Se n’è andato Silvio Grassetti, eroe del motociclismo epico degli anni Sessanta e Settanta

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9 settembre 2018

Alessandro Magrini

MONTECCHIO – Questa notte il cuore del grande Silvio Grassetti ha fermato la sua corsa. Il cuore di un cavaliere impavido del rischio, di un campione “senza corona” perché non ebbe mai la fortuna di fregiarsi del titolo iridato, pur essendo uno degli artefici di quel motociclismo epico ed eroico che ha affascinato e avvicinato gli autentici appassionati di questo sport tra l’inizio degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta del secolo scorso.

Silvio, nato a Montecchio il 24 febbraio del ’36, debutta nel Campionato Mondiale Velocità nel 1959 in sella alla Benelli 250 Monocilindrica, gareggiando con la casa pesarese fino al 1962. Nel 1963 passa alla MV Agusta ufficiale con la quale si laurea campione Italiano nella classe 500 cc. Nel biennio 1964 passa alla Moto Morini, dove trova come compagno di squadra il giovane Giacomo Agostini, futuro 15 volte campione del mondo. L’anno successivo con la casa bolognese si classifica terzo nel Gran Premio degli Stati Uniti classe 250 alle spalle delle Yamaha Ufficiali di Read e Duff.

Da pilota estremamente coraggioso, versatile ed impegnato in varie classi, dalla 250 alla 500, nel bienno 1964-65 gareggia pure con la Bianchi 350 cc con la quale coglie alcuni buoni piazzamenti in alcune prove di campionato del mondo.

Ma è negli anni a seguire che Silvio ottiene le sue più importanti affermazioni. Nel 1967, in sella alla Benelli Ufficiale e con compagno di squadra il grande Renzo Pasolini, si laurea Campione Italiano della Classe 350 cc. Nel 1969 alla guida della potente e pericolosa Jawa 350 4 cilindri, già orfana del suo alfiere Bill Ivy deceduto qualche settimana prima, vince il suo primo Gran Premio iridato in Jugoslavia sul terribile e pericolosissimo tracciato stradale di Abbazia. Sempre nello stesso anno è vicecampione del mondo nella classe 350 in sella alla sua Yamaha privata e alla suddetta Jawa, alle spalle di Agostini.

Nel 1970 si laurea nuovamente campione Italiano nella classe 250 con la sua Yamaha privata. Nel 1971 passa alla MZ, ed in sella alla bicilindrica tedesca, coglie due prestigiosissime affermazioni in due prove di Campionato Mondiale sui velocissimi ed altrettanto pericolosi tracciati di Saliburgo in Austria e di Spa-Francorschamps in Belgio. Gareggia ancora con la bicilindrica tedesca (poi divenuta Grassetti MZ, essendo curata personalmente da lui e dal fratello Toni) nelle classi 250-350 cc fino a metà del 1974 quando incorre in un brutto incidente a Spa in Belgio che pregiudica il proseguo della sua lunga carriera.

Silvio ha avuto il privilegio e la bravura di sfidare a testa alta e senza alcun timore reverenziale alcuni tra i più grandi campioni della storia di questo sport, tra i quali Tarquinio Provini, Giacomo Agostini, Mike Hailwood, Phil Read, Jim Redman, Jarno Saarinen, Renzo Pasolini.

La redazione di PU24 e tutti gli appassionati pesaresi – e non solo – di questo magnifico sport si stringono attorno alla famiglia e in particolare alla figlia Monica che questa mattina ci ha tristemente comunicato che Silvio è salito in sella per percorrere il suo ultimo giro lungo le curve del Cielo.

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Un commento to “Se n’è andato Silvio Grassetti, eroe del motociclismo epico degli anni Sessanta e Settanta”

  1. Orfeo scrive:

    Silvio, “Grande Campione”. Ho avuto l’onore di conoscerti e stringenti la mano. Porta i saluti al Paso, a Jarno, a Mike, al Sic e a tutti gli altri. Noi non li abbiamo dimenticati. Riposa in pace.

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