Yamaha: l’urlo del silenzio

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10 marzo 2018

Valentino Rossi e la Yamaha 2018 (screenshot tratto da filmato Instagram)

Valentino Rossi e la Yamaha 2018 (screenshot tratto da filmato Instagram)

Massimiliano Garavini*

Il grande freddo è arrivato. Mica tanto in senso metaforico. Alla vigilia delle prime prove del motomondiale in Qatar, Yamaha ha davvero una bella gatta da pelare. Per tante, ovvie ragioni: Tech3, la squadra satellite di Iwata traslocherà a Mattighofen, con qualche strascico polemico. La Casa dei tre diapason però ha un problema: chi rimpiazzerà il team francese? Per quanto tempo? Soprattutto: se Johann Zarco riuscirà nell’impresa di battere in pista i piloti ufficiali, su una moto patchwork – figlia dell’estro di Guy Coulon – assemblata secondo specifico desiderio del pilota, come potranno giustificarlo? La M1 è l’osservata speciale di questa preseason. Il binomio Honda-Marquez ha dimostrato di essere ancora il riferimento della categoria mentre Ducati, con Dovizioso ma anche con Petrucci e Lorenzo, sembra essere lo sfidante più accreditato. Un pilota prudente come il romagnolo, di solito estremamente cauto con le dichiarazioni, ha ammesso in più occasioni di “essere soddisfatto”. Come dire: noi ci siamo, e voi?

Ecco, appunto, voi. Yamaha sembra patire le stesse difficoltà incontrate durante la scorsa stagione. La M1 consuma troppo le gomme e non è abbastanza efficace nella fase centrale della curva, quando devi impostare l’uscita spalancando il gas. I due ufficiali si lamentano. Maverick Viñales sembra aver perso la bussola, smarrito nei rovelli, roso dai dubbi; Valentino Rossi è più lucido, identifica nell’elettronica l’origine di tutti i mali. Durante i recenti test del Qatar il #46 ha fatto tutto il possibile, ma ancora non è soddisfatto. Pare che tra le richieste avanzate da Rossi per il rinnovo del contratto ci sia proprio l’inserimento in squadra di uno specialista di elettronica Magneti-Marelli.

A Losail il miglior crono lo ha siglato comunque Zarco, mentre sul passo Valentino è apparso più efficace, ma il vero enigma riguarda la resa dei pneumatici per l’intera durata di gara. Ma se l’italiano è preoccupato, sembra invece che il francese non si crucci troppo di quest’aspetto: il suo stile di guida gli permette di non stressare le gomme tanto quanto i due ufficiali, per cui il finale di gara non lo spaventa. Michelin del resto ha dichiarato che per quest’anno non cambieranno né mescole, né profili. Parola d’ordine: stabilità. Ragion per cui il box Yamaha ha un problema: c’è un pilota fresco di rinnovo, Viñales, che in preseason non ha convinto del tutto mentre il veterano Rossi ancora non è sicuro di quale sarà il proprio destino. Il nove volte campione del mondo ha più volte dichiarato di volere restare altri due anni a giocarsela al massimo livello. Recentemente ha ricevuto perfino l’endorsement del CEO di Dorna, Carmelo Ezpeleta: “E’ solo questione di tempo, ma Rossi firmerà”.

Siamo sicuri che firmerà? Sì, ad ascoltare il pilota. Ni, ad ascoltare le voci che girano nel paddock. I messaggi rassicuranti di Valentino a Yamaha sono numerosi. Ultimo, ma non per importanza, quanto dichiarato in Qatar: “Fare un team in MotoGP che prenda il posto di Tech3 per il momento non m’interessa, visto che ho intenzione di correre ancora una-due stagioni con Yamaha”. Suona come: voglio terminare la carriera con voi, con questa squadra. Stride, in contrasto a queste dimostrazioni pubbliche d’affetto, il silenzio di Yamaha. Più il promesso sposo parla, più la futura sposa si fa silente. Lo diciamo subito: non è un buon segno. Sarà pretattica in vista delle prime gare della stagione? Forse. Rossi ha dichiarato a più riprese di voler fare altri due anni sulla M1, il grande capo del circus ha offerto la propria benedizione, quindi non si capisce quale sia il problema che ostacoli il rinnovo. A meno che le riserve non siano dal lato Tavullia, ma dal lato Iwata. Questo sarebbe il fatto nuovo. La rivoluzione copernicana dello status quo: Yamaha non sarebbe valentinocentrica – o perlomeno, non più così tanto – mentre Rossi dovrebbe essere M1centrico se volesse continuare in top class per altre due stagioni. L’ultima parola toccherà agli avvocati delle due parti, ed è pur vero che bisognerà attendere il risultato delle gare che aprono la stagione, prima di tirare conclusioni. Però è un fatto che la fretta di concludere del pilota non trovi un riscontro certo e chiaro dall’altra parte. Silenzio. Che non serve a nient’altro se non ad aumentare la speculazione: le voci che si susseguono, a volte incontrollate, a volte addirittura alimentate ad arte per generare scompiglio, riferiscono di un Lin Jarvis che potrebbe venire “promosso” ad incarico più prestigioso, lasciando il suo posto a qualcun altro.

Chi? Bella domanda. I rumors delle scorse settimane parlavano di Livio Suppo, ma il manager italiano, contattato direttamente, non ha rilasciato nessuna dichiarazione. La situazione è ingarbugliata, con la speranza che dopo il grande freddo, arrivi presto primavera.

*Ha collaborato Maurizio Bruscolini

2 Commenti to “Yamaha: l’urlo del silenzio”

  1. Brusco 54 scrive:

    46 mi piace alle 19.46…un segno .. per un pezzo particolare..

    • Ricola scrive:

      Brusco, il rinnovo c’è stato e yamaha era pronta che aspettava l ok di rossi, visto l articolo e le sparate a paddock mi chiedo se non ti conviene lasciare perdere le tue fonti quali sorella dell amico del barista e compagnia bella. É da più di un anno che non ne azzecchi una.

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