Real Montecchio “scoperchiato” dalla Finanza: frode fiscale per oltre 5 milioni di euro. Coinvolti diversi imprenditori

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8 giugno 2013

PESARO – Era una bomba ad orologeria: si attendeva solo che scoppiasse. E adesso la deflagrazione, arrivata ufficialmente questa mattina, fa paura perché ammonta a oltre 5 milioni di euro. E’ questo il volume della frode fiscale scoperta dai militari della compagnia della Guardia di Finanza di Pesaro, che vede coinvolti l’associazione sportiva di calcio Real Montecchio, passata in pochi anni dalla serie D ai massimi livelli (tre playoff raggiunti tra il 2003 e il 2008, con un secondo posto assoluto alle spalle del Ravenna poi promosso in C2) alla Prima categoria (tre retrocessioni negli ultimi 5 anni), e numerosi imprenditori locali e di altre regioni d’Italia (Emilia Romagna, Basilicata, Toscana, Umbria).

Real Montecchio

I tifosi del Real Montecchio in festa durante una partita di circa 10 anni fa in Eccellenza. Altri tempi

Per il Real Montecchio, nato nel 1965, si tratta con ogni probabilità del sipario definitivo.

Negli ultimi 5 anni, solo problemi: sul campo e fuori. Con tre retrocessioni (le prime due, dalla D all’Eccellenza e dall’Eccellenza alla Promozione, sono state costellate di record negativi) e diversi eclatanti episodi riportati dalle cronache: dalla protesta per i mancati rimborsi attuata dai giocatori, in mezzo al campo, durante il torneo delle aziende, ai faccia a faccia degli stessi col sindaco di Sant’Angelo in Lizzolo Guido Formica durante un consiglio comunale. Il punto? Sempre il solito: il mancato completo pagamento dei rimborsi pattuiti.

L’inchiesta – recita il comunicato delle Fiamme Gialle – durata un paio d’anni, coordinata dalla locale Procura della Repubblica presso il Tribunale, “ha scoperchiato la pentola” dei bilanci gonfiati della predetta associazione sportiva. Il capitolo sul quale si sono concentrate le attenzioni della Guardia di Finanza ha riguardato principalmente quello delle sponsorizzazioni, in gran parte risultate sovrafatturate.

Lo stratagemma per frodare il Fisco – ha ricostruito la Finanza – consisteva, appunto, nell’emettere fatture gonfiate, di tre o anche quattro volte superiori all’importo effettivamente pagato per la sponsorizzazione; in seguito, una parte dei proventi precedentemente concordata – che gli sponsor fornivano attraverso assegni o bonifici – veniva restituita in contanti e “in nero” a questi ultimi.

In tal modo l’Associazione Sportiva in argomento evadeva le imposte in maniera sistematicada una parte mediante il mancato versamento dell’Iva, dall’altra emettendo fatture per prestazioni di servizi relative a sponsorizzazioni prive di qualsiasi ricostruzione logica, permettendo, di conseguenza, a numerosi imprenditori di medie e grandi dimensioni, di dedurre dai loro redditi costi e spese mai sostenute e creando, altresì, fondi neri per operazioni extracontabili.

Tra l’altro, le indagini hanno permesso di accertare che, al fine di eludere qualsiasi forma di riscontro oggettivo delle somme in entrata e in uscita, gli amministratori societari, a fronte dei compensi elargiti ai giocatori di calcio – militanti in passato anche in serie professionistiche – comunicavano alla Federazione Italiana Giuoco Calcio un “accordo economico” fittizio, pari a euro 7.500 (non tassabili), mentre tra le parti veniva sottoscritta una “scrittura privata” reale, per un importo altamente superiore alla predetta cifra. Il tutto ha comportato un’evasione di circa 500.000 euro ai fini Irpef.

L’attività investigativa, che ha visto anche l’effettuazione di numerose perquisizioni domiciliari nei confronti dei soggetti coinvolti e di alcuni professionisti locali, con il conseguente sequestro di copiosa documentazione contabile ed extracontabile, ha portato alla segnalazione all’Autorità Giudiziaria dei quattro presidenti, in ordine di tempo, succedutesi nell’associazione sportiva per i reati previsti dagli articoli 3 (dichiarazione fraudolenta), 5 (omessa dichiarazione) e 8 (emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti) del D.Lgs. 74/2000. Sotto il profilo amministrativo sono stati accertati oltre 5 milioni di euro quali elementi positivi di reddito non dichiarati per FF.OO.II., oltre 1 milione di euro di Imposta sul Valore Aggiunto evasa e il mancato versamento di Irap per oltre 200 mila euro.

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