Patriarca introduce la serata con il mito dell’eterna giovinezza. Una sindrome di Peter Pan che imprigiona molto spesso intere generazioni, che non riescono a diventare adulte.
Il Philoshow delle 21.30 si intitola “Paradise Lost – A cinquant’anni da Woodstock”, con ospiteAlessandro Alfieri. Se l’anno scorso a Pesaro Popsophia ha ragionato su un 1968 che pensava ad un futuro rivoluzionario e di cesura netta col passato, il 1969 ci porta una lenta chiusura di tale rinnovamento. Simbolo di questa fine è proprio Woodstock, grande evento catartico spartiacque e inizio della parabola discendente e ultimo canto del cigno di una generazione.
Il Tiratardi al cortile è alle 23 con Tommaso Ariemma e un viaggio nella filosofia degli anni Ottanta. Un decennio che ha segnato l’estetica contemporanea.
Tutti gli ingressi sono gratuiti e la frequenza ha valore di aggiornamento per docenti (prenotazioni ainfo@popsophia.it).
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