Pesaro c’è, Pistoia no: serie A di basket fra rinunce e incognite sul numero di squadre

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16 giugno 2020

Vuelle ancora in A (foto Luca Toni dalla pagina Fb della Vuelle)

Vuelle ancora in A (foto Luca Toni dalla pagina Fb della Vuelle)

PESARO – Per adesso, solo Pistoia non sarà presente nella prossima serie A, dopo la scelta dell’Oriora di riposizionarsi in serie A2, dopo sette anni di permanenza, portando così a zero la presenza della Toscana nella massima serie, dopo i fasti di Siena, le due squadre livornesi e Montecatini Terme, in un basket che pian piano sta cambiando la sua geografia, dato che anche Pesaro è rimasta la sola rappresentante delle Marche nelle due serie maggiori, dopo la scomparsa di Montegranaro, che ha venduto i suoi diritti a Chieti.

E in A2 non ci saranno più neanche Agrigento ed Imola, che hanno scelto di ripartire dalla serie B, sintomi di una pallacanestro che non è proprio in perfetta salute, e che fa di tutto per complicarsi la vita, non ultimo, la scelta di promuovere d’ufficio Torino, senza aspettare la scadenza del 15 giugno, facendo ritornare la serie A di nuovo a numero dispari – 17 – dopo il passo indietro di Pistoia, cosa non permessa dal regolamento, con una doppia incognita, la prima è che bisognerà aspettare il 31 luglio, per sapere se Cremona e Roma saranno riuscite a risolvere i loro problemi, entro quella data infatti, tutte e 17 le aventi diritto, dovranno versare la fideiussione ed espletare tutte le altre incombenze burocratiche.

La seconda incognita è data da chi potrebbe essere eventualmente, la 18esima partecipante, dato che Ravenna ha già espresso la volontà di rinunciare, e pure Verona Napoli, Tortona e Udine non sembrano entusiaste di fare un salto in avanti, senza le necessarie coperture economiche.

La cosa più semplice sarebbe andare avanti a 16 squadre, visto che Torino di fatto non ha nessun diritto “vero” di essere ripescata, in una stagione 2019-20 che non ha stabilito nessun verdetto, ma a Petrucci le metropoli piacciono parecchio, basta ricordare l’idea, tutta personale, di avere Genova in serie A, col piccolo particolare che la capitale ligure non ha neanche una squadra nei professionisti, e il deux ex machina del nostro basket, non ci pensa nemmeno all’idea di rinunciare ad una città con due palazzetti da diecimila posti, uno sponsor importante come la Reale Mutua, già in parola per 700.000 euro annui.

Per complicare la situazione, Torino è in mano a Stefano Sardara, proprietario anche della Dinamo Sassari, e per regolamento, una stessa persona non può essere proprietario di due squadre in serie A, ed entro la fine di giugno, ci dovrà essere pure il passaggio di consegna.

Staremo a vedere l’evolversi della situazione, con Cremona che pare quella più a rischio, ma anche a Roma aspettano di conoscere il nome di chi prenderà il posto di Toti, in una pallacanestro italiana messa peggio di quello che appare, perché anche chi millanta sicurezza, facendo magari campagne acquisti scintillanti, rischierà di farsi male, quando i controlli della Com.Tec, diventeranno più accurati, di quelli previsti ai tempi del Covid-19.

Per fortuna, tutti questi problemi, toccano solo marginalmente la Vuelle, uscita rafforzata dalla decisione di proseguire la sua avventura in serie A, con un budget che “rischia”, di arrivare intorno ai 3 milioni, per adesso ce ne sono 2 a disposizione, dopo dei passi avanti importanti compiuti da un paio di consorziati, aspettando la decisione dei Fratelli Beretta, che arriverà solo dopo il varo del decreto sulla defiscalizzazione per le sponsorizzazione sportive.

Dalla prima bozza, si parla di un credito d’imposta intorno al 50% della cifra versata, variabile però in base alla durata del contratto, ovvero più anni garantisci la tua sponsorizzazione, più si alzerà la percentuale, e nella stessa bozza, si parla anche di “sponsorizzazioni principali”, allargando il bacino non solo allo sponsor primario, ma anche a quelli secondari, che per il basket potrebbe valere per tutti quelli presenti sulla canotta da gioco, e anche per questo, si spiegherebbero i passi avanti significativi, compiuti da un paio di consorziati.

Le certezze però sono poche per adesso, sia sul fronte della tempistica – potrebbe slittare a settembre – sia sulla stesura definitiva, perché del comitato 4.0, oltre al basket ed al volley, fa parte anche la serie C del calcio, che sulle maglie da gioco, ha meno sponsor rispetto alle altre due, e chiede misure ad hoc.

Ma per fortuna, da oggi, non dovremo parlare solo di tasse e regolamenti, da oggi, torniamo a parlare anche di basket mercato, con la Carpegna Prosciutto alla ricerca del nuovo coach, in pole position, c’è sempre Maurizio Buscaglia, a cui è stato offerto un biennale, con opzione per il terzo, e dal quale si attende una risposta in tempi brevi. Se l’ex coach di Reggio Emilia, vorrà proseguire la sua carriera in Italia, Pesaro è quasi una scelta obbligata, essendo una delle poche panchine rimaste libere, ma se vorrà tentare l’avventura all’estero, magari in una squadra che partecipa alle Coppe, la Vuelle dovrà sfogliare la margherita, col nome di Paolo Moretti, che è più di una voce.

Poi, una volta scelto il nuovo coach, sarà la volta degli italiani, che sarebbe bene firmare entro la fine di giugno, o al massimo nella prima decade di luglio, perché, come sapete, di giocatori nostrani validi non ce ne sono molti, e anche per questo, la conferma di Federico Miaschi, classe 2000, in prestito da Venezia, sarebbe gradita sia all’ambiente che al giocatore, mentre le eventuali conferme di Zanotti e Mussini, dipenderanno dalle scelte effettuate dal nuovo coach, con il nome di Peppe Poeta che è tornato d’attualità, dopo che l’anno scorso, proprio di questi tempi, il 35enne playmaker di Battipaglia rifiutò l’offerta pervenutagli dal presidente Costa.

 

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