Che sarà della Vuelle? Milano eliminata da Trento è la prova che i soldi non sono tutto

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3 giugno 2017

Un'immagine di Consultinvest - Armani Milano

Un’immagine di Consultinvest – Armani Milano

PESARO – Ognuno ha i suoi problemi da risolvere e la Pesaro cestistica, purtroppo, ne ha più delle altre, con il presidente Amadori dimissionario e un budget che definire striminzito gli fai un complimento.

Ma non si vive solo di soldi e l’uscita di scena di Milano ne è un esempio lampante. L’Armani ha compiuto il suicidio sportivo perfetto, in un’annata nella quale magari non poteva fare il triplete ma la doppietta in campo nazionale sì, e non sarà la conquista della Coppa Italia a salvare una stagione deficitaria, nella quale è arrivata ultima in Eurolega, con sole otto vittorie, facendo vincere tra l’altro a chi scrive una scommessa fatta con un “collega” della Gazzetta dello Sport che ad ottobre pensava che la Vuelle non vincesse, in campionato, più partite dell’Armani in Europa. Ma se in Eurolega arrivare ultimi o decimi cambia poco, in Italia non era credibile che i ragazzi di coach Repesa non arrivassero almeno all’atto finale, tanta era la superiorità tecnica ed economica di una Milano costruita con i milioni del suo patron e dei suoi munifici sponsor, basti pensare che la Bmw, seconda scritta sulle canotte, contribuisce in maniera doppia rispetto, ad esempio, alla Consultinvest. Ma fortunatamente in campo non ci vanno solo i soldi, bensì i giocatori e all’Olimpia le cose non sono andate benissimo sotto questo punto di vista, con la grana Alessandro Gentile scoppiata quasi subito e l’affare Radulijica che si è dimostrato controproducente, dato che il serbo non ha quasi mai dato un contributo all’altezza del suo talento. Ma se hai Simon, Sanders, Hickman, Kalnietis e Macvan nel tuo roster, non puoi accampare scuse, senza dimenticarsi che l’estate scorsa Milano si era accaparrata i tre maggiori italiani di talento disponibili sul mercato, anche se la stagione di Fontecchio, Pascolo ed Abass è stata inferiore alle aspettative, con un minutaggio che sarebbe stato doppio in qualunque altra delle quindici formazioni della serie A. Questo però è il rischio di chi sceglie di percorrere strade più sicure dal punto di vista economico, rinunciando alla crescita individuale in società cosiddette minori.

Ma di minore questa Trento non aveva niente e l’accesso in finale è il giusto premio per una società che cinque anni fa era in serie B, e che nell’ultimo lustro si è distinta per la lungimiranza societaria, affidando la squadra a coach Buscaglia, senza mai guardarsi intorno, dando fiducia a dirigenti seri e competenti che hanno saputo spendere in maniera oculata un budget non stellare, ma comunque tra i primi cinque o sei del campionato, pescando da tornei minori giocatori di talento come il portoghese Beto o il danese Shields e concedendo ampio minutaggio a italiani non fenomenali, ma in grado di dare sempre il massimo. E’ il caso di Toto Forray, senza dimenticarsi che in questi playoff coach Buscaglia deve fare a meno di Baldi Rossi e Moraschini.

Milano si doveva “impegnare” per non vincere lo scudetto e, avere vinto una sola partita casalinga in questi playoff, l’ha sicuramente agevolata in questo compito alla rovescia, andando incontro tra l’altro a sconfitte nettissime, con oltre venti punti di scarto, in una stagione dove Repesa non è mai riuscito a creare un quintetto vincente al quale affidarsi nei momenti critici, continuando invece con rotazioni esasperate, che hanno creato più confusione che reali benefici. Adesso in casa Olimpia inizierà una rivoluzione che potrebbe partire anche da Piero Bucchi, non come coach, ma come general manager al posto di Portaluppi, sempre che Giorgio Armani non si sia stancato di tirare fuori milioni e milioni di euro per raccogliere briciole, lasciando Milano al suo destino, ma crediamo che per almeno un’altra stagione resti al suo posto, dato che in ogni caso la partecipazione all’Eurolega è garantita virtualmente per altri nove anni.

E parlando di coppe europee, chiunque tra una ventina di giorni conquisterà il suo primo scudetto non avrà diritto a partecipare all’Eurolega, dato che Trento si è iscritta all’Eurocup e Venezia ed Avellino alla Champions League della Fiba. Anomalie di una pallacanestro divisa tra ricchi e poveri, tra meriti economici e quelli sportivi, che non sempre vanno a braccetto, come ha dimostrato proprio l’eliminazione di Milano da questi playoff.

Tornando alla vicende di casa nostra, in giornata Luciano Amadori comunicherà finalmente la sua decisione definitiva e sapremo se sarà ancora il titolare della Centro Service srl a dirigere il consorzio Pesaro Basket o se questo ruolo dovrà essere affidato ad un volto nuovo, con Alessandro Mengucci della Consultinvest in cima alla lista dei papabili, in modo che il mercato della Vuelle possa finalmente cominciare, pur con i pochi soldi disponibili attualmente, dato che la preiscrizione al campionato 2017-18 è stata effettuata, anche se la data spartiacque rimane quella del 10 luglio, giorno in cui si dovrà depositare la fideiussione di 250.000 mila euro per poter partecipare al prossimo campionato e si dovrà dimostrare di avere tutti i conti in ordine. Altrimenti l’alternativa sarebbe quella di vendere il titolo sportivo faticosamente protetto in questi ultimi cinque anni a chi, ad esempio, perderà la finale promozione di serie A2, eventualità che non vogliamo neanche prendere in considerazione.

Mentre vogliamo prendere in considerazione la formula della Vuelle che verrà, quella del 5+5, che prevede di dover ingaggiare altri tre italiani, da affiancare a Ceron e Serpilli e uno di questi dovrà essere un uomo da quintetto, almeno sulla carta, come il Tommaso Raspino di tre anni fa, anche se poi sarà il campo a decidere le gerarchie. Ma per convincere giocatori di medio livello a venire a Pesaro, senza poter spingere tanto dal lato economico, si dovrà puntare sul minutaggio a loro disposizione, dato che non sono poi così tanti gli italiani che giocano da titolari in questa serie A.

Niccolò De Vico, che ha appena firmato con Reggio Emilia, sarà solo il primo nome di una lunga lista che si formerà in questa calda estate, quella dei giocatori avvicinati alla Vuelle, ma che Pesaro non riuscirà a firmare. Lista di cui potrebbe far parte anche l’ex Capo d’Orlando Antonio Iannuzzi, lungo accostato in questi giorni alla Consultinvest ma già nel mirino di diverse altre squadre. De Vico e Iannuzzi sono nomi che magari non accenderanno gli entusiasmi, ma che avrebbero dato il loro discreto contributo in una Vuelle che non può certamente permettersi di inseguire né i vari Aradori, Polonara e Della Valle, in uscita da Reggio Emilia, né chi dovesse lasciare Milano, alle prese con la sua rivoluzione. La Consultinvest deve guardare con interesse la serie A2, dove italiani pronti a fare il salto di qualità ci sono, basta saperli cercare e convincerli che Pesaro è ancora un bel posto dove giocare a pallacanestro. Anche se non diventeranno ricchi nella loro esperienza in riva al Foglia, l’importante è che dalla riunione odierna arrivi il nullaosta per dare il via alle danze, in un’estate 2017 nella quale magari Pesaro, invece di ballare a ritmo di rock and roll, si lascerà coinvolgere da un semplice lento, nella speranza comunque, che tutto fili “liscio”.

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